Questa volta, il fotografo Antonio Renda ci ha inviato un’immagine in grado di riattivare la nostra memoria di singoli, ma anche quella collettiva e – in epoca di reti digitali – “connettiva”, facendoci tornare col pensiero a un mondo in cui Uomo e natura non erano ancora due entità distinte, separate inesorabilmente dalla parola “sfruttamento”.
I nostri antenati vivevano sugli alberi e quindi, nei nostri cromosomi, gli alberi hanno mantenuto intatta la loro importanza attraverso i millenni. Gli alberi sono stati nel tempo rifugi, abitazioni, materia prima per costruire, evocatori di sogni a occhi aperti. Ma non si trattava ancora di sfruttamento; essi, semplicemente, si donavano.
Pensare l’albero come materia in divenire è ciò che fa l’autore dell’immagine, in una sua suggestione verbale che completa quella iconica:
<< Pensare è divenire: albero, foglia, ramo, legno e freccia. >>
Un po’ come Jacques Prévert che, in una sua raccolta poetica (Alberi, 1976), scriveva:
<< Essere albero e scomparire / e riapparire altrove / essere altro / un’altra cosa / differenti oggetti / è forse questo il mio destino >>
Ma da quei residui di memoria genetica possiamo ancora trarre una lezione, recuperare tracce di un’umanità che non aveva ancora asservito ai suoi più egoistici scopi i mondi circostanti: quello animale, quello minerale e naturalmente quello vegetale.
Sono tracce che resistono in luoghi come la Faggeta di Serrastretta, ma i rischi non mancano neppure qui, neppure ora che è aumentata la coscienza ecologica assieme alla consapevolezza che la natura può diventare, se correttamente preservata, anche una risorsa economica.
E a questo proposito, il fotografo Renda ci lascia anche un suo dubbio irrisolto:
<< Spero che allo stupidario nazionale non debba aggiungersi il nome della Faggeta di Serrastretta: un luogo magico. >>
E non ha tutti i torti, perché quel suo, e nostro, “luogo magico” è stato recentemente minacciato e forse lo è ancora, almeno in parte.
Gli alberi della foto sembrano un esercito di soldati pronti alla battaglia, come quelli nascosti nella foresta di Birnam che sembra muoversi contro il Macbeth di Shakespeare, ma in realtà sono potenziali vittime sacrificali. E’ per questo che tutti noi dobbiamo assolutamente recuperare quella piccola percentuale di patrimonio genetico che ancora ci appartiene, capace di sprigionare memorie ataviche che possano diventare come tanti scudi antichi, schierati a difesa della Faggeta, da chiunque e a ogni costo.
Raffaele Cardamone
In basso, La foto realizzata da Antonio Renda e, a seguire, la sua Biografia…
Foto di Antonio Renda (Fototeca della Calabria)
Biografia di Antonio Renda
Antonio Renda è un fotografo e un documentarista. E’ nato a Catanzaro nel 1964. Ha compiuto studi universitari di filosofia e antropologia. Professionista dal 1991. Specializzato in fotografia di architettura, arte e turismo. Il suo archivio conta oltre 100.000 immagini sulla Calabria.
Ha collaborato alla realizzazione di numerosi prodotti editoriali con le maggiori case editrici calabresi: Rubbettino, Abramo, Iiriti, e nazionali come Silvana Editoriale, Electa-Mondadori e ha pubblicato sulle riviste: Oasis, Bell’Italia, A tavola, Terre del vino, Qui Touring, Abitare, Informatore Agrario; ha inoltre curato la fotografia per le Riviste: Calabria Rurale, Calabria è, Catanzaro Arberia.
Collabora da molti anni con le maggiori istituzioni calabresi e con case editrici, e autori vari. Per l’Assessorato alla Cultura e al Turismo della Provincia di Catanzaro ha curato i cataloghi per le edizioni della mostra di arte contemporanea “Intersezioni” (ed. Electa) e per la mostre realizzate al Museo MARCA di Catanzaro fin dalla sua fondazione.
Ha inoltre realizzato le immagini per le due edizioni del catalogo del “Museo Storico Militare” di Catanzaro (ed. Rubbettino), i calendari e i cataloghi del “Parco della Biodiversità” di Catanzaro.
Per la mostra “Intersezioni” e il Museo MARCA ha realizzato inoltre i video sugli artisti e le relative mostre.
È responsabile della “Fototeca della Calabria”, associazione che si occupa della divulgazione della cultura e dell’immagine della Calabria, con una particolare attenzione agli scrittori ed artisti calabresi.
Ha inoltre realizzato, negli ultimi anni, numerosi cortometraggi su vari aspetti della cultura calabrese: il mediometraggio “Nella terra di Melusina”, ispirato ad un racconto di Corrado Alvaro, e i cortometraggi “I carbonai di Serra San Bruno”, “Bovari”, “L’ultimo Mugnaio”, “I Palmenti Di Ferruzzano”.
Un’opera fondamentale della sua produzione è il volume fotografico: “Differenze di Vedute – Il paesaggio nella provincia di Catanzaro” (ed. Rubbettino).
Ha da poco ultimato un nuovo libro fotografico: “Madonna di Porto. Le icone votive lungo i percorsi verso il Santuario”, attualmente in fase di pubblicazione.