Non condivido l’entusiasmo del sindaco di Decollatura Anna Maria Cardamone per la nomina della nuova coordinatrice cittadina di Forza Italia, Angela Perri, proprio perché di “nomina” si tratta.
Il sindaco ha infatti dichiarato di recente, rivolgendosi direttamente alla neo-coordinatrice:
<< Esprimo soddisfazione ed apprezzamento per il lodevole incarico politico ricevuto. Sono sicura che il tuo essere donna ti permetterà di svolgere con grande servizio l’incarico e con giusta attenzione alle istanze dei cittadini. Auspico costruttivo e positivo dialogo politico per una crescita libera e democratica della nostra comunità. >>
Ma donna o uomo poco importa. Quello che conta è che la scelta è stata compiuta dal coordinatore provinciale Tallini e dunque imposta dall’alto. Nulla di irregolare: sono certo che i regolamenti del suo partito prevedono questa possibilità e consentono di operare in tal senso.
La correttezza formale di questo atto non mi farà però recedere dalla convinzione che un coordinatore cittadino di qualsivoglia partito debba essere scelto, appunto, dai propri concittadini iscritti o quanto meno simpatizzanti di quel partito.
D’altra parte, mentre accade tutto ciò a livello locale, a Roma si celebra la farsa delle “gazebarie”, inventate da Berlusconi per legittimare la candidatura di Guido Bertolaso a sindaco della capitale, in realtà anche lui nominato dall’alto e cioè dallo stesso Berlusconi.
Ma se Atene piange, Sparta non ride. Perché anche il Partito Democratico che, fin dal nome che porta, si compiace del suo essere partecipativo, soprattutto attraverso le primarie, in realtà segna il passo quando molto spesso i suoi elettori e simpatizzanti sono stati chiamati a votare “candidati unici”, con un solo nome sulla scheda o con tante teste di paglia e un solo candidato che avesse realmente la possibilità di farcela.
Tutto ciò è dovuto a un fenomeno dilagante ad ogni livello: l’assenza della politica, che ha abdicato definitivamente ai partiti personali, una moda lanciata nel secolo scorso da Silvio Berlusconi e inopinatamente abbracciata anche da quelli che si proclamavano suoi avversari politici.
Insomma, c’erano una volta i partiti veri, non “di plastica” o virtuali, ma fatti di persone in carne e ossa. Partiti di cui, sull’onda di un’indignazione popolare parzialmente giustificata, ci siamo voluti sbarazzare troppo frettolosamente.
Ancora fino a un quarto di secolo fa, esistevano le sezioni di partito, dei luoghi reali e diffusi in modo capillare su tutto il territorio nazionale, in cui era possibile incontrarsi, discutere e soprattutto eleggere i propri rappresentanti. Un modello che, in forma solo virtuale (sul web) ed estremamente elitaria, ha cercato di riprodurre il Movimento 5Stelle, senza peraltro riuscirci.
Ma per chi crede nei “corsi e ricorsi storici” teorizzati dal filosofo Giambattista Vico, c’è solo da aspettare: la politica tornerà a essere protagonista e conteranno di nuovo più le idee che i leader, più le basi e meno i vertici dei partiti. Bisognerà solo avere molta pazienza…