Nella giornata del 2 maggio, presso il liceo “Costanzo” di Decollatura, si è svolta un’iniziativa culturale dal titolo “Le Feste della Repubblica – 25 aprile 1945 e 2 giugno 1946”.
Dopo i Saluti agli studenti e alle studentesse presenti e agli ospiti intervenuti, la Dirigente Scolastica Prof.ssa Maria Francesca Amendola ha sottolineato le finalità dell’incontro. Ha indicato il duplice intento:
– l’approfondimento degli accadimenti del periodo che hanno portato alla formazione della Repubblica italiana;
– la premiazione dei vincitori di diverse iniziative culturali e sportive.
È seguita la relazione svolta dal Prof. Angelo Falbo.
<<Abbiamo voluto dedicare alle Feste della Repubblica. Specificamente al 25 aprile Festa della Liberazione e al 2 giugno Festa della Repubblica, considerando quanto è avvenuto tra le due date.
Nell’iniziativa culturale voluta dalla Vostra Dirigente, il mio sarà piuttosto un contributo per sottolineare la valenza civica di queste due Feste, attraverso gli avvenimenti che si sono succeduti, sollecitandone un approfondimento critico. Intanto,
Sappiamo che tra la prima e la seconda c’è un’altra data assai importante, che è stata festeggiata ieri: La Festa del Lavoro o la Festa internazionale dei Lavoratori.
Cosi venne definita tra le proposte della Seconda Internazionale del 1889 a Parigi …e Così si è diffusa in tutto il mondo. Come messaggio di affrancamento dei Lavoratori dallo stato di sfruttamento e dalla sottomissione al padronato agrario e industriale.
Dopo tante manifestazioni partite dall’Illinois e le lotte intraprese in tanti Sati dell’Europa, a partire dalle commemorazioni dei Martiri di Chicago negli USA.
Nel corso del tempo la Festa ha incluso il significato di conquista:
1 – di una condizione di dignità del lavoro, come attività operosa che consenta a lavoratore una realizzazione di benessere personale e collettivo; 2 – di un senso etico dell’attività umana che vede nel lavoro non un fine, ma un mezzo, attraverso cui realizzare aspirazioni proprie e di valenza sociale.
Con questo doppio valore il Lavoro ha trovato affermazione nell’articolo uno della nostra Costituzione, non per coincidenza, ma per l’avvedutezza dei Padri e delle Madri Costituenti…
Quanto cammino però bisogna ancora fare perché il Lavoro, da affermazione di un Principio di portata innovativa e rivoluzionaria nei rapporti economici e socioculturali, divenga attuale, sicuro, tutelato e giustamente retribuito.
Uno stesso Principio non si trova in nessun’altra Costituzione.
Esso richiede ancora molto cammino perché abbia reale attuazione e questo cammino non può essere compiuto da Coloro che lo hanno pensato e sancito nella Legge fondamentale dello Stato, ma dalle nuove generazioni.
Con applicazione e coraggio.
Come chiese Tina Anselmi alle giovani donne sfruttate nei laboratori di seta di Castelfranco Veneto, le quali sottomesse e vilipese non riuscivano a difendersi per il timore di perdere il posto di lavoro…come in parte succede anche nei nostri giorni.
Disse loro: “…Dovete tirar fuori anche Voi il coraggio di lottare insieme, di ribellarvi al padrone, al sistema, per ottenere diritti e tutele di vita lavorativa dignitosa…altrimenti nulla cambierà…”.
L’insegnamento resta attuale.
La Costituzione afferma il Principio, il Popolo deve renderlo effettivo, scontrandosi con gli interessi di Chi pensa a massimizzare i propri profitti.
Oggi l’affermazione scritta in Costituzione… L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro… può apparire anche beffarda… soprattutto ai Giovani, alle Donne, ai troppi disoccupati e ai tanti a rischio di licenziamento.
Ma anche ai molti che vivono il lavoro a rischio di malattie e di morte, o a quanti, pur lavorando, ricevono paghe irrisorie e restano nella precarietà, senza prospettive di futuro.
Non è la Costituzione che non va bene, ma è l’organizzazione del lavoro, del sistema sociale, economico produttivo, che non corrispondono al Principio.
Ci stiamo riferendo alla Repubblica e alla Costituzione.
