Aula della Camera, approvazione del testo Calderoli; “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione”. Questo il titolo.
Primo: la Legge del 2001 modificò l’art. 116, fu un errore perché non limitò i casi. In essa però non c’è mai l’indicazione di “Autonomie differenziate”. Solo di “ulteriori forme di autonomia”. Cosa ben diversa.
Secondo: altro che “L’Italia è fatta, bisogna fare gli italiani”.
Terzo: gli italiani non si “son fatti” come si sperava e l’Italia sta per essere “disfatta”.
Hanno votato contro, dopo centinaia di interventi notturni il PD, il M5s, Sinistra e Verdi, Azione, Italia dei Valori, i Radicali… Solo i gruppi di opposizione.
Alcuni deputati calabresi di FI si sono astenuti.
Il testo è stato voluto e scritto dalla Lega. Votato da FI, Fratelli d’Italia, Centristi.
Possono dire quello che vogliono la Meloni, i Tajani, i Salvini, i Lupi, e pure i Cassese di turno.
Con l’Autonomia differenziata si sono gettate le basi legislative per un ritorno della Penisola a 3.000 anni fa. Sul piano etnico culturale.
Sul piano geo-antropologico a 2000 anni fa. Sul piano politico istituzionale ai primi dell’800. Ai decenni risorgimentali, pre-unitari.
Gli italiani sono ora previsti frazionati secondo appartenenze territoriali. E sono previsti che debbano vivere lì, nelle loro condizioni. Semmai in peggioramento.
Con la secolare porta d’uscita che è l’emigrazione. Per molti giovani ormai solo estera.
L’Aula della Camera, dopo la corsa notturna imposta dal ricatto leghista, ha mostrato lo sventolio delle bandiere di appartenenza.
Tra i banchi dell’opposizione, tutti quella verde-bianco-rossa. Il tricolore dell’Italia.
Tra i banchi della maggioranza, forzisti, “fratellastri”, leghisti e centristi, si è visto il tripudio di molti con lo sventolio delle proprie “bandiere regionali”.
È stata la plastica immagine di quel che succederà. Un segnale per chi non ha voluto o rimasto incapace di capire le conseguenze.
“Ognuno si amministri in casa propria”. Questo il pensiero malignamente raffinato di Calderoli e soci. Antico pensiero di un secessionismo, radicato nelle teorie di Gianfranco Miglio, Docente nella Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove ho avuto il doppio dispiacere della conoscenza di Lui e di Don Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione. Compensato dal piacere di aver conosciuto la Pro.ssa Lidia Menapace e il Filosofo Emanuele Severino. Che però vennero subito espulsi.
Vivendovi comunque una proficua ed entusiasmante esperienza di studi.
Egli, il Miglio, aveva l’accortezza di considerare le sue teorie fondatrici di uno Stato federale. Che nell’applicazione non avrebbe avuto nulla a che vedere con le vere teorie federaliste di Carlo Cattaneo. Miglio mimetizzava le intenzioni separatiste. Tanto che subito Bossi le annunciò come “secessionismo”. Con insulti, minacce cariche di odio contro “Roma ladrona”. Salvo piazzarsi a Roma, e con trucchi “rubare” 49 milioni.
Tra gli sventolii di tripudio per l’approvazione di una Legge, che di fatto ha istituzionalizzato le già gravi diseguaglianze sociali e territoriali in ogni comparto, c’era lo stemma della Calabria. Quelle diseguaglianze saranno accresciute,.
Eppure, la Deputata leghista Loizzi, una tra i tanti “ascarizzati” meridionali, sventolando lo stemma, ha cercato spudoratamente la posa.
Il carrierismo rende servili e ridicoli. Come per il suo socio Furgiuele. Entrambi si affannano a difendere le loro posizioni con affermazioni offensive delle medie intelligenze degli ascoltatori.
Vantano le prodigiose virtù del testo approvato circa le opportunità che ne scaturiranno per le Regioni meridionali. Aggiungendo, ad offesa implicita dei loro stessi colleghi amministratori regionali, rimasti ignavi, che l’Autonomia differenziata “…responsabilizzerà le classi dirigenti”.
Uno slogan caro a Zaia, aspirante Doge, e all’Esimio Cassese, attuale Presidente della Commissione per la determinazione dei LEP, aspirante anch’Egli. Vedremo a cosa…
Ma se l’Autonomia è fonte di opportunità e di responsabilizzazione, com’è che la Sicilia e la Sardegna, Regioni del Sud, a Statuto speciale, sono pure esse agli ultimi posti in ogni classifica, sui servizi e sulle condizioni di vita degli abitanti?
Responsabilità delle classi dirigenti? Pure. Ma valutiamo bene. Perché in intere aree del Mezzogiorno, svuotate dai flussi migratori, impoverite di energie intergenerazionali, abbandonate alle reti criminali, le classi dirigenti sono state selezionate a colpi di fucilate e attentati. Che stanno continuando oggigiorno!
Ancora ci si appiglia ai LEP? Sono un inganno V si sono abbindolati e si vi stanno abbindolando molti. Per incomprensione delle norme o per manovrine diversive.
