Il fruito Polo Sanitario territoriale di Sersale esiste ancora, ma somiglia sempre più a un’isola irraggiungibile e non a un utile servizio di pubblica utilità. Com’era a settembre e com’è ora ad ottobre: la dicotomia è palese, la linea di demarcazione molto profonda. Sono passati quindici giorni dal trasloco momentaneo presso la residenza sanitaria assistenziale Giuseppe Moscati di località Torno, ma le garanzie per i lavoratori e gli utenti ancora latitano. Poco è cambiato rispetto a una settimana fa, poche le migliorie rispetto alle ultime rimostranze. Primo disservizio: la struttura sanitaria non dispone di un recapito telefonico. Il personale amministrativo non può contattare i pazienti per gestire pratiche e adempimenti, i pazienti non possono comunicare con i responsabili della struttura per sapere quando e come curarsi. Secondo disservizio: manca la segnaletica per indicare agli utenti il cambio di sede che, utile rammentarlo, si trova a tre chilometri dal centro abitato. Non tutti sono di Sersale e non tutti sanno come arrivare alla struttura ubicata sulla strada che porta in Sila, se non vengono messi nelle condizioni di farlo con un’adeguata segnaletica. La linea internet ora c’è, ma non dà troppe garanzie. L’antefatto è che il Polo sanitario ha lasciato, lo scorso 1 ottobre, la sede storica di piazza San Pasquale per improcrastinabili lavori di ristrutturazione legati al PNRR. Fin qui nulla di strano se non fosse che la continuità delle prestazioni essenziali è saltata passando da un immobile all’altro. Non si contano i disservizi, si accumulano ritardi sui piani terapeutici come si registrano reprimende a iosa degli utenti all’indirizzo di quanti sono preposti al funzionamento delle prestazioni sanitarie : l’azienda sanitaria provinciale di Catanzaro. Non è possibile pagare i ticket e anche i medici specialisti trovano difficoltà nel dare risposte alla vasta utenza. Da più parti si susseguono gli appelli e si chiedono tempi celeri nella risoluzione delle vistose criticità: si parla di diritto alla salute in piccoli paesi dell’entroterra, da Sersale a Petronà passando per Zagarise, Cerva e Andali, distanti anche 60 chilometri dal nosocomio più vicino.



