Vediamo come ci siamo arrivati ad avere uno Stato a Repubblica parlamentare e una Carta Costituzionale con Principi di universalità dei Diritti.
La data fondamentale è il 25 Aprile 1945…una data che il Governo Provvisorio del tempo, guidato da De Gasperi elevò a Festa nazionale come Festa della Liberazione, sancita nel Decreto firmato da Re Umberto il 22 Aprile 1946 con la dicitura:
“A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 Aprile 1945 è dichiarato festa nazionale”.
La ricorrenza fu celebrata negli anni successivi e nel 1949 venne istituita come Festa nazionale insieme con il 2 Giugno Festa della Repubblica.
Nel corso degli anni la giornata ha assunto anche il significato di Festa della Resistenza, in onore alle Formazioni Partigiane che prima dell’arrivo degli Alleati liberarono quasi tutto il territorio settentrionale, come volle il CLN Alta Italia, costituitosi nel Giugno del 1944. Mentre il Generale Alexander invitava i Partigiani a deporre le armi e a tornare a casa.
Ma, bisognava liberarsi da Chi?
Dai Fascisti della Repubblica di Salò e dai Nazisti che dopo l’Armistizio dell’8 Settembre si considerarono degli occupanti.
Che ci facevano i Nazisti in Italia?
C’erano perché alla Guerra – iniziata da Hitler – si aggiunse l’Italia, come cobelligerante, dopo la dichiarazione del 10 Giugno 1940 del Duce, per cui gli italiani furono chiamati a combattere accanto alle truppe tedesche. che già avevano occupato mezza Europa.
Con l’entusiastico e applauditissimo discorso…Corri alle armi
(Che potete ascoltare su YouTube)
L’Alleanza era stata preceduta da incontri e trattati di reciproca difesa e collaborazione militare: l’Asse Roma Berlino 24 Ottobre 1936 e il Patto d’Acciaio del 22 Maggio 1939.
A questo punto facciamo una ricognizione per capire cosa era successo durante il ventennio del Fascismo, negli anni dopo la Caduta del Regime, dopo l’Armistizio, fino alla nascita della Repubblica del 2 Giugno 1946 e con la Promulgazione della Carta Costituzionale del 27 Dicembre del 47 a firma del Presidente Enrico De Nicola.
Il riferimento porta alla Marcia su Roma, orchestrata da Mussolini che però non vi prende parte, nei giorni 27-31 Ottobre del 1922, la sommossa induce un pavido Re- Vittorio Emanuele III- a rifiutate la “dichiarazione di Stato di assedio” e a consegnare lo Stato nelle mani di Mussolini, con la recondita speranza della sua innocuità e di un utilizzo dei ribelli fascisti in funzione anti socialista e anticomunista.
Mussolini, ricevuto l’incarico di formare un Governo, trovò sponda in gruppi liberali e cattolici di destra e nella stessa Chiesa, tutti impauriti dagli effetti della Rivoluzione bolscevica, che a lungo è servita da strumentale scudo al rafforzamento di conservatorismi e di posizioni reazionarie.
Come ogni aspirante Dittatore, Mussolini, da Presidente del Consiglio, ha chiaro che per raggiungere i propri obiettivi ha bisogno di costruirsi una solida maggioranza. Lo strumento per arrivarci è la modifica della Legge elettorale …ancora nei nostri giorni l’importanza della Legge elettorale viene sottovalutata o furbescamente utilizzata
Nel corso del ventennio continuerà ad essere modificata per essere trasformata in plebiscitaria nel 29 e nel 34, per poi decidere l’abolizione della tornata elettorale del 39, facendo assumere pieni poteri al Gran Consiglio che sostituirà il Parlamento.
Le Leggi elettorali che conducono alla Dittatura fascista:
1 – 18 Novembre 1923 viene approvata la Legge Acerbo in preparazione del voto del 24. Sistema proporzionale con premio di maggioranza.
Collegio unico nazionale con 16 Circoscrizioni – la lista che risultava prima, se avesse ottenuto almeno il 25% dei voti avrebbe avuto eletti tutti i candidati 356 su 535 si potevano esprimere da 2 a 3 preferenze
Mussolini ebbe la possibilità di presentare la lista unica – un listone, con la presenza di liberali e cattolici di destra. Il Listone di Mussolini prese 4.305.936 voti con il 60,09%. Le opposizioni di centro e sinistra raccolsero 2.493.952 voti, pari al 29,2% e ottennero 161 seggi su 535, nonostante al Nord fossero in maggioranza con 1.317.117 voti contro i 1.194.829 del Listone.