I “Livelli”? O sono “Uniformi”, oppure restano una semplice presa in giro.
Quindi? Con l’approvazione della Legge la prima battaglia è persa.
C’è molto da sperare in una valutazione negativa da parte dei consulenti del Quirinale. Le disposizioni contorte. Sono contraddittorie nel testo e contrarie fin dal titolo ai Principi costituzionali. Un rinvio della Legge alle Camere ci starebbe, eccome.
Da una parte si reclamano i LEP finanziati. Dal costo di molti miliardi.
Dall’altra, la Legge è approvata a “costo zero”! Bisognava non approvarla.
Da una parte si dice che non può essere attribuita alcuna autonomia a singole regioni prima di “determinazione e finanziamento” dei LEP.
Dall’altra si consente l’attribuzione di 9 materie subito dopo l’entrata in vigore. In più si indica che le Regioni che hanno avviato le procedure partiranno da dove sono arrivate (?!?!). Vuol dire che il Veneto che ha già una Intesa quasi approvata ed è in grado di rispettare qualunque LEP, vorrà avere 23 autonomie, potestà legislativa, da subito! Vedremo quali ricatti saranno messi in campo.
Perché a trattare la materia per le “Intese” da portare in Parlamento dovrà essere il Presidente del Consiglio o il Ministro competente delegato. Cioè Calderoli!
Lui se l’è fatta la Legge e Lui la gestirà. Lo sapeva questo la Meloni? E quanti continuano a parlare a vanvera della Legge o a raggirare con gli ordini del giorno?
Da quello che dicono Meloni e i tanti parlamentari che difendono l’approvazione, dimostrano che, a parte il nucleo dei leghisti, gli altri i testi non li hanno proprio letti.
Al di là del rinvio eventuale, noi ci dobbiamo sentire impegnati su ogni fronte per vincere l’eventuale Referendum e abolire la Legge.
Sarà necessario informare diffusamente sulle motivazioni che hanno animato i leghisti ad imporla. Sono motivazioni separatiste, scaturite da sentimenti egoistici sociali e territoriali. Anche da profondi risentimenti anti- sud. Bisognerà argomentare bene le conseguenze. Saranno gravi dapprima e di più per il Mezzogiorno. Poi si estenderanno su tutte le fasce impoverite dell’intera Penisola, Regioni settentrionali comprese.
Bisognerà non cadere nella trappola delle difese territoriali, alla cieca. Basta piagnisteo meridionalista. Dobbiamo saper dire che la sua arretratezza è il risultato di situazioni geografiche rispetto alle trasformazioni della “prima industrializzazione”. Di più dimostrare che è il risultato di vicende storiche con scelte di politica economica unidirezionale, A vantaggio del Settentrione e a svantaggio dei territori meridionali.
Da qui è disceso lo sviluppo di quelle aree del Nord le cui ricchezze sono frutto dei sudori degli Emigrati e dei Caduti delle tante guerre, dal Risorgimento alla Resistenza, appartenenti a tutte le Regioni italiane.
Dobbiamo far prevalere argomentazioni di difesa dello Stato unitario, delle Istituzioni repubblicane e dei Principi della Costituzione. Per l’attuazione dei valori umanitari, universalistici e di solidarietà, di Eguaglianza, Giustizia, Libertà e Pace.
Contro il loro smantellamento.
Per difenderli e lottare per attuarli, non bisogna rinchiudersi. Anzi.
Sono tempi in cui bisogna far crescere consapevolezze da “destino universale”.
Lo impongono i pericolosi conflitti bellici in corso. Che rischiano di estendersi.
Lo richiedono le già presenti devastazioni delle crisi climatiche.
Ce lo indicano le tragiche vicende migratorie, di cui l’Italia resta vittima e complice in una Europa con rappresentanti ai vertici. Inadeguati su tutti i fronti. Da noi la Meloni, è passata dai decennali proclami sul “blocco dei porti”, a diversi inutili e dispendiosi pellegrinaggi, all’incivile, costosa e inconcludente soluzione di “esternalizzare” temporaneamente il fenomeno in Albania. Intanto hanno fatto calare il silenzio sui flussi crescenti. Rotto dalle notizie delle ricorrenti tragedie di decine e decine di affogati e di corpi “pescati” per la sepoltura. Incivili in Italia. Incivili in Europa.
Alle inettitudini di troppi governanti del nostro tempo, che amano ritrovarsi per le rituali appariscenze di vestiari e pettinature, di passeggiate, cene e album fotografici, bisogna contrapporre sentimenti e argomentazioni culturali da “orizzonti aperti”.
Per sentirsi si Calabresi o Liguri, ma anche Italiani, ma anche Europei e, soprattutto, Cittadini del Mondo. Il Pianeta Terra è unico per Tutti.
Altro che alimentare nostalgie di ritorno all’indietro.
Altro che proporre prospettive autarchiche.
Nel dibattito sull’Autonomia differenziata è uscito un imprenditore calabrese, un certo Sgro, per parlare di “Connessione calabresi”. Per indicare una soluzione negativa e del tutto controproducente: vorrebbe contrastare gli effetti dell’Autonomia con l’invito a comprare solo prodotti calabresi. Ha letto poi tante condivisioni. Non è una soluzione. Certo che è preferibile comprare prodotti genuini della propria terra. Però lo possono indicare tutte le Regione. Allora? Questo è proprio il ragionamento dei leghisti.
