Il Direttivo della Lega SPI CGIL del Reventino ha discusso, tra l’altro, il testo di Legge approvato al Senato sull’Autonomia differenziata.
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E, considerando l’importante portata delle conseguenze, che giudichiamo negative, sul piano istituzionale, politico e d economico, non solo nelle nostre realtà interne, ha deciso di invitare rispettosamente i Sindaci del territorio a promuovere confronti pubblici in Sedute straordinarie pubbliche dei Consigli Comunali di tutto questo nostro territorio interno, considerato lungo i corsi dei fiumi Corace, Amato e Savuto.
Con la presente lettera aperta.
Sappiamo bene quante difficoltà si incontrano nell’agire amministrativo: e quanto si resta dispiaciuti di non poter corrispondere pienamente alle richieste legittime dei Concittadini. Purtuttavia i nostri tempi Vi chiedono di più in ordine a quanto sta avvenendo circa l’Autonomia differenziata.
Egregi Sindaci, va bene l’impegno per iniziative sul “Borgo”, va bene quello delle riscoperte delle “Radici”, anche quello per gli svaghi natalizi, carnevaleschi, pasquali ed estivi. Vanno bene tutte le iniziative intese a sollecitare momenti culturali o solo aggregativi delle proprie comunità. Vanno bene tutte le iniziative ancorate al passato e o ad accadimenti presenti. Ci sono però delle fasi in cui più che occuparsi di ciò che è accaduto o sta accadendo, e basta, è più importante capire cosa potrà accadere in conseguenza di quel che sta già accadendo.
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Diciamo meglio. Pensiamo che promuovere iniziative per capire ciò che accadrà in seguito a ciò che si sta legiferando con l’Autonomia differenziata è più urgente e indispensabile di qualsiasi altra iniziativa.
Si capisce che in una fase regressiva, di involuzione viene difficile guardare avanti. È più facile chinarsi al presente. Troppi concittadini si sono allontanati dalla partecipazione, rinunciando anche al diritto di voto che è costato tante lotte di qualche secolo. Il distacco, l’indifferenza, l’ignavia rispetto alle scelte che si decidono, non solo da parte dei Cittadini, ma anche da parte delle cosiddette classi dirigenti, sono sempre stati comportamenti forieri di “disgrazie” politico-storico-sociali: Si è più propensi a pensare: “… che mi frega cosa accadrà, io non ci sarò… a me non mi tocca… a me non mi interessa, tanto …sono tutti gli stessi”. Così non si va nemmeno a votare: anche le iniziative delle Amministrazioni su tematiche importanti rischiano di essere poco seguite o del tutte disertate.
Tanto che ad ascoltare alcuni Sindaci si avverte la sfiducia a promuovere incontri.
In un periodo con poche Passioni e scarsi Ideali, che son quelli che fanno guardare avanti, oltre la punta del proprio naso, è difficile scorgere i pericoli, anche se imminenti.
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Eppure ci sono questioni che non ammettono indugi e giustificazioni. Richiedono che comunque certe iniziative si facciano; che non ci si accontenti delle veline dei telegiornali, che non ci si fermi alle comunicazioni assertive di questo o quell’altro intervistato, neppure quando è dell’area di propria appartenenza. Per capire di più, per assumere consapevolezza di una propria scelta, per non avere un domani il rammarico di non aver svolto al meglio la propria funzione.
A nessuno, meno che meno agli Amministratori, deve mancare l’impegno a discernere. A guardare avanti. Anche se, a cominciare dalla Presidente Meloni, è rafforzato l’atteggiamento di prendersela sempre con “Chi ci è stato prima”. E mai a ragionare sulle conseguenze di ciò che si sta facendo oggi. A ragionarci con argomentazioni complete. Non con frecciate polemiche.
Ora, non c’è alcun dubbio sull’estrema urgenza e necessità di capire quali sono le motivazioni dietro alla proposta dell’Autonomia. Quali sono gli ambiti delle materie e dei servizi interessati e quali saranno le ricadute, dell’attribuzione di potestà legislativa su ben possibili 22 materie alle Regioni richiedenti. Cioè capire le conseguenze sul piano sociale e dei territori. In termini istituzionali, politici ed economici.
Si possono avere idee diverse. Si possono avere valutazioni diverse. Ma essendo materia profondamente controversa e carica di troppi interrogativi, pensiamo che i Consigli comunali tutti dovrebbero essere chiamati a dibatterne. Chiamati a un confronto in Sedute straordinarie di Consigli comunali aperti al pubblico.
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Guardate che oggi stanno per decidersi destini per i decenni e i decenni futuri. E non ci vuole un indovino per capire che le conseguenze dell’Autonomia differenziata si annunciano con problematiche molto nocive. C’è un rischio di dissolvimento dello Stato unitario. Si accentueranno le diseguaglianze, tutte le diseguagliane, territoriali e sociali, che ci sono già, ma verranno istituzionalizzate. E, contrariamente a quanto si discute dalle nostre parti, comporterà nel giro di pochi anni, non solo danni in più alle Regioni del Mezzogiorno, ma arrecherà processi di regressione anche nelle Regioni del Nord. Oltre a provocare forme di ribellismi e di indipendentismi che si vedono già manifestarsi nelle cronache giornaliere.