2 – Legge del 16 Marzo 1928 di Alfredo Rocco. Viene approvata senza alcuna discussione Si tratta di votare su Lista unica di 400 candidati scelti dal Gran Consiglio Dal discorso di Mussolini… Qual è la considerazione del diritto di voto, del suffragio universale?
Non ho nessuno scrupolo a dichiarare che il suffragio universale è una pura finzione convenzionale. Non dice nulla e non significa nulla. Dà i risultati più disparati. …
L’elettore, con la Legge Rocco, riceveva due schede riconoscibili una per il SI e una per il No.
La scheda scartata veniva posta nella prima urna presente nella Cabina elettorale. L’altra scheda veniva consegnata agli scrutatori per essere depositata nella seconda urna tenuta sotto controllo…
Poi seguirono due plebisciti per approvare l’unica lista presentata dal Gran Consiglio- uno nel 1929 votanti 89% – uno nel 1934 votanti 96%
Dopo più niente.
La tornata del 1939 venne abolita.
La Scuola – Il terreno su cui punta il Duce per convogliare consensi e orientare – educando le masse è la Scuola: fin dai piccoli balilla, fin dalle Giovani donne italiane, c’è una carriera propagandata fino all’organizzazione degli Universitari nel GUF.
Utilizzando anche il Concordato con la Chiesa: si entrava con le preghiere, si usciva con i Canti del Fascio, per completare si imponevano le adunate, una sorta di esercizio costante e propedeutico al fanatismo competitivo, alla lotta e alla fede di partito.
Il Ministero di Istruzione e Educazione è stato un campo di propaganda e di sottomissione. I Maestri erano assoggettati alla firma di un giuramento di fedeltà al “Duce e al Re”. I Genitori obbligati a dotare i figli fin da piccoli di divise e materiali del Regime. Accanto alla Scuola il Fascismo propone una sorta di idolatria della Famiglia e della Patria, sconfinando in un pericoloso sentimento nazionalista.
Alla sostanziale abolizione del diritto di voto corrispose una recrudescenza autoritaria, che si manifesta fin dal dopo elezione del 24 con l’uccisione di Giacomo Matteotti, Segretario socialista, colpevole di aver denunciato i brogli elettorali del 24 e proseguì con la persecuzione mirata degli avversari politici per tutta la durata del Regime:
Per Tutti si ricordano:
Gramsci incarcerato dal 26 al 34, morto per le torture in prigione.
Piero Gobetti morto nel 26 per le manganellate di una squadraccia.
I fratelli Rosselli inseguiti e fatti uccidere in Francia.
Così come altre migliaia di personalità avverse al Regime e confinate …Carlo Levi, Altiero Spinelli…
Nel mentre, il regime si rafforza decretando Leggi liberticide, fascistissime come vengono definite:
Per Legge:
– Il Partito Nazionale Fascista resta il solo partito legale;
– Vengono aboliti gli altri partiti, i sindacati e le associazioni
– L’unico sindacato legale era quello fascista (scioperi e serrate vennero tassativamente proibiti). La Festa del Primo Maggio venne abolita e al suo posto venne indicata per il 21 Aprile IL Natale di Roma- Festa del Lavoro
– Il Capo del governo risponde del proprio operato solo al re d’Italia e non più al Parlamento utile solo per la ratifica degli atti adottati dal potere esecutivo;
– Il Gran Consiglio del Fascismo, presieduto dallo stesso Mussolini, ha componenti designati dal Regime – E, da massimo organo del Fascio, diviene pure superiore organo costituzionale del Regno d’Italia;
– Tutte le associazioni di cittadini dovevano essere sottoposte al controllo delle autorità di Pubblica Sicurezza;
– Vengono abolite le Amministrazioni locali elettive e guidate da funzionari di nomina governativa; nei Comuni arrivano i Podestà
– tutte le testate giornalistiche dovevano essere sottoposte a controllo ed a eventuale censura qualora si ravvisassero contenuti ritenuti anti-nazionali o di semplice critica nei confronti del governo.
