Nel corso di varie ricerche svolte per acquisire notizie e dati sui militari di Francavilla Angitola Caduti nella seconda guerra mondiale, per poi riportarli nel libro “Buone notizie e pronta risposta” vol. 2°, pubblicato nel 2012 da “Calabria Letteraria Editrice”, sono venuto a conoscere, grazie alle preziose, commoventi informazioni fornitegli dal prof. Vincenzo Scalese di Martirano Lombardo, anche la dolorosissima vicenda di Pasquale Scalese, fratello dello stesso prof. Vincenzo.
L’artigliere Pasquale Scalese e il francavillese Domenico Farina, corregionali ed entrambi arruolati nel 35° Raggruppamento Artiglieria, non solo si trovarono insieme nel 1943 nell’isola di Rodi, ma furono vicini nel momento del loro supremo sacrificio, quando andarono dispersi, la notte tra il 12 e il 13 febbraio 1944, in seguito al tragico naufragio del cargo “Oria”, dove erano stati stivati più di quattromila italiani, che, presi prigionieri dai tedeschi, da Rodi dovevano essere deportati in campi di concentramento e di lavoro ubicati in territori dell’Europa centrale, allora controllati dai nazisti.
Il dattiloscritto era stato consegnato nel dicembre 2011 all’editore Rubbettino perché provvedesse alla stampa del libro a febbraio 2012. Sennonché proprio a febbraio 2012 venne finalmente trovato un elenco con i nominativi dei prigionieri italiani imbarcati sull’Oria. Su tale elenco di prigionieri imbarcati purtroppo erano citati anche i nominativi dei suddetti artiglieri: a pag. 28 dell’elenco era segnato il Caporale Farina Domenico; a pagina 56, il Soldato Scalese Pasquale.
Avvisato del sensazionale ritrovamento dell’elenco imbarcati, sono riuscito a mala pena a darne notizia in poche righe inserite all’ultimo momento nella pagina finale (numero VII) dell’Introduzione del libro, la cui stampa era stata già avviata. Tuttavia non potei integrare i capitoli singoli di Farina e di Scalese, inserendovi la notizia che ciascuno dei due era perito nel naufragio del cargo “Oria”, avvenuto la notte del 12/13 febbraio 1944, andando a cozzare contro scogli dell’isolotto “Patroklou” (di Patroclo), 25 miglia prima di giungere al porto del Pireo.
Qui di seguito è trascritto il capitolo relativo a Scalese Pasquale, tratto dalle pagine 9-10-11-12 del libro “Buone notizie e buona risposta”, di Vincenzo Davoli, edito nel febbraio 2012 da “Calabria Letteraria Editrice”.
<< Scalese Pasquale nacque il 1° gennaio 1915 a Martirano Lombardo (CZ); era il quintogenito dei coniugi Antonio Scalese e Caterina Bartolotta. Il padre era un piccolo proprietario terriero; da giovane, Antonio era emigrato negli Stati Uniti d’America, rimanendovi a lavorare per alcuni anni.
Fino al 1905 gli Scalese abitarono a Martirano, paese molto antico, che nei secoli passati era stato anche sede vescovile. Nel 1905 un grave terremoto colpì l’antica Martirano distruggendo gran parte del paese. La famiglia Scalese, miracolosamente scampata al sisma disastroso, abbandonò la vecchia casa rovinata dal terremoto per trasferirsi in una casetta nuova eretta in campagna, nella frazione di San Nicola. San Nicola ora fa parte di Martirano Lombardo, il paese edificato ex novo a 7 km dall’antico, e che porta l’attributo Lombardo poiché fu costruito ad opera di un comitato di soccorso proveniente dalla Lombardia.
Ovviamente i primi figli di Antonio e Caterina nacquero a Martirano; quelli venuti al mondo dopo il 1905 sono nati a Martirano Lombardo. Il primo figlio degli Scalese si chiamava Vincenzo; era nato a Martirano antica il 18 aprile 1898. Appena diciottenne fu chiamato alle armi; partecipò alla 1ª guerra mondiale, arruolato tra gli Alpini. Fu mandato a combattere in montagna, dove si comportò così valorosamente da meritare una Croce di guerra. Durante una breve licenza ebbe modo di incontrarsi con suo padre Antonio che, richiamato alle armi, operava nel Genio pontieri presso il fiume Piave. L’alpino Vincenzo si distinse in particolare negli scontri di Monte Cimone (Altopiano d’Asiago Vicenza); rimasto ferito da una scheggia di granata, fu preso prigioniero, insieme ad altri, da forze nemiche soverchianti. Nella lunga prigionia soffrì diversi patimenti: la ferita mal curata; lo scoramento per la lunga attesa del ritorno in libertà; la penuria di cibo. Dopo la vittoria del 4/11/1918 fece ritorno in patria, ma il suo fisico era ormai minato dalla malattia e dalle sofferenze patite. Morì il 18/09/1920 all’Ospedale militare di Catanzaro, dove si trovava ricoverato per un estremo tentativo di curarlo e salvarlo.
