
Anno Domini 2024 pieno di sorprese per il ponte romano sul Savuto a metà tra il territorio di Scigliano e Altilia in provincia di Cosenza e accessibile dalla provinciale SP64 che conduce a Scigliano.
Ancora attuale è la notizia dell’utilizzo del ponte come protagonista in alcune suggestive scene del film “Il Monaco che vinse L’Apocalisse” in visione nei cinema di tutta Italia proprio in questi giorni.
Salta adesso alla ribalta la pubblicazione su alcune riviste scientifiche internazionali delle indagini compiute sul ponte romano ad opera di un Team dell’Università di Salerno, già autrice del monitoraggio strutturale dell’Arco di Traiano a Benevento (2015) ed il monitoraggio strutturale del Tempio di Nettuno a Paestum (2019).
Il Team guidato dall’ingegnere elettronico Fabrizio Barone professore in Fisica applicata nella facoltà di chirurgia e odontoiatria dell’università di Salerno, che tra i risultati scientifici ottenuti nella fisica gravitazionale, per la sua collaborazione al VIRGO/LIGO, ricordiamo la “prima rivelazione di onde gravitazionali emesse durante la coalescenza di due buchi neri” (che gli attribui una menzione nel Premio Nobel per la Fisica 2017, per aver collaborato al progetto).
Questa fù la prima dimostrazione diretta della componente dinamica della Relatività Generale di Einstein e prima verifica diretta dell’esistenza dei buchi neri, evento che ha determinato la nascita dell’Astronomia Gravitazionale.

Oltre ai numerosi riconoscimenti in ambito astronomico il professor Baroni svolge attività di ricerca multidisciplinare di base ed applicata nel settore della sensoristica di precisione.
Tra le diverse tipologie di sensori sviluppate e pubblicate, un ruolo rilevante è occupato dalle innovative architetture meccaniche, inventate per la realizzazione di sensori inerziali lineari ed angolari (sismometri, velocimetri e/o accelerometri) a larga banda in bassa frequenza per applicazioni terrestri, marine e spaziali, includendo quelle in ultra alto nel monitoraggio ambientale e nel monitoraggio strutturale in bassa frequenza di edifici e monumenti di interesse storico. In particolare questi ultimi sensori, integrati in sistemi di acquisizione distribuita sviluppati ad hoc, sono finalizzati a fornire valutazioni previsionali dell’evoluzione in tempo reale del comportamento dinamico delle strutture nel corso degli anni.

Proprio l’applicazione di questi sensori ha il interessato il ponte romano sul Savuto che dopo 22 secoli dalla sua realizzazione continua a riservarci sorprese. Il risultato di tale indagine è già stato pubblicato su diverse riviste scientifiche, dopo una conferenza stampa tenuta in autunno presso l’Università di Salerno. In redazione è giunta il formato preprint di tale pubblicazione su gentile concessione del Sindaco di Scigliano, l’ingegnere Pane.
La pubblicazione costituita da 30 pagine formato A4 in lingua inglese, inizia con una introduzione sulle caratteristiche del ponte, che viene definito il PONTE ROMANO ESISTENTE PIU’ ANTICO AL MONDO. Segue una lunga relazione tecnico-scientifica sulla tipologia di sensori adottati, sulle loro caratteristiche, sulla creazione di un modello digitale per il riscontro. L’adozione dei sensori ad hoc per il ponte, che non necessitavamo di una installazione invasiva, è stata supervisionata dalla Soprintendenza delle Belle Arti di Cosenza.

Lo studio effettuato applica il metodo di ottimizzazione reciproca del modello dinamico degli elementi finiti. Questo metodo combina la modellazione computazionale avanzata con il monitoraggio delle vibrazioni con sensori ad alta sensibilità. La conservazione delle strutture patrimoniali immobili sottoposte a stress naturali e antropici richiede la cattura di spostamenti lineari e angolari lenti, comprese le deformazioni cicliche dovute alla temperatura e la comprensione approfondita delle loro dinamiche strutturali. Questa conoscenza è fondamentale per la diagnosi precoce e i relativi piani di conservazione.
Dai risultati emersi il ponte mostra una dinamica rotazionale dominante, che emerge sugli altri movimenti. La causa primaria di tale rotazione è data dall’irraggiamento solare non uniforme sulla struttura che si stabilizza dopo il tramonto. Simile movimento è stato rilevato da uno studio precedente sull’Arco di Traiano a Benevento sulla via Appia. L’indagine ha evidenziato anche problematiche strutturali probabilmente create dagli interventi conservativi dell’inizio del secolo scorso. La costruzione di due contrafforti sul lato di Altilia hanno alterato il comportamento dinamico originale del ponte. L’intervento di restauro nel 1960 purtroppo nonostante gli sforzi fatti non ha affrontato la causa del problema, anche a causa della mancanza delle attuali strumentazioni di indagine.
Dallo studio effettuato si evince la necessità di uno scavo archeologico per una completa valutazione delle interazioni terreno-struttura alla base del ponte e la necessità di apporre ulteriori sensori aggiuntivi nelle vicinanze del letto del fiume.

Si evidenzia altresì che l’applicazione di un sistema di monitoraggio permanente potrebbe tracciare le forze ambientali e antropiche come il flusso del fiume, il vento, attività sismica e traffico nel tempo, migliorando la comprensione dei loro impatti sulla struttura contribuendo a ottimizzare le future strategie di conservazione. La pubblicazione scientifica termina adducendo che tale tipologia di approccio e studio è in linea con i dettati dell’Unesco per una conservazione sostenibile e fondata su pratiche scientifiche.
Ricordiamo infine che nel Team di indagine e ricerca sul ponte Romano sul Savuto hanno collaborato l’architetto Armando Di Maio di Napoli e l’architetto Salvatore Antonio Fornaro di Sapri, personalità di spicco nell’ambito del restauro conservativo architettonico.
Per chi voglia approfondire esiste la possibilità di scaricare la pubblicazione originale da questo link:



























