di Igor Marasco –
Le bellezze d’Italia sono certamente custodite nelle città più grandi del nostro Paese, come Roma e Milano, ma non solo. In Italia i comuni con popolazione residente superiore al milione di abitanti sono due, quelli già nominati. Ma 5865 comuni su ottomila nel nostro Paese sono piccoli comuni, con popolazione inferiore ai cinquemila abitanti. In questi comuni, è racchiuso, ormai è opinione nota, un patrimonio enorme di beni culturali e bellezze naturalistiche, di conoscenze, di tradizioni e di abilità manifatturiere.
Il ruolo che questa consistente parte di territorio, può svolgere per assicurare la crescita economica del paese e il consolidamento della stessa è immenso. In questa sede, riprendendo spunti anche da importanti ricerche fatte in questo campo, vorrei porre alla vostra attenzione, in maniera non esaustiva ovviamente, qualche punto concreto sul quale si può costruire lo sviluppo dei nostri territori, chiarendo che alcune di questi, non possono essere messe in atto che dal Governo nazionale.
Studiando queste misure, mi sono reso conto che alcune sono già state messe in campo da alcune amministrazioni del nostro territorio. Oggi, l’introito principale dei nostri piccoli comuni è dato dai finanziamenti europei e da oneri di urbanizzazione relativi a interventi di infrastrutturazione ed espansione edilizia.
Poco tempo fa, è stato inaugurato a Soveria Mannelli, il centro di aggregazione giovanile, immobile in stato di abbandono, riqualificato grazie ai fondi europei FESR, oggi è un punto di riferimento per le varie realtà sociali presenti sul territorio. Si tratta di un sapiente uso di tali fondi, nel Paese che rischia di dover restituire 12 miliardi di euro perché inutilizzati.
Sicuramente bisognerebbe costruire un diverso meccanismo di finanza locale, che preveda, ad esempio, forme di detassazione, incentivi a favore di coloro che trasferiscono la propria residenza e dimora o la sede di svolgimento della loro attività economica, impegnandosi a non modificarla per 10 anni, in un comune con popolazione inferiore ai cinquemila abitanti. Incentivi andrebbero altresì dati anche ai residenti che intendano recuperare il patrimonio abitativo o avviare una attività economica. Tutto ciò per favorire il ripopolamento e il recupero dei centri abitati.
Un qualcosa di indispensabile di cui i piccoli comuni oggi devono dotarsi è la banda larga che offre notevoli opportunità sia per la comunità, sia per le amministrazioni locali, sia per le imprese. Notevoli opportunità sia dal lato della fruizione che dalla erogazione dei servizi. La banda larga, può aumentare sia il livello di benessere che il livello di competitività di tali aree che hanno sempre più bisogno di condividere e gestire informazioni e comunicazioni. Rispetto a ciò, alcuni comuni del Reventino e della valle del Savuto, dispongono di banda larga. Tutto questo è funzionale alla vera vocazione che hanno i nostri luoghi, cioè quella di essere degli attrattori di turisti.
I piccoli comuni sono, insieme ai parchi le realtà che oggi riescono ad intercettare un tipo di turismo oggi in espansione, il cosiddetto ecoturismo. Parliamo di quel tipo di turismo molto attento alla qualità dell’offerta culturale, territoriale ed ambientale. L’ecoturista è quella persona che vuole investire il proprio tempo per conoscere luoghi, e culture, facendo al tempo stesso esperienze aggreganti, autentiche e formative. Bisogna sapere offrire nuove chiavi di lettura di interpretazione e di fruizione dello straordinario patrimonio storico, culturale, ambientale ed enogastronomico dei nostri territori.
Il vero motore dello sviluppo sta qui, nell’offrire la possibilità di un turismo di qualità che investa sulla qualificazione dei territori e non sul loro sfruttamento becero, senza avere una chiara visione di dove si va.
Viviamo in un’area (la Calabria) che le stime europee indicano essere una delle più povere del continente, che vive fenomeni di emigrazione e di pervasiva presenza della criminalità organizzata. Ma, vediamo anche dati positivi. Il comune di Soveria mannelli è un territorio a forte vocazione produttiva e dove viviamo, fatto non poco importante anche in una logica economica, relazioni umane autentiche.
Siamo un territorio fatto di storie, di persone, di comunità. E questo ci permetterà di andare avanti, perché ci immette nel fattore chiave che Richard Florida individua essere il fattore chiave nella competizione globale, che è quello non della competizione delle merci ma quello della “competizione per le persone”. E noi, rispetto all’inclusione, abbiamo solo da insegnare.