<< Però in giro ormai godeva di un rispetto non indifferente e molti riconoscevano che aveva delle qualità e delle possibilità. Iginio gli chiese una volta: ma guadagni? Ed R.V.B. rispose: no, se chiedi soldi nessuno viene più da te. >>
Con questa frase fulminante, Renato Vitaliano Bonacci (o R.V.B. come amava definirsi lui stesso) descriveva la sua condizione professionale di avvocato di provincia in quella quasi autobiografia, travestita da resoconto di un sogno imprenditoriale che era diventato realtà, contenuta nel suo libro: “Gesariellu. Storia di un insediamento turistico in Calabria”, Rubbettino, 1977.
Renato Vitaliano Bonacci, da chi lo ricorda ancora, può essere definito come un personaggio naif, perché aveva un rapporto piuttosto esile con la realtà che viveva (un po’ per scelta e un po’ per costrizione), uno scapigliato fuori tempo massimo, perché a suo modo era ribelle e trasgressivo, un viveur in piena regola, perché non disdegnava i piaceri della vita mondana.
Era un uomo di paese, uno dei nostri paesi del Reventino, Decollatura, che si era aperto alla scoperta del mondo, attraverso viaggi, esperienze e contatti con chiunque potesse destare la sua curiosità.
Lui stesso racconta, ad esempio, dell’incontro con un fotografo professionista, accompagnato da una bella fotomodella, in quel di Copanello. In quell’occasione fa capire orgogliosamente di aver intuito come delle belle foto di Gesariellu avrebbero potuto contribuire a un suo lancio pubblicitario. Ma poi ammette candidamente che la bella modella non era stata ininfluente nel fargli decidere l’ingaggio del fotografo.
La cosa si concluse con un nulla di fatto, come spesso avviene a chi sa guardare oltre l’esistente ed è sempre un passo avanti rispetto agli altri. Come lui stesso scrive: << Il fotografo mandò le diapositive, ma nessuna cartolina nacque da quelle foto. Una piccola spesa in più come tante altre fatte per nulla. >>
Ma il libro è uno spaccato di vita vissuta: vita d’altri tempi. Le carte da gioco, i bar, le belle auto e le belle donne, l’amicizia, le persone che attraversavano la sua vita come meteore e che però lasciavano tracce indelebili, come Jinks ed Elita conosciuti a Stromboli, ma anche le inevitabili antipatie e le insofferenze per un ambiente che a volte gli andava troppo stretto.
Però, tra una storia personale o familiare e l’altra, c’è anche il filo conduttore della storia di Gesariellu. Da quando, come scrive lui stesso: << Dapprima non vi era niente. Era tutto spoglio. Vi passava una strada che diventava un fiume, per la pendenza, quando pioveva. >> Fino alla nascita del villaggio, nel descrivere il quale, quel saggio di R.V.B. non disdegnò, a conclusione del suo racconto, di usare una personalissima e inconfondibile vena polemica: << Gesariellu è una cosa che resterà e resterà sempre nel bene e nel miglioramento di Decollatura anche se molti per ragioni varie saranno convinti del contrario. >>
E Gesariellu c’è ancora ed è conosciuto almeno quanto la stessa Decollatura. Così come l’immagine di Renato Vitaliano Bonacci, seppure un po’ sbiadita dal tempo che è passato da quando ci ha lasciati, è sempre viva nel ricordo di chi, come me, ha potuto almeno vederlo scorrazzare per il suo paese o sostare ai tavolini di un bar, ma soprattutto ha potuto rileggere le sue parole in questo libricino preziosissimo sul quale ilReventino.it non si farà sfuggire l’occasione di ritornare presto.
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