In casa Garibaldina, qualcosa comincia a muoversi sul versante del nuovo assetto societario che si è reso necessario dopo le dimissioni da presidente di Emilio Chiodo, disposto a restare nei ranghi con il ruolo di semplice dirigente. Due le opzioni al momento sul tappeto.
La prima, trovare un certo numero di dirigenti attivi, anche giovani, disposti a impegnarsi non tanto economicamente ma nel seguire la squadra e ovviare a tutte quelle carenze organizzative che hanno costretto, negli ultimi anni, un piccolo gruppo di volenterosi a sobbarcarsi tutte le responsabilità che comporta gestire una squadra di Promozione.
La seconda, provare a vedere cosa c’è di vero nell’interessamento di un imprenditore di Catanzaro, lasciando così spazio, un po’ come è avvenuto perfino nell’ambito di alcune società professionistiche, a personalità o gruppi “stranieri” cui hanno abdicato i dirigenti locali.
Tanto più che la società ha tutte le caratteristiche per essere appetibile a chi ha intenzione di investire sul calcio: un bilancio sano e l’assoluta assenza di debiti; un settore giovanile frequentatissimo da bambini e ragazzi di tutto il circondario; un impianto sportivo, lo stadio “Antonio Leo”, di tutto rispetto, da migliorare eventualmente solo con il prato di erba sintetica, che potrebbe anche arrivare grazie a un progetto già presentato dal Comune e di cui si attendono gli esiti; l’eventuale subentro a costo zero per chi avesse intenzione di rilevare la società; la categoria di grande prestigio, la Promozione, che viene mantenuta ininterrottamente e meritatamente già da parecchi anni.
Al momento, tutto può accadere. Ma il tempo stringe e bisogna al più presto trovare una soluzione che sia consona alla storia e al prestigio di questa società, che appena due anni fa, tanto per fare un esempio, giocava senza per nulla sfigurare contro il Sambiase (nelle foto), che da quest’anno militerà tra i professionisti della Serie D.
Raffaele Cardamone