di Luigi Guzzo –
Diceva l’impresario teatrale Paolo Grassi, fondatore nel 1947 del “Piccolo Teatro” di Milano con Giorgio Strehler: “Il teatro resta quello che è stato, nell’intenzione profonda dei suoi creatori. Il luogo dove una comunità liberamente riunita si rileva a se stessa, il luogo dove una comunità ascolta una parola da accettare o respingere”. Questo è quanto sta avvenendo a Tiriolo, dove una comunità si ritrova per vivere le emozioni trasmesse dalle “parole” di chi recita.Pur non esistendo a Tiriolo, come in quasi la totalità dei piccoli comuni calabresi, un teatro vero e proprio, gli incontri teatrali al Polo Museale, organizzati dalla Comunità Cooperativa “Scheria”, in collaborazione con la Scuola di Teatro “Enzo Corea”, sono diventati l’occasione per gli appassionati e curiosi di teatro per stare insieme e passare una serata diversa, vivendo relazioni interpersonali e fuori dalla confusione dei grandi centri commerciali.
Molto apprezzato è stato il secondo appuntamento, che ha visto la messa in scena della reinterpretazione della commedia brillante di Broadway, “Hotel Crispi, camera 438”, con la regia di Salvatore Emilio Corea. Hanno calcato la scena: Giampaolo Negro, Pasquale Rogato e Giorgia Torcia.
Originale elaborazione del genere noir declinato verso la comicità, con uno spassoso viaggio nel cliché del triangolo amoroso, ricco di colpi di scena e di visionarie soluzioni sceniche, in una commistione di generi.
Resta l’attesa per gli altri appuntamenti della rassegna teatrale: “Cappuccetto rosso in tutte le lingue del mondo” (7 marzo), “Via della Croce” (5 aprile).
Concludiamo con le parole dell’attrice, regista e drammaturga teatrale italiana, Emma Dante: “Non si può vivere senza, l’umanità non può vivere senza il Teatro. Forse un giorno si potrà vivere senza il cinema, ma senza il teatro è impossibile. Almeno finché esiste l’uomo, finché esiste lo specchio, il riflesso di noi stessi che respira, vivo come noi. L’uomo ha bisogno dell’uomo, di essere riconosciuto, di vedersi di fronte e farsi delle domande, per cui non penso che il Teatro morirà mai”.