
Per gli appassionati di sport e non solo di calcio, come me, l’estate 2024 e il suo preludio, sono stati e continuano ad essere una vera e propria manna. Tra Europei di atletica leggera (a Roma) che abbiamo già vissuto a inizio giugno e che hanno regalato all’Italia un medagliere storico con ben 24 medaglie totali e ben 11 addirittura del metallo più prezioso, Europei di calcio in Germania in pieno svolgimento e Olimpiadi di Parigi nel prossimo luglio, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Una vera e propria full immersion che ci accompagnerà praticamente fino quasi all’inizio della nuova stagione calcistica.

E proprio a proposito di calcio europeo, nell’ultima giornata dei gironi di qualificazione del Campionato Europeo che ha decretato le 16 squadre ammesse agli ottavi di finale nella competizione in cui l’Italia – a proposito degli strepitosi successi ottenuti degli atleti azzurri all’Olimpico di Roma all’inizio di giugno – è campione in carica, si è giocata la sfida tra Belgio e Ucraina. Per la cronaca il punteggio finale è stato 0-0 con qualche emozione, ma niente di più e qualificazione ai belgi a scapito proprio degli ucraini.

Ora vi domanderete: cosa c’entra questa partita con la Calabria e in particolare con la squadra che tifa gran parte del territorio del Reventino, ovvero il Catanzaro. Ebbene c’entra.
Personalmente, per tempo e per voglia, non sto seguendo con moltissimo interesse questo Europeo che, soprattutto per noi italiani, gol alla Del Piero di Zaccagni a parte all’ultimo secondo della sfida da dentro-fuori con la Croazia, è stato davvero piuttosto soporifero. Ieri, però, durante la replica della partita su cui ho focalizzato la vostra attenzione, tutti noi, credo e spero di interpretare bene il pensiero comune degli altri telespettatori, abbiamo vissuto un sussulto, uno scossone.
La cronaca del match trasmesso dalla Rai era affidata al bravo Dario Di Gennaro, che aveva al suo fianco il professorino Andrea Stramaccioni che sulle questioni tattiche e dialettiche difficilmente si batte.
Ebbene, proprio l’ex allenatore di Inter, Udinese e Panathinaikos, tra le altre, improvvisamente, ha tirato fuori dalla sua personale enciclopedia calcistica non Maradona, non Pelè, non Platini e neppure Baggio o Messi o Ronaldo. No.
Ma, niente popò di meno che Massimo Palanca!
Un lampo che non ti aspetti.
Si avevamo sentito bene, quello citato dal telecronista era proprio Massimè pare ‘na molla, epiteto corale con cui i tifosi del Catanzaro incitavano il numero 11 di Loreto, anche noto come “Cruijff dei poveri”, ad ogni scatto, ad ogni azione sul prato dell’allora Comunale.
E perché si domanderanno soprattutto i più giovani, proprio il calciatore ex bandiera giallorossa? Da dove avrà pescato o ri-pescato il buon Stramaccioni un simile accostamento?
E’ presto detto.
Siamo nell’ultimo tratto di gara, il genoano Malinovskyi batte un calcio d’angolo per l’Ucraina e per poco non sorprende il portiere belga che respinge il pallone sulla linea di porta.
E quindi?
E quindi è proprio quello lo snodo: il tiro dalla bandierina.
La specialità di O’ Rey Palanca che ha consentito al piedino fatato numero 37 con la casacca giallorossa, soprattutto nel suo stadio, complice il propizio Eolo, di segnare ben 13 gol da calcio d’angolo. Sul calciatore, in occasione della sua partecipazione a Soveria Mannelli per la presentazione del suo libro edito da Rubbettino Editore, casa editrice che ha sede a Soveria Mannelli, abbiamo pubblicato l’articolo dal titolo: Sciabaca 2018, arriva Massimo Palanca il calciatore del Catanzaro in Serie A

Questa citazione mi ha fatto destare improvvisamente dal torpore e ha riacceso ricordi di gol straordinari, di derby e campionati vinti e di una serie A mancata per un soffio nel 1988.
Soprattutto, però, quella citazione tanto spontanea quanto appassionata, fatta da chi si sente che ama il bello del calcio e la magia che sa regalare, ci ha detto una cosa importante che, nonostante ormai questo sport sia divorato dai miliardi, dai petroldollari e da tutto un vortice di cinico business, la bellezza del gesto tecnico rimane nella mente e nei cuori della gente.
E ci dice anche che Massimè pare ‘na molla è entrato nell’olimpo pedatorio (per dirla con il grande Brera) e che quel suo gesto così istintivo e dalla tecnica sopraffina che niente aveva da invidiare ai più grandi, ha scolpito il suo nome nella hall of fame e noi potremo sempre dire c’ero anch’io e se non c’ero comunque c’era qualcuno di noi che ha visto e vissuto quelle giornate indimenticabili ormai entrate nella leggenda.
e Proprio quei leggendari 7 anni di serie A sono tornati prepotentemente alla ribalta dopo la splendida cavalcata che ha riportato due stagioni fa i giallorossi in B, ridando linfa a tutto il tifo del Reventino e di cui ci eravamo occupati un anno e mezzo fa circa con un articolo nato da una scritta apparsa su un muro nella frazione Adami di Decollatura dal titolo “MAMMACINEMA”, ciak si gira: ecco a voi il Kolossal giallorosso.
Perdonino questo mio gesto dattilografico spontaneo quanto la citazione di Stramaccioni, nello scrivere di getto queste righe, tutti coloro che, calcisticamente abbracciano altre fedi, ma credo che Palanca possa degnamente rappresentare l’intera Calabria, visto il legame ormai saldo con questa terra e non solo il Catanzaro, data la sua grandezza calcistica.