Per comprendere in cosa consista Tecnofobia di Salvatore Capolupo basterebbe porsi una semplice domanda: hai mai avuto paura di usare i social network?
Il libro
Questa domanda, bizzarra solo in apparenza, accompagna implicitamente le nostre vite quotidiane in misura considerevole, specie nei tempi digital che viviamo. Tempi in cui ognuno può proporre il proprio punto di vista senza filtro (fino a prova contraria), avvolto da una bolla autoreferenziale e, c’è da sottolineare, in alcuni casi senza un vero e proprio contraddittorio. Contiamo solo i like, i cuori e i consensi, oscurando o blastando eventuali commenti negativi.
Lo scenario potrebbe ricordare, al netto dell’euforia iniziale, più che un mondo paritario in cui tutti raggiungono tutti (solo idealmente, in realtà), un altro molto più angusto, in cui troviamo tonnellate di monologhi, scritti e usufruiti da piccole nicchie dei nostri fan, dei quali spesso tendiamo a sopravvalutare l’effettiva portata. Viene in mentre il film Matrix: pillola rossa o pillola blu?
Di primo acchito sentirsi liberi di dire qualsiasi cosa darà anche soddisfazione, ma è davvero tutto qui? Esiste, in fondo, seppellito dentro di noi, qualcosa di sedimentato di cui avere paura o diffidare? Quando usi un social network, del resto, puoi aver paura di un malware o di un furto, ma anche che qualcuno possa insultarti in pubblico, metterti in difficoltà, distruggere la tua reputazione, invadere la tua privacy. E questo tutto è, nonostante i proclami contrari, eccetto un mondo realmente peer-to-peer. A questo punto non vuoi scoprire cosa c’è nella tana del Bianconiglio?
La figura del troll –chi partecipa alle community solo per provocare o divertirsi, a volte in modo concertato o manipolatorio, in altri casi da “lupo solitario”, just for fun, senza vere e proprie finalità – rimane, ad oggi, uno dei più temuti “attori” di questo cyberspazio. L’ennesimo commentatore anonimo che provoca, insulta, fa ironia fuori luogo e minaccia, fa paura a tutti noi, è inevitabile. Se non altro siamo in discreta compagnia: il troll non risulta destabilizzante solo per i singoli individui, ma anche (forse soprattutto) per le multinazionali, le stesse che vendono online prodotti e servizi “impeccabili”, costrette ad assumere reparti di crisis management per gestire commenti negativi sui social, recensioni non veritiere sul web o vere e proprie fake news (che ormai sappiamo essere uno strumento politico, sociale e manipolatorio a tutti gli effetti).
Masse di bit che vengono commentate e condivise, in grado di replicarsi all’infinito all’interno di una dinamica di cui siamo ancora poco consapevoli, e di cui – soprattutto – non abbiamo mai avuto il controllo.
Forse, a questo punto, il troll non è nemmeno così spaventoso: del resto è l’unico in grado di “bucare” la nostra bolla di auto-referenzialità e narcisismo. Del resto ci costringe a considerarci globalmente esseri umani che possono sbagliare, e ci spinge a provare, quantomeno, a vivere un confronto sano con gli altri.
Un aspetto che le aziende che realizzano i social network sembrano aver ignorato, in nome di sé stesse e del proprio profitto, e di cui tendono a sussurrare nella misura in cui l’uso compulsivo dei loro strