Nella sede della Camera del Lavoro di Decollatura si è tenuta un’assemblea degli iscritti allo SPI CGIL. Nel corso dell’incontro si è costituita la Lega dello SPI-CGIL del Reventino, quale responsabile e coordinatore, all’unanimità l’assemblea ha indicato Angelo Falbo di Carlopoli.
Riguardo lo svolgimento dell’incontro al tavolo della presidenza erano presenti tra gli altri: Giuliana Muscia, responsabile della sede locale della CGIL di Decollatura, Pasquale Aprigliano, segretario regionale dello SPI-CGIL, Enzo Scalese, componente della segreteria CGIL Catanzaro-Lamezia Terme, Gianni Dattilo segretario provinciale dello SPI-CGIL di Catanzaro-Lamezia Terme, con altri tre componenti la stessa segreteria, Ernesta Taverniti, Enzo Pìrito e Alberto Truglia.
Gli autorevoli rappresentanti della CGIL sono giunti a Decollatura per affrontare insieme agli iscritti, che hanno partecipato numerosi, le problematiche che riguardano le condizioni socio-economiche e per ascoltare le richieste e le proposte che provengono dalla “categoria”. Inoltre è stata riscontrata l’esigenza di decidere di strutturarsi in maniera più articolata e funzionale sul territorio. Gli interventi che si sono succeduti, dopo l’avvio dato all’incontro da Giuliana Muscia, hanno inquadrato le questioni d’ordine politico generale, quelle di ordine sindacale, quelle di ordine più specifico, sul piano umano e personale, delle condizioni di vita di un “ pensionato” che vive in un paese interno montano. Luoghi dove, spesso, la solitudine del singolo è aggravata drammaticamente dall’isolamento e dall’impoverimento in cui versa il territorio. Gli intervenuti hanno argomentato incisivamente la necessità di organizzarsi per contrastare tali condizioni disumanizzanti, attrezzandosi anche con una presenza sindacale-organizzata che sappia individuare, “agitare”, affrontare e contribuire a risolvere i fenomeni emergenziali che si stanno rivelando nemici di un minimo stato di vivibilità civile:
- nell’ambito socio-sanitario: dall’assistenza alla cura della persona, alla tutela della salute sul piano medico (curativo, di ricovero ospedaliero, di analisi e di controllo specialistico). Troppe persone anziane non sono aiutate a curarsi bene o addirittura rinunciano a curarsi, per povertà crescente e per mancanza di adeguati sostegni anche in termini di servizi. Mentre risulta del tutto assente una qualsiasi attività medico- sanitaria di natura preventiva degli acciacchi specifici dell’età.
- nell’ambito dei trasporti: la serie dei paesi dell’entroterra sono ad alto tasso migratorio, nei quali è rarissimo trovare un nucleo familiare con tutti i componenti presenti. Molti anziani sono soli con i figli lontani. Oltretutto le trasformazioni sociali, che hanno modificato profondamente il tradizionale assetto delle famiglie, hanno ormai spinto a collocare gli anziani rimasti vedovi in “case di riposo”, tutte private, dove, fermo il rispetto per le qualità professionali ed umane presenti nel personale che meritoriamente (non sempre purtroppo) vi lavorano, restano pur sempre, in generale luoghi dove si “deposita” e si esclude ogni possibile prospettiva di ogni pur minima attività gratificante. In generale si ci resta trascinandosi fino alla fine, al rituale ritmo impartito dall’assunzione di medicine, dalla consumazione dei pasti, dalla effettuazione dei bisogni, dalle rare visite parenti e da qualche svago dovuto a ricorrenze festive, di onomastici ed altre ricorrenze.
- nell’ambito della attenzione alla/per la persona: non esiste alcuna rete di servizi organizzati dal pubblico. Non esistono strutture aperte di aggregazione sociale, sale di ritrovo-incontro, né iniziative singole o in rete per esperienze ricreative e/o di turismo sociale finalizzato alla 3°/4° età, come si viene definendo la “vecchiaia”, l’anzianità. Tra le fasce della popolazione, la maggioranza è costituita da pensionati, ma per loro non c’è nulla di specifico… tutt’al più qualche panchina. Bisogna almeno pensare a “luoghi” di fruizione intergenerazionale.
E’ una società, la nostra, che, sfrenatamente consumista e individualista, considera i “pensionati” più un peso sociale che un “patrimonio di umanità”, nel quale si rinvengono storie, esperienze, testimonianze, affetti, sentimenti, energie intellettuali ancora vivide e lucide. Non sono portatori di soli acciacchi. Né presentano solo fastidiosi atteggiamenti da considerare malamente, polemizzando in famiglia su chi e come deve darsi carico di seguirli e di assisterli.
La società sta vivendo radicali trasformazioni. Molte positive. Quelle sulle relazioni affettive e sociali si stanno rivelando di disamore e di disvalore. Disumanizzanti. Vanno invertite.
Lo SPI-CGIL sa che il primo suo compito è di salvaguardare, rafforzare e accrescere le condizioni di fruibilità dei diritti conquistati. Prima di tutto la difesa della “pensione”, difendendone il valore economico, sociale ed umano: il suo “potere di acquisto” deve consentire di vivere serenamente. Sapendo che non bastano le battaglie per gli aumenti economici, sempre da perseguire, a partire da quelle “minime”, che sono le più numerose e che restano al di sotto di ogni pur minimo livello di “vita dignitosa”. Non bastano i sempre modesti aumenti conquistati se poi si svuotano nei territori i servizi indispensabili e si arriva a non potersi neppure curare! Nel mentre la disoccupazione di figli e di nipoti impone anche di averne pensiero!
Allora bisogna riscoprirsi cittadini attivi. Ad ogni età. La società italiana sarà sempre più vecchia e con sempre meno giovani. In Calabria e nel Mezzogiorno in generale il fenomeno è già in uno stadio avanzato. Nei nostri territori interni è drammaticamente già presente. Cominciare ad occuparsene direttamente significa riappropriarsi di una storia: la CGIL fin dalla nascita si è sviluppata con le lotte sul territorio da parte delle “Leghe dei contadini”, organizzatisi per reclamare terra, lavoro e pane. Anche in questi nostri luoghi. Le terre silane lo sanno bene… ma anche le varie quotizzazioni verificatesi in quasi tutti i nostri Comuni… ne sanno tanto anche le varie famiglie dei nostri paesi.
Oggi una “Lega dei pensionati” deve reclamare difesa dei diritti, sviluppo dei servizi, tutela delle condizioni di vita dignitosa per persone che hanno “dato”. Ma che possono ancora dare molto, con una militanza ancora entusiasta e propositiva.
Una “vecchiaia” non di nostalgica solitudine, ma di “militanza umanamente culturale”. Indispensabile nella “categoria” degli iscritti allo SPI-CGIL (naturalmente anche delle altre organizzazioni) confluiscono tutte le esperienze umane e politiche di lotte che hanno modellato progressivamente la nostra società. Ora si presenta uno scenario involutivo nel quale si vogliono far disperdere le conquiste ottenute. Chi deve contrastare tale processo negativo? Anche i pensionati. Proponendosi culturalmente e politicamente presenti, reclamando con azioni concrete le attenzioni delle Istituzioni, dalle più vicine alle più elevate, dalle amministrazioni comunali alle autorità di governo, regionali e nazionali.
Gli interventi di Antonio Gigliotti, di Raffaele Rotella e di Angelo Falbo hanno contribuito portando le loro esperienze partecipando ad arricchire la condivisione delle analisi svolte, nel contempo ponendo in rilevo le solitudini e le difficoltà anche di ordine pratico che si vivono da “pensionati” nei nostri paesi, a cominciare dalle conseguenze dello svuotamento del presidio ospedaliero, praticamente chiuso. Infine da parte degli intervenuti sono stati espressi i ringraziamenti ai dirigenti per la loro presenza e l’attenzione dimostrata su questo territorio ed in particolare per la rappresentata intenzione di voler procedere a dare all’organizzazione una presenza sindacale strutturata con la costituzione della Lega SPI-CGIL del Reventino.
L’assemblea, chiamata ad indicare una persona responsabile e coordinatore della Lega, all’unanimità, ha indicato Angelo Falbo, che ha ringraziato per la fiducia riservatagli, assumendo l’impegno di una fattiva operosità.