Viene messo in atto un sistema repressivo per il controllo fisico-giuridico dei singoli sudditi:
– il confino politico per gli oppositori, che prevedeva la messa al bando degli antifascisti dalla società civile;
– il Tribunale Speciale per la difesa dello Stato, con competenza sui reati contro la sicurezza dello Stato (per i quali era prevista anche la pena di morte) ed un collegio giudicante formato da membri della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale e delle Forze Armate;
– l’OVRA, la polizia segreta del regime, operativa a partire dal 1927.
La politica estera di tipo espansionista / imperialista propagandata dal Regime spinse il Duce alla ricerca del “posto al Sole” provocando, dopo l’occupazione della Etiopia- Somalia , del 1935- 1936 la reazione della Società delle Nazioni che decise le sanzioni contro l’Italia.
Il Duce rispose accentuando il protezionismo economico interno fino all’autarchia.
E come effetto politico, le Sanzioni spinsero il Duce a stabilire più solidi contatti con la Germania di Hitler…. Si accentuano le scelte politiche interne:
Campagna del grano- politiche doganali irrigidite
La retorica delle famiglie numerose e dei lavori dei campi
Più Giovani-più Esercito numeroso – più Forza militare
L’isolamento si trascinò fino all’entrata in Guerra accanto alla Germania
Tra le ragioni si iscrivono due aspetti:
L’isolamento non era sopportabile:
Mussolini era stato osannato da Hitler che lo aveva considerato suo Maestro. Ora Hitler, da discepolo, stava occupando già gran parte dell’Europa, per cui non si poteva più indugiare. Bisognava mettere sulla bilancia qualche migliaia di morti per poi sedere al tavolo da vincitore.
I consigli a non farlo, pure da parte del suo genero Ciano, oltre che da diversi Capi delle Forze armate, non furono ascoltati.
Dichiarata la Guerra, tra scroscianti applausi il popolo entusiasticamente accoglie l’invito del Duce… del “Corri alle armi”.
L’entrata in guerra in una prima fase ebbe un andamento favorevole. Poi i combattimenti si rivelarono disastrosi anche sul fronte africano, dopo quello drammatico della Campagna di Russia,
Tanti i soldati sono rimasti seppelliti ignoti sulle rive del Don, come raccontato nel romanzo storico da uno dei pochi reduci, Giulio Bedeschi.
La sconfitta di Stalingrado (Agosto 42- Febbraio 3) costrinse i resti delle Divisioni tedesche, scampate al rigido inverno e alle imboscate, a rientrare in Germania, mentre sui vari fronti gli Alleati prepararono gli sbarchi…e significò l’inizio della fine per l’esercito tedesco come per quello italiano.
E’ importante conoscere l’andamento della Guerra perché proprio dal nefasto avventurismo del Duce con la Dichiarazione di entrata in guerra, con le ripetute sconfitte, comincia la sua caduta e quella del Regime.
Dopo l’iniziale entusiasmo delle prime avanzate, arrivarono sconfitte a ripetizione nei Balcani, in Russia, in Africa,..
Gli Alleati sono sbarcati in Sicilia i primi di Giugno del 1943.
Gli stessi Gerarchi del Fascismo temono per il Regime e anche per la loro sorte. Altrettanto il Re.
Dino Grandi un componente importante del Gran Consiglio prepara un Odine del Giorno che viene portato al voto nella notte del 25 Luglio 43.
Mussolini troppo sicuro di sé non dà peso a quanto sta accadendo, convinto che l’o.d.g. sarebbe stato respinto.
Invece l’Ordine del Giorno è approvato da 19 componenti tra cui anche da parte di Del Bono e De Vecchi, che erano stati due dei quattro triunviri della Marcia su Roma,
Il Deliberato prevede il passaggio del Comando delle Forze Armate dal Duce al Re con l’invito: “… al Governo a pregare la Maestà del Re, verso il quale si rivolge fedele e fiducioso il cuore di tutta la Nazione, affinché Egli voglia per l’onore e la salvezza della Patria assumere con l’effettivo comando delle Forze Armate di terra, di mare, dell’aria, secondo l’articolo 5 dello Statuto del Regno, quella suprema iniziativa di decisione che le nostre istituzioni a Lui attribuiscono e che sono sempre state in tutta la nostra storia nazionale il retaggio glorioso della nostra Augusta Dinastia di Savoia”.