No. In ballo non ci sono le vendite dei prodotti locali. Ci sono le fondamenta di una Comunità nazionale: Servizi, Sistemi, e Istituzioni.
Per esempio nella bozza che Zaia difenderà sicuramente fino al ricatto, è previsto un “Sistema scolastico alla Veneto”. Con un doppio ruolo dei Docenti, con un sistema paritario pubblico- privato, con una contrattazione, con una formazione, con una assunzione, con una modalità di valutazione, regionalizzate. Si avrebbe l’abolizione del valore giuridico del titolo di studio. Lo farebbero altre Regioni. Con una prospettiva di smantellamento del “Sistema scolastico pubblico nazionale”. Con la frammentazione delle culture. A ognuno la propria? Anche una propria lingua?
Avverrà così in tutte le 23 materie già richieste. Andate a leggere quali sono e quanto sono delicate…
Non c’è esagerazione. Gli increduli e i dubbiosi possono scaricare la Bozza dell’Intesa del Veneto e trarre le dovute considerazioni.
Quindi, i danni dell’Autonomia differenziata non saranno solo di natura economica. Ci sono pure quelli, ma i danni istituzionali e sociali, che graveranno su tutti, saranno maggiori. Lo saranno ancor di più per le prossime generazioni. Loro troveranno una Penisola fatta istituzionalmente a pezzi. Non a due come sbagliando si continua a dire, ma a tanti pezzi. Sono prospettive che vanno scongiurate presto.
Pertanto, i veri o finti tormenti del presidente Occhiuto (FI) e del presidente Mancuso (Lega) devono essere risolti con determinazione e chiarezza. Prima di tutto devono leggere i testi, perché, dalle affermazioni che ripetono, dimostrano di non averli letti. Poi, comprendendo la gravità delle conseguenze, avranno un solo modo di manifestare coerenza con le preoccupazioni espresse. Che è quello di unirsi ad altre Regioni e chiedere lo svolgimento di un Referendum abrogativo, consegnando agli elettori la decisione di mantenere o abolire il testo.
Devono prendere atto che politicamente non ce la fanno a evitare i danni Sia perché vivono meccanismi di carriera. Sia perché non sono in grado, non avendolo fatto in tempo, a invertire i meccanismi delle dinamiche innescatesi con i ricatti reciproci nella maggioranza.
Non pensino di arrampicarsi agli “ordini del giorno” da allegare al testo.
Non devono fare gli indignati e i preoccupati di perdere consensi personali a causa dell’approvazione dell’Autonomia differenziata.
Di fronte a scelte così importanti non devono valere calcoli di convenienza dei propri percorsi di carriera e basta. C’è da contribuire o no ad impedire lo sfascio, la frammentazione istituzionale e sociale della Repubblica italiana.
L’invito vale anche per tutti quei i Sindaci che finora hanno volutamente mantenuto comportamenti di indifferenza.
Non si pensi, come intende fare la presidente dell’ANCI Calabria, la Succurro, di preparare un altro inutile documento da portare ai Prefetti. Sarebbe una seconda presa in giro. Più grave perché la Legge ora è approvata.
Con il primo si sono acquietate le coscienze. Restando passivi, salvo alcuni, anche di fronte alle sollecitazioni con cui puntualmente sono state denunciate le gravi conseguenze in arrivo, conseguenti all’approvazione del testo Calderoli.
L’occasione dell’eventuale Referendum i Sindaci ora la potranno cogliere per recuperare la funzione di promuovere partecipazione democratica.
Bisogna aprire dibattiti nei consigli comunali o altre iniziative pubbliche e guidare poi delegazioni presso la Cittadella per invitare i Presidenti ad aderire alla richiesta di un Referendum. Com’è nelle finalità dei loro ruoli.
Tutti, compattamente, dal Sud al Nord, Società cosiddetta civile, Istituzioni, Forze politiche responsabili con rappresentanze ad ogni livello regionale, nazionale ed europee, Associazioni imprenditoriali, Associazioni sindacali di ogni categoria, Associazioni giovanili culturali o sportive, Rotary e Lions Club (finora del tutto colpevolmente indifferenti), Gruppi parrocchiali, Comitati di Docenti e di Studenti, dalle Università alle Scuole obbligatorie, Volontariato di ogni attività, Elettori ed Elettrici di ogni età.
Ci dovremo sentire mobilitati ad abolire il testo di Calderoli, per evitare lo sfascio dello Stato e della Comunità italiana.
Dovrà davvero divenire un appuntamento di partecipazione democratica.
Dovrà diventare l’occasione per rivitalizzare i Valori civici che, iscritti in Costituzione, dopo i sacrifici di tanti Caduti del Primo Risorgimento e del Secondo Risorgimento, come fu anche chiamata la Resistenza, sono rimasti inattuati.
W la Partecipazione che nella Lotta rende Liberi.
di Angelo Falbo