A leggere almeno il titolo del libro di poesie di Francesco Talarico “Pampoglie”1 (letteralmente come ci ricorda l’autore foglie secche), una raccolta in vernacolo petronese, si può ben dire che per la sua somiglianza, se non altro a livello idiomatico, poiché derivante dalla stessa radice linguistica, Petronà può essere collocata a pieno titolo tra i 23 paesi dell’area del Reventino.
Una realtà territoriale presente fra il monte Reventino e il fiume Savuto.
Il contesto geografico, invece, di questo comune calabrese della Calabria Ultra, nel quale è situato in provincia di Catanzaro, con più di duemilaseicento abitanti, si individua nella Storia di un territorio [il Reventino-Savuto] come vasta zona posta a sud della Sila Piccola orientata a Mezzogiorno, ammantata da una verdeggiante e rigogliosa distesa di castagni millenari che la circondano, rendendola affascinante per la sua bellezza e per le singolari qualità climatiche, oltre che florida per la copiosità delle sue distese erbose e la produzione di foraggio che richiamano tuttora allevatori da ogni parte della Sila.
Già alla fine del XVIII secolo, lo scrittore Giuseppe Maria Alfano nella sua Historica descrizione… lo rappresentava come un «Villaggio […], d’aria buona, fa di popolazione 874»2, mentre l’abate Francesco Sacco nel comporre il suo Dizionario Geografico-Istorico-Fisico…, scriveva: «Petronà. Casale nella provincia di Catanzaro, ed in diocesi di Santa Severina, situato in una pianura d’un monte, d’aria buona, e nella distanza di sedici miglia dalla città di Santa Severina, che appartiene in feudo alla famiglia Altemps di Roma. Questo casale, il quale fu edificato verso la fine del passato secolo da poche famiglie de’ casali di Cosenza, ha una chiesa parrocchiale, e tre pubbliche cappelle. I prodotti del suo territorio sono grani, legumi, frutti, vini, ed olj. Il numero de’ suoi abitanti ascende ad ottocento settantaquattro sotto la cura spirituale d’un parroco»3.
Una lettura attenta dell’incremento demografico dimostra come negli anni questo abbia avuto un regolare innalzamento fino a toccare già nel primo decennio dell’Ottocento 1.549 unità, una considerevole cifra che consentì al Paese di diventare comune autonomo, con annessa la frazione di Arietta, come si evince dal decreto 4 maggio 1811, istitutivo dei comuni, disposto dai Francesi, a seguito dell’ordinamento amministrativo, che ne fissa anche la sua appartenenza alla giurisdizione di Policastro.
Un incremento demografico che non subì soste tanto da arrivare agl’inizi del nuovo secolo a poco più di 3.000 abitanti cifra che iniziò a discendere assestandosi poi su una popolazione di 2.594 unità di cui 1.257 M e 1.337 F con i suoi abitanti denominati Petronesi.
Dopo l’intermezzo del decennio francese, con la restaurazione borbonica Petronà fece parte della provincia di Calabria Ulteriore Seconda, distretto di Crotone, un’unità amministrativa scaturita dal frazionamento della precedente provincia, circondario di Policastro.
Il comune attuale che conosciamo fa parte della provincia di Catanzaro e si pone confinante con i comuni prossimi di Belcastro, Cerva, Marcedusa, Sersale e Zagarise della medesima provincia e confinante con Mesoraca ai limiti della provincia di Crotone.
Fa parte della Comunità Montana della Presila catanzarese appartenente alla Regione Agraria n. 3 – Sila Piccola Meridionale.
La sua altitudine sul livello del mare e di 889 m e la variazione altimetrica oscilla tra i 125 e i 1.723 m, mentre si estende su una superfice di 45,5 kmq con una densità di 57,0 per kmq.