Praticamente Mussolini, spodestato da Capo delle Forze Armate, perde l’autorità del comando nella guerra in corso.
Il Re, è libero di prendere decisioni comprese le trattative con gli Alleati
Mussolini va dal Re sperando che non accetti le sue dimissioni, Invece il Re le accetta e il giorno dopo lo fa arrestare e incarcerare in un presidio della Guardia Forestale in Campo Imperatore.
L’arresto di Mussolini segna la caduta del Regime. La popolazione pensa che sia anche automatica la fine della Guerra.
Invece il Re fa costituire un Governo di Militari dal Maresciallo d’Italia Badoglio, con la direttiva di mantenere l’ordine pubblico contro le manifestazioni di piazza e gli scioperi durante i quali si comincia ad invocare la fine della Guerra, del Regime e della Monarchia.
Gli Alleati avanzano. Iniziano trattative di resa. Fino ad arrivare all’8 Settembre.
Mussolini che era stato liberato dai Tedeschi, agli ordini di Hitler tenta di ricostituire le fila fasciste a Salò. Fonda una Repubblica fantoccio e organizza un Esercito in sua difesa e per continuare la guerra accanto alle divisioni naziste.
Il Maresciallo Badoglio, che tergiversava, fu spinto dagli Alleati a comunicare la firma dell’Armistizio. Lo fece con un linguaggio ambiguo:
«Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta.
Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.
Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza».
La parte conclusiva crea un disorientamento generale, soprattutto nei Comandi militari e nelle truppe: «…Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza».
Da chi possono venire gli attacchi? Solo dai nazifascisti!
Ognuno agisce come crede.
Le mura di ogni luogo sono piene di manifesti minacciosi emanati da Comandi tedeschi congiuntamente a quelli Repubblichini.
Si intima ai militari, ai giovani delle classi di leva e agli stessi richiamati di presentarsi nelle caserme agli ordini dei Comandanti nazifascisti, per arruolarsi nell’Esercito della Repubblica di Salò, per combattere accanto alle divisioni naziste. Pena fucilazione e ritorsioni feroci verso i familiari.
E succedono tragedie su tragedie. Perché intanto i Comandanti italiani in assenza di disposizioni chiare pensano di muoversi con ordini alla rinfusa.
Che scelta fare?
A migliaia, giovani delle classi di leva, soldati e richiamati si rifiutano di porsi agli ordini dei nazifascisti e i più si danno alla montagna dove trovano gruppi organizzati dagli antifascisti di sempre. Molti giovani meridionali che non possono in alcun modo raggiungere i loro Paesi, fanno questa scelta.
In un primo tempo per mettersi in salvo, per poi divenire consapevolmente Partigiani combattenti.
Vanno a rinforzare le bande – brigate formando Divisioni di Partigiani- Scelgono di entrare nel flusso della Resistenza, guidati dai Comandi del Corpo Volontari della Libertà su orientamento politico del CLN. Il CLN si era costituito subito dopo l’Armistizio, il 9 Settembre 1943 a Roma per cacciare gli occupanti nazisti e per sconfiggere i fascisti. Del CLN fanno parte protagonisti di diverse appartenenze politiche.
Importantissima è stata la mozione approvata dal C.L.N. il 16 ottobre 1943 che approva tre decisioni risolutive:
1 – Il CLN assume tutti i poteri costituzionali dello Stato evitando ogni atteggiamento che possa compromettere la concordia della nazione e pregiudicare la futura decisione popolare;
2 – Condurre la guerra di liberazione a fianco degli alleati angloamericani;
3 – Convocare il popolo al cessare delle ostilità per decidere sulla forma istituzionale dello Stato.
Da questa terza decisione discende l’indizione del Referendum che ci darà la Repubblica
Dopo l’Armistizio inizia la Lotta di Resistenza. L’Antifascismo c’era già.
E’ la strada per un nuovo Stato, di Giustizia, di Eguaglianza, di Libertà e Pace. Non solo di Doveri, ma anche di Diritti. La forma la deciderà il Popolo.
