Un modo più divertente per imparare la storia, ma anche le storie che in pochi raccontano. Questo è sicuramente, uno dei motivi fondanti del grande lavoro che, da quasi vent’anni, l‘Istituto comprensivo Gianni Rodari di Soveria Mannelli-Carlopoli, svolge con il teatro dei ragazzi delle scuole secondarie di primo grado.
Un progetto realizzato per far socializzare i giovani studenti e, appunto, far scoprire loro, attraverso la recitazione, vicende italiane e sempre riferite alla nostra amara terra, la Calabria. Storie dimenticate, a volte, o poco note, ma anche la storia che si studia sui libri, in una versione molto più accattivante e coinvolgente che così, si impara sul palcoscenico anziché noiosamente sui libri.
Chi ‘ha pensata così, insieme alla scuola, è il professor Corrado Plastino, insegnante di italiano e storia presso l’istituto, che un po’ di anni fa, ha iniziato a scrivere dei testi (le pièce teatrali che mettono in scena i ragazzi sono tutte originali ndr) su cui lavorare con questa grande compagnia studentesca che di triennio in triennio, si alterna a calcare le tavole del palco e svolgere questo “lavoro” attoriale utilissimo anche agli alunni per la loro crescita e formazione.
Dopo la vittoria della seconda Coppa Belluscio consecutiva alla rassegna teatrale di Altomonte, riservata alle scuole, abbiamo incontrato il prof. nella bella cornice verde di Gesarielllo a Decollatura e abbiamo fatto una chiacchierata con lui su questa bella realtà costruita negli anni con impegno e dedizione.
Professore, cosa vuol dire lavorare con i ragazzi delle scuole medie e impegnarli in un’attività così importante come quella teatrale.
“Impegno e passione. Sono le principali caratteristiche di questi nostri giovani attori che imparano la storia del nostro Paese e della nostra Calabria divertendosi sul palco e dando emozioni al pubblico. Io e la mia collega, Cinzia Fiorenza, co-regista delle pièce che vanno in scena, facciamo un teatro nuovo, di interazione anche con il pubblico, che non sono solo i genitori o i nonni e gli zii degli studenti, che coinvolga, insomma, anche lo spettatore e lo renda partecipe fino in fondo alla storia che stiamo raccontando”.
Dopo tanti anni e tante soddisfazioni con i successi ottenuti ad Altomonte, quali sono i progetti per il futuro.
“Ottenere riconoscimenti è sempre bello, ma non è il nostro scopo fondamentale. Obiettivo e raccontare storie e farle conoscere agli alunni in primis, come quella di Sacco e Vanzetti, emigrati in America e ingiustamente condannati a morte per un omicidio mai commesso. Altomonte è una bella rassegna che ci ha dato l’opportunità di farci conoscere e apprezzare. Abbiamo tante richieste. Posso dare un’anticipazione e lo avevo fatto anche lo scorso due giugno a Soveria Mannelli in occasione della replica dello spettacolo di quest’anno, probabilmente andremo a Marzabotto il prossimo aprile, portando in scena un lavoro sulla Costituzione. Il resto lo scoprirete a tempo debito”.
Concludendo prof, il teatro come formazione anche della personalità dei giovani.
“Si, i ragazzi imparano a stare insieme, condividere esperienze ed esprimersi, cioè, tirare fuori la loro personalità e vincere quelle timidezze che, nel lavoro futuro, nei rapporti familiari, ecc, a volte sono un ostacolo difficile da sormontare e poi recitando le storie dei personaggi, ci si immedesima in esse e le si fa proprie appassionandovisi e questo è il modo migliore per non dimenticare”.