Del periodico mensile “Eco giovanile” (Soveria Mannelli, dicembre 1969/aprile – 1974) si è detto già abbastanza e da più autorevoli parti, soprattutto in occasione della recente dipartita del suo animatore, Mons. Colafati, allora per tutti più semplicemente don Natale.
Le brevi note che seguono vogliono semplicemente fornire un ulteriore spunto per ravvivare il ricordo di una particolare stagione.
A chi vuole ulteriormente approfondire i valori che animavano l’ispiratore e il gruppo vario e coeso dei redattori, si consiglia la lettura delle copie del ciclostilato, gelosamente conservate da alcuni collezionisti e del libro “Eco dell’eco” di Natale Colafati, edito da Rubbettino nel maggio 1980 nel quale lo stesso Autore nella sua introduzione spiega tra l’altro le cause vere della fine dell’esperienza.
Per capire l’importanza della testata nella formazione della coscienza collettiva e comunque nella dialettica e nella cultura locale, è utile dare un minimo di collocazione ai fatti nello spazio e nel tempo.
Soveria Mannelli agli inizi degli anni ‘70 del secolo scorso era una cittadina con 3.280 abitanti (negli anni ’30 erano quasi 5.000, oggi sono 3.076 circa, con saldo demografico costantemente negativo).
Il boom economico che aveva risollevato l’economia italiana (soprattutto quella del centro-nord!) dalle angustie del periodo post-bellico era avvertito dalle nostre parti soltanto perché i concittadini emigravano verso le regioni del triangolo industriale e non più verso i Paesi dell’Europa del nord o verso le Americhe o l’Australia, come avvenuto nella prima metà del secolo XX.
Erano comunque tanti i disoccupati che, per scelta o per necessità, restavano nel paese natio; la maggior parte degli occupati lavorava già nel terziario; l’agricoltura restava a livello di sussistenza o di modesta integrazione del reddito familiare.
L’analfabetismo era presente nel 10% della popolazione, ma più tra i giovani, giacché l’obbligo scolastico – rispettato – era stato portato a 14 anni dalla Riforma del 21-12-1961 che introdusse anche la scuola media unica.
La maggior parte degli adolescenti proseguiva gli studi e conseguiva il diploma; buona parte dei maturati s’immatricolava, anche se pochi erano ancora i laureati (1,2%), tant’è che molti dei docenti delle locali scuole secondarie di I e II grado provenivano da Lamezia, Catanzaro ed anche da altre province, addirittura da altre regioni.
Poco letti i giornali, ancora limitata l’offerta di programmi televisivi, assenti gli altri mezzi di comunicazione di massa, la parrocchia e i partiti politici costituivano gli unici punti di riferimento culturale.
La parrocchia di San Giovanni Battista, retta dal 1968 al 1992 da don Colafati che proveniva da quella attigua di San Michele Arcangelo di San Tommaso, rivolgeva una particolare attenzione alle problematiche giovanili.
I partiti (DC, PCI e PSI) presenti con sezioni attive soprattutto nei periodi pre-elettorali, proponevano i loro valori e i loro modelli, caratterizzati – ovviamente – da una particolare cultura, dalla loro storia e dalla particolare prospettiva ideologica dalla quale i dirigenti e i militanti percepivano i problemi della società.
La grande novità nello scenario sociale dell’epoca è l’Ospedale Civile di Soveria Mannelli, allora in fase di ultimazione, che sarebbe stato aperto pochissimi mesi dopo la cessazione della pubblicazione della testata, il I luglio 1974, offrendo buoni servizi a tutela della salute e stabilità occupazionale a centinaia di lavoratori.
“Eco giovanile – periodico mensile di attualità e informazione” (con la sua redazione in Salita II Petramone – 88049 Soveria Mannelli), vide la luce (meglio dire… il ciclostile) nel dicembre 1969.
Era costituito da 30-32 facciate, non conteneva pubblicità e si sosteneva con le vendite (una copia £ 100 nei primi anni di pubblicazione, £ 150 poi) e gli abbonamenti (annuo £ 2.000, semestrale £ 1.000 per l’Italia; annuo £ 6.000, semestrale £ 3.000 per l’Estero).
“Era nato dall’entusiasmo di un gruppo di giovani che ricercavano una soluzione ai tanti problemi che si ponevano, partendo da una coscienza ispirata ai valori cristiani e stimolata da profonde istanze sociali”.
Ciascun numero presentava:
- L’Editoriale a cura del Direttore;
- la rubrica Così ci scrivono che ospitava lettere e opinioni, anche di tono e ispirazione diametralmente opposti a quelli della redazione;
- la rubrica Quel che succede che riportava notizie di utilità pubblica;
- la rubrica Analisi di un fatto nella quale dallo spunto offerto da notizie o episodi particolari si perveniva a considerazioni di valenza molto generale;
- la rubrica Cianfrusaglia soveritana incentrata su questioni politico-amministrative locali;
- la rubrica Calcio/Soveria sport con i risultati ottenuti della locale Polisportiva Garibaldina;
- la rubrica Il nostro notiziario che riportava notizie locali, nascite e decessi;
- articoli di carattere generale, sulla scuola, il costume e le tradizioni, la politica, l’economia, lo sport, la letteratura locale;
- interviste;
- poesie, edite e inedite;
- comunicati stampa degli Enti Locali.
Alcune delle suddette rubriche furono presenti dal primo all’ultimo numero, altre solo saltuariamente o per alcuni periodi. Ciascun articolo era redatto su una o due colonne. Non comparivano fotografie, ma la copertina e alcuni articoli erano arricchiti da semplici ed espressivi bozzetti realizzati da altri giovani del luogo.
I redattori erano giovani e giovanissimi, quasi tutti soveritani; i collaboratori erano alcuni professionisti locali; per un certo periodo alla redazione di Soveria si affiancò quella di Platania.
Fatti, opinioni, commenti, rubriche s’intersecavano con sufficiente armonia, suscitando l’interesse dei lettori, che attendevano con curiosità l’uscita del mensile.
Nessuna opinione era urlata, le notizie e i relativi commenti erano espressi con toni civili quanto decisi, poiché i redattori erano consapevoli che la ragione e il torto non si separano con un taglio netto, che la libertà è strettamente connessa alla conoscenza e alla partecipazione e che esprimere le proprie idee fosse un diritto degli uomini liberi. E proprio sulla libertà il Direttore chiosa: “la libertà dinanzi alla verità non è di tutti”.
Il periodico Eco giovanile non è stato una palestra dove formare futuri giornalisti, né la scuola dove apprendere particolari tecniche di comunicazione o di persuasione.
E’ stato la vetrina di una partecipazione disinteressata, di un impegno senza fini reconditi, che per la prima volta ha saputo dare voce ai giovani (ed anche ad alcuni giovani) soveritani. E’ stato uno strumento di conoscenza e di coscienza dei problemi locali, finalizzato alla riappropriazione del territorio. E’ stato l’emblema della stagione nella quale i giovani esprimevano con semplicità, chiarezza e determinazione le loro idee, divenendo così corda vibrante e non più cassa di risonanza nella costruzione del divenire collettivo.