Furono quasi 20 i mesi di sacrifici, di lotte violente, sabotaggi, caduti, feriti, torturati, fucilati, internati
Man mano che gli Alleati salgono la Penisola le Divisioni naziste arretrano
Napoli… quattro giornate dal 27 al 30 Settembre 43 – si libera da sola
Roma… 4 Giugno 1944
Firenze… Agosto 1944
Bologna… 21 Aprile 1945
Poi Genova Milano e Torino si liberano prima dell’arrivo degli Alleati
Noi festeggiamo la giornata del 25 Aprile come Festa di Liberazione, la Lotta partigiana, la Resistenza,
La data è stata emblematicamente rappresentata dal giorno 25 Aprile durante il quale le tre grandi Città di Genova, Torino, Milano erano entrate in sciopero preparatorio di un rispettivo attacco alle truppe nazifasciste di stanza ed è evocato dall’accorato appello di Sandro Pertini, poi Presidente della Repubblica, sinteticamente espresso con la famosa intimazione rivolta a Nazisti e a Fascisti con l’espressione: “Arrendersi o Perire”.
“Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire”.
Il 25 Aprile del 45 ha un grande valore.
Senza l’azione dei partigiani, della lotta di Resistenza, che ha fatto trovare agli Alleati quei territori liberati dai nazifascisti, non avremmo avuto la Repubblica e neppure la Costituzione
– Gli Inglesi volevano la continuazione della Monarchia
– Gli Americani volevano un Governo fantoccio, come hanno fatto dappertutto.
Liberato il Paese, venne indicato un Governo provvisorio fino alla elezione referendaria del 2 Giugno 1946 con gli elettori e le elettrici, anche le donne per la prima volta, che hanno dovuto scegliere tra la Repubblica e la Monarchia. Al contempo vennero chiamati a votare per la costituzione di una Assemblea Costituente di 556 componenti
Dopo la Liberazione si formò un Governo provvisorio guidato dal Presidente Ferruccio Parri, che durò poco ( epurazioni e niente incentivi alle imprese) ne facevano parte Tutti i Partiti del CLN
A Lui segui come presidente Alcide De Gasperi , Ministro della Giustizia è Palmiro Togliatti che dispose un’amnistia
I Governo De Gasperi svolge il referendum deciso dal CLN nella mozione del dicembre 43 e l’elezione dell’Assemblea Costituente per redigere la Carta Costituzionale
Il 2 Giugno vince la Repubblica.
I risultati restano per alcune ore controversi, poi viene confermata dalla Cassazione la vittoria della Repubblica con esiti diversi tra Nord-Centro e Sud .
Ecco nello specchietto alcuni dati locali, provinciali e nazionali.
Corpo elettoral | Elettori | votanti | Repubblica | Monarchia |
Bianchi | 1.151 | 949 82.16% | 576 63,23% | 335 36.77 |
Conflenti | 2.694 | 2.026 75.20% | 695 36.94% | 1.212 63.56% |
Carlopoli | 1.828 | 1.538 84.14% | 556 38.85% | 891 61.15% |
Decollatura | 3.328 | 2.899 87.11% | 1.525 55.33% | 1.231 44.67% |
San. Pietro Ap | 1.588 | 1.414 89.04% | 723 56.05% | 567 43.95% |
Serrastretta | 3.550 | 3.035 85.49% | 1.585 55.71% | 1.260 44.29% |
Soveria M.lli | 2.257 | 1.962 86.93% | 1.292 68.69% | 589 31.31% |
Catanzaro
| 29.492 | 24.058 81.68% | 7.383 32.42% | 15.391 67.58% |
Cosenza | 29.773 | 24.949 63.80% | 8.441 37.09% | 14.993 62.91% |
Reggio Calabr | 76.616 | 63.438 82.80% | 19.490 32.04% | 41.349 67.96% |
Calabria | ||||
Italia | 28.005.449 | 24.946.878 | 12.718.641 | 10.718.502 |
89.08% | 54,27% | 45.73% | ||
Donne 12.998.131* Uomini 11.949.056*
|
Legge elettorale proporzionale: 32 Collegi.
Deputati da eleggere: 573 Eletti 556 ( nelle zone di Bolzano- Trieste- Venezia Giulia Zara-ancora sotto Governo Alleato non si votò).
Voto per l’Assemblea Costituente: 75.
DC- 35.21%.
PCI e PSI- 39.61.
Voto alle Donne.