Interessanti note di presentazione sono ricavate dal volume di Fiore Scalzi, storico del luogo, che descrive l’abitato di Petronà come «Posto […] su un ripiano ampio e vario, […], si propende come un terrazzo sul marchesato; l’occhio spazia su un paesaggio mutevole, ora verde di olivi e di vigneti, ora brullo nelle sue tipiche collinette, quasi dune, nei suoi colli su cui si adagiano i centri di Marcedusa, Filippa, Mesoraca, Roccabernarda, Scandale, S. Mauro Marchesato ed in lontananza, Strongoli, Cutro e Isola Capo Rizzuto con Le Castella. È dato scorgere nelle giornate limpide le acque dello Ionio che lambiscono Capo delle Colonne. Il torrente Nasari e il Potamo, il nome ci schiude tutta una civiltà che nella toponomastica sopravvive più prepotente, segnano i limiti con la vicina Cerva ed il più grosso centro abitato di Mesoraca. Tra i due corsi d’acqua tanto preziosa, su cui versano torrentelli e burroni, innumerevoli terrazzi densi di alberi da frutto e di colture ortofrutticole varie, fanno aureola alla cittadina che si nasconde d’estate tra il verde intenso e salutare di cui si ammanta. Fresche fonti sgorgano tra i vetusti castagni. Il monte Giove, a breve distanza, si imbianca di neve per alcuni periodi dell’anno e fa corona, insieme con Malavista, il “Vucciari” ed i colli dell’Amenta al piccolo centro montano»4.
Circa l’origine del nome proviene dalla morfologia del luogo ecco perché generalmente si pensa che questo etimologicamente derivi dalla voce greca petron o da quella latina petra che sta ad indicare un luogo sassoso, ma non mancano altre convinzioni secondo le quali questo deriverebbe dal nome Pietro, secondo la tradizione orale, un contadino presso cui si portavano soprattutto i pastori per rifornirsi di fieno per gli animali e altre forniture. Al riguardo scrive ancora Scalzi «Andiamo da Pietro ca nnà» per dire che Pietro ne aveva.
Ed è sempre lo storico Scalzi che in riferimento al toponimo produce una importante ricostruzione supportata da autorevoli studiosi che vale la pena riportare fedelmente. Ecco in riferimento quanto il filologo Gerhard Rohlfs, nel suo dizionario toponomastico, alla voce Petronà scrive: «Comune di Catanzaro: già Petrania fino al 1861; cfr. Petronas, toponimo di Scarpanto (Grecia)”. È importante considerare il vecchio toponimo Petrania fino al 1861. Petrania (petra con la desinenza nia o ia) significherebbe “Pietraia” o luogo di pietra. A conforto di questa tesi sarebbe la presenza nel primitivo centro abitato di numerosi luoghi rocciosi, pietrosi. È vivo ancora d’altra parte il toponimo “Pietrarizzo” (pietraia) su cui sono appollaiate tante attuali casette del paese. È interessante notare che il primitivo toponimo è menzionato dal noto studioso Giovanni Alessio nel suo “Saggio di toponomastica”. L’Alessio collega il toponimo Petronà con quello greco contrada Karpanthos. Egli peraltro riferisce che nel “Sjllabus Graecarum membranorum” preziosa raccolta di pergamene greche, diplomi ed atti notarili dei secoli XI-XIV, appartenenti alla Calabria, di F. Trinchera, è contenuto un documento del 1054 in cui si menziona appunto “Petronas”. Il toponimo dunque è abbastanza antico.
Non è azzardato collegarlo alla toponomastica greca. Petra è nome di un passo della Grecia, ritorna in Petralia (Sicilia), si conserva in Petrania»5.
Di Franco Emilio Carlino, Socio Corrispondente dell’Accademia Cosentina
Bibliografia
1 F. TALARICO, Pampoglie, Leonida 2015 in https://uhocularu.wixsite.com/uhocularu.
2 G.M. ALFANO, Istorica descrizione del regno di Napoli, presso Vincenzo Manfredi, Napoli MDCCXCVIII.
3 F. SACCO, Dizionario Geografico-Istorico-Fisico del Regno di Napoli…, Tomo III, Presso Vincenzo Flauto, Napoli MDCCXCVI.
4 Cfr. F. SCALZI, Petronà tra cronaca e storia, in https://www.comune.petrona.cz.it/index.php?action=index&p=10223.
5 Cfr. F. SCALZI, Ivi, cit.