Su R.V.B. (ovvero, Renato Vitaliano Bonacci) ci sono infinite leggende metropolitane, o per meglio dire “di provincia”, che circolano da tempo e che ci fanno capire come il nostro sia stato un personaggio del quale vale la pena conservare il ricordo. Alcune di queste, come sempre, nascondono un fondo di verità.
Così, potrei parlarvi di quei siparietti che sembrerebbero fatti apposta per finire pari pari in una commedia del grande Eduardo De Filippo e che vengono di tanto in tanto raccontati sul nostro personaggio, per ricordarlo con un sorriso, proprio come lui avrebbe voluto.
Potrei dire di quando sembra che sua madre, tornando a casa, constatò stupefatta che tutti i piedi dei mobili erano stati segati alla base. Chiese spiegazioni al nostro René (come amava farsi chiamare) che le rispose, con la consueta nonchalance, che lo aveva fatto lui stesso per seguire i dettami della moda del momento.
Oppure di quando, in quel di Copanello, sarebbe arrivato a spacciarsi per “guardiano del faro”, millantando un’annosa pratica marinaresca, pur di essere aggregato a una comitiva che stava per intraprendere un lungo viaggio in barca a vela, solo perché c’era una ragazza particolarmente avvenente che aveva attratto la sua attenzione e con la quale aveva intravisto la possibilità di flirtare. Il risultato ultimo fu però quello di essere sbarcato alla prima occasione a causa di una manifesta incapacità di andare per mare.
Ma queste sono, appunto, solo leggende, tramandate oralmente da chi ha potuto conoscerlo e apprezzarne l’indole di “scapigliato” fuori tempo massimo; quindi ormai difficilmente comprovabili.
Atteniamoci pertanto a quanto R.V.B. stesso scrive, anche a proposito dei suoi rapporti con il “gentil sesso”, in quella miniera di spunti e rivelazioni che è il suo libro: “Gesariellu. Storia di un insediamento turistico in Calabria” (Rubbettino, 1977), per dare vita a una sorta di sequel di quel primo articolo che lo riguarda, apparso su ilReventino.it nel mese di maggio di questo stesso anno (e al quale, in coda, riportiamo il link).
<< Una volta R.V.B. vi andò [a Gesariellu, NDR] con Peppe M. e c’erano anche Ninì e Sabina. Si fermarono alla vasca, che veniva riempita attraverso i tubi che pompavano acqua dalla prima vasca, lì all’ingresso.
Peppe filava con Ninì e R.V.B. cercava di combinare qualcosa con Sabina.
Si infilarono dentro la vasca e ballarono.
Peppe disse: sai cosa potresti fare qui, una pista per ballare, sarebbe suggestiva in mezzo agli alberi.
R.V.B.: una pista, un albergo, ci vorrebbe tutta un’attrezzatura mondana-turistico-fieristica. Ninì e Sabina ridevano.
Peppe stringeva tra le braccia Ninì e la baciava. R.V.B. tentava di fare altrettanto con Sabina, ma Sabina si divincolava, non ci stava.
Poi finirono sull’erba. Peppe e Ninì da una parte, R.V.B. e Sabina dall’altra.
Peppe continuò qualcosa di serio. R.V.B. nulla o quasi, e d’altra parte ci teneva poco e non insisteva.
Vi sono delle cose che quando le hai fatte per tanto tempo, poi non ti dicono più nulla. E quella era una di quelle cose per R.V.B.
Poi le complicazioni, i fastidi, il papà che avrebbe sicuramente detto: come ti sei permesso, e magari avrebbe preteso il matrimonio riparatore, o avrebbe minacciato denunce.
Meglio niente. >>
Ora pensate, a quasi 40 anni di distanza da quando il libro è stato pubblicato, a quanto l’espressione “attrezzatura mondana-turistico-fieristica”, buttata lì tra le righe e che tanto faceva ridere Ninì e Peppe, sia ancora oggi la sintesi perfetta della principale strategia che si profila per provare a trovare finalmente una via di sviluppo per il nostro territorio. E questa capacità di vedere sempre un po’ oltre è una dote non comune che si chiama “lungimiranza”: Gesariellu ne è una dimostrazione.
Ma in questo frammento c’è anche la descrizione di uno spaccato di vita vera, un’avventura sentimentale più o meno riuscita, ma vissuta tra gli alberi, sull’erba, all’aria aperta, e non nel chiuso di una stanza, attaccati a un dispositivo elettronico sempre connesso a un social network. Nel mondo di R.V.B. il contatto umano e con la natura valeva evidentemente molto più di ogni altra cosa. Erano altri tempi, ma forse – possiamo dirlo? – un po’ migliori di questi…
LINK all’articolo “Decollatura e quel saggio di R.V.B. (Renato Vitaliano Bonacci)”