Viste le sordità generali nel Governo.
Considerati gli atteggiamenti di saccenteria ricattatoria dei leghisti, anche nostrani, involti in un ascarismo malefico.
Ascoltati anche i discorsi melliflui e ammiccanti del Presidente della Regione Calabria e del Segretario nazionale della CISL.
Letto e riletto il testo approvato dal Senato.
Letto e riletto il testo dell’ANCI firmato e consegnato dai Sindici ai Prefetti
Si capisce che si è presa la strada per andare a sbattere.
L’azione dei Sindaci si è limitata ad una sorta di declaratoria secondo cui nessuna richiesta di Autonomia differenziata, avanzata da qualsivoglia Regione, può essere concessa se prima non siano stati approvati i LEP (livelli Essenziali di Prestazione)
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Come se si volesse dire che se prima non si approvano i LEP la Legge non potrà essere fatta entrare in vigore. È un appiglio ingannevole. Per tre motivi: 1. Stabilire i Livelli essenziali nelle materie oggetto di richiesta, secondo vari studi, costerebbe oltre 80 miliardi, che non ci sono (questo fa dire ad alcuni che l’Autonomia “pertanto” non potrà essere concessa a nessuna Regione); è pura illusione. Perché, l’attuale maggioranza che internamente si tiene anche in piedi su tre reciproci richieste ricattatorie, (Autonomia-Premierato-Riforma della giustizia con la separazione delle carriere dei Giudici) una volta approvata la Legge non ci mette niente per approvale i LEP al più basso livello possibile. 2. La proposta prevede che si tratta di approvarli e basta. Non di attuarli prima e pienamente coperti da spesa individuata! Si capisce la differenza? 3. Il Governo può fare scattare poteri sostitutivi con deleghe e proroghe. Aprendo contenziosi indefiniti.
Il testo di Legge approvato in Senato è a invarianza di spesa per le finanze pubbliche.
Per ogni anno ogni richiesta deve essere compatibile con il quadro finanziario approvato. Non ci saranno ulteriori coperture né previste né prevedibili Ed ogni richiesta sarà valutata sulla base delle congruità riferite alle funzioni da svolgere in relazione alle disponibilità fiscali proprie; Chi ce l’ha (avrà) le disponibilità finanziarie proprie? Nel testo è già stabilito che le Regioni che siano in grado possono andare oltre i LEP, caricandosene le spese: Quali Regioni potranno farlo? In più, le Regioni che abbiano avviato le richieste di intesa, dopo l’entrata in vigore della Legge proposta da Calderoli, potranno riprendere da subito il cammino procedurale. Il Veneto e la Lombardia, che hanno chiesto tutte le 22 materie aspettano proprio questo per riavviare la loro “contrattazione”! Particolarmente Zaia. L’avete visto esposto il “Leone di San Marco” in Senato dopo l’esito del voto? Non il tricolore!
Da alcuni anni a questa parte non si vuole capire che la proposta leghista va rigettata e rispedita al mittente. Va contrastata alla radice, nelle motivazioni, nel contenuto e per le conseguenze gravissime che produrrà.
Autonomia differenziata: già nell’espressione ci si propone l’inverso di quei valori che animarono i protagonisti del Primo Risorgimento, cioè di unificare la Penisola in un Regno Unito, per avere degli “Italiani” dal Brennero a Capo Passero.
Autonomia differenziata: già nella lettera oltre che nello spirito e nel contenuto tradisce totalmente gli aneliti della Resistenza che iscrisse in Costituzione i valori solidaristici e universalistici in godimento di una comune cittadinanza, di italiani eguali in tutta la Penisola a cui consentire la fruizione degli stessi diritti.
Comunque la si pensi l’Autonomia differenziata richiede una diffusa informazione e prese di posizioni pienamente consapevoli. Perché la proposta, a leggerla bene, resta sempre riferita a quella spinta secessionista, egoistica sul piano sociale e territoriale, che ha fatto considerare ai Bossi-Maroni-Zaia-Salvini che le ricchezze di quelle Regioni sono Loro. E che se le devono amministrare Loro. Invece sono il frutto dei sudori delle fatiche dei lavoratori e dei Caduti per la Patria degli abitanti di tutte le Regioni italiane. Per questo rivolgiamo ai SS. Sindaci l’invito a promuovere iniziative, ritenendo che è nelle Loro funzioni anche la promozione di confronti pubblici su questioni vitali per il futuro stesso degli Enti e delle Comunità amministrate.
Angelo Falbo (Responsabile Lega SPI-CGIL del Reventino)