Dopo il primogenito Vincenzo, gli Scalese ebbero tre femmine: Rosina, Carolina e Marianna. Quintogenito, e secondo figlio maschio, fu Pasquale, nato a San Nicola di Martirano Lombardo. Sempre nella casetta di San Nicola nacquero gli altri due figli: una femmina, chiamata Cristina ed un maschio. Giustamente all’ultimo loro figlio, nato dopo la tristissima e prematura morte del primogenito, i genitori vollero dare il medesimo e diletto nome, ossia Vincenzo.
Con la scomparsa del primogenito il ruolo e la responsabilità di primo maschio passarono a Pasquale. Alla scuola elementare Pasqualino si distinse come scolaro diligente e giudizioso, bravo in tutte le materie, eccellente in matematica e scienze. Tuttavia, una volta conseguita la licenza elementare, il ragazzo non poté proseguire negli studi. In quegli anni la scuola ginnasiale era aperta solo in grossi centri come Nicastro; per quanto Pasquale fosse un giovinetto studioso e promettente, la sua famiglia in quel periodo non poteva permettersi il lusso di mantenere un figlio agli studi; ciò avrebbe comportato notevoli spese per le rette scolastiche, per il vitto e l’alloggio, per l’acquisto di libri, di vocabolari e cancelleria, a cui bisognava ancora aggiungere le diverse altre spese che è costretto a sostenere chiunque dimori lontano dalla propria casa. Chiuso il capitolo “scuola”, Pasquale ancorché giovanissimo, cominciò a lavorare; nei primi tempi cominciò a lavorare; nei primi tempi affiancò suo padre nella gestione oculata delle proprietà agricole e boschive di famiglia. Poi, crescendo negli anni ed aumentando l’esperienza, si affermò come coltivatore diretto, come imprenditore agricolo autonomo capace e intraprendente.
Riconosciuto abile alla visita di leva dei giovani della classe 1915, fece l’ordinario servizio militare in tempo di pace, inquadrato nei ranghi dell’Artiglieria. Durante la ferma militare Pasquale fu mandato anche a Bardonecchia (provincia di Torino); vi rimase per qualche tempo, prestando servizio con le guardie di frontiera, alloggiate nel forte Bramafam, antico presidio costruito dai Savoia, al confine con la Francia. Concluso il servizio militare, giustamente Pasquale si preoccupò di mettere su famiglia; agli inizi del 1939 sposò la compaesana Angelina Folino. Il 19 novembre 1939 i giovani coniugi, insieme a tutti gli Scalese, gioirono per la nascita di un figlio, a cui misero il nome Antonio in onore del nonno paterno.
Ma la gioia in casa Scalese durò solo pochi giorni. Già dal 1° settembre 1939, con l’attacco tedesco alla Polonia, la guerra divampava nel centro dell’Europa.
L’Italia, non ancora belligerante, cominciò a mobilitare le sue Forze Armate; perciò Pasquale Scalese, richiamato sotto le armi, dovette allontanarsi dal piccolo neonato, dalla sposa e dai suoi cari. Soltanto una volta nella primavera del 1940, durante una breve licenza, ebbe modo di riabbracciare il piccolo Antonio ancora in fasce e di salutare i parenti. Pasquale fu arruolato nuovamente come Artigliere, inquadrato nel 35° Raggruppamento Artiglieria da posizione.
Dopo che l’Italia entrò in guerra (10/06/1940), il reparto dove militava Scalese fu mandato nel mar Egeo a presidiare l’isola di Rodi. Durante la permanenza nell’isola, Pasquale chiese più volte di essere mandato in licenza per rivedere i suoi congiunti, ma questo permesso non gli fu mai accordato. Nell’isola di Rodi Scalese prestava servizio come Caporale nella 13ª Batteria del 35° Raggruppamento Artiglieria, ossia nella stessa unità dove era stato inquadrato il francavillese Caporal Maggiore Domenico Farina. Grazie ad una fitta corrispondenza postale Pasquale mantenne contatti stretti con familiari ed amici di Martirano Lombardo… >>
di Vincenzo Davoli
PRESTO LA PUBBLICAZIONE DELLA II PARTE DELL’ARTICOLO