75 Componenti l’Assemblea Costituente.
21 Donne.
5 Donne nella Commissione le la redazione della Carta.
L’Assemblea Costituente indica 75 componenti di cui 5 donne per l’elaborazione della Carta Costituzionale che, approvata, viene promulgata il 27 Dicembre 1947.
Afferma i Principi e i Valori.
La Repubblica è a base parlamentare con la triplice separazione dei Poteri
L’organizzazione dello Stato ha strutture istituzionali con Comuni, Province, Regioni-2 province autonome e 5 Regioni a statuto speciale, (ora ci son le Città metropolitane)
La Repubblica è stata osteggiata fin da subito. Ha avuto una vita assai difficile . Troppi non hanno accettato il Principio che i Cittadini sono Tutti uguali..
Troppi non hanno mai condiviso i Principi e i Valori espressi nella Costituzione, dopo la quale i sudditi sono divenuti cittadini, da considerare eguali e protesi ad avere giustizia sociale, senza alcuna differenza, vivendo sentimenti di Libertà e Pace. Abituati a considerarsi per secoli in posizione di dominio sociale.
Il cammino per la realizzazione di questi Principi è stato insanguinato e frenato, con tentativi di golpe, con stragi e uccisioni mirate. Proprio l’altro giorno è stato ricordato Pio La Torre ucciso il 30 Aprile 82.
Ceti reazionari-massonici-revanscisti hanno sparato fin dal primo Maggio 1947 a Portella della Ginestra con la banda Giuliano, uccidendo contadini festanti, coperti e protetti da servizi deviati nazionali e internazionali. Con mandanti rimasti senza identificazione per le coperture offerte da complicità annidate nello Stato.
Emblematica è la scena nella quale Nilde Jotti comunica a Tina Anselmi di volerla indicare quale Presidente della Commissione sulla P2..E l’Anselmi, da Presidente, portò a termine l’indagine con una voluminosa Relazione nella quale emersero le tante trame stragiste, le molte complicità, scoprendo il paradosso che la liberazione di Moro era stata affidata a Uomini dello Stato iscritti alla Loggia massonica P2 di Licio Gelli.
Jotti e Anselmi, due esemplari figure protagoniste della Resistenza prima e della Repubblica dopo, protese a realizzare la difesa della Democrazia, delle Istituzioni repubblicane e dei Principi e dei Valori costituzionali che non si sono potuti mai effettivamente attuare.
Si pensi alle crescenti diseguaglianze sociali e territoriali.
Si pensi a quanta sperequazione si vive nella fruizione del Diritto alla Salute, del Diritto allo Studio, e proprio su quanto accade sul lavoro, sul quale Valore è fondata la Repubblica.
Si pensi a quanto è stabilito nel primo e nel secondo comma dell’art.3, nel quale si sancisce l’eguaglianza di ogni Persona e l’impegno dello Stato a rimuovere quanto impedisce ad ogni cittadino di poter vivere pienamente la cittadinanza italiana. Tutti uguali.
E siccome si nasce e ci si può trovare in condizioni di inferiorità lo Sato è chiamato a rimuovere gli ostacoli…>>.
Prima di dare la parola agli studenti per le domande sono stati consegnati dei premi a studenti e a studentesse, per i risultati ottenuti in una competizione sportiva (Campione sud Italia Kickboxing), nel Concorso per scelta del Logo dell’Istituto, nelle gare dei Giochi matematici.
Quindi si sono succedute alcune domande riferite soprattutto al libro Il Carro della Storia, sui tempi per la sua elaborazione, sul significato del titolo, su filo logico che connette le vicende dei protagonisti in una trattazione risultata molto ampia.
Alle quali domande sono seguite esaurienti risposte dell’autore.
In particolare è stata chiarita la scelta del titolo Il Carro della Storia. È un titolo evocativo, ispirato dalla scena vista al Teatro Piccolo di Milano durante la rappresentazione dell’Opera di Bertolt Brecht di “Madre Courage” nel mentre tira un carro per superare le peripezie della vita. Un carro, utilissimo mezzo di trasporto, se non viene tirato o spinto resta fermo. Non svolge alcuna finzione. In fondo la Storia per far progredire ha bisogno di essere tirata e o spinta. Ha bisogno di sforzi. Ha bisogno degli impegni positivi degli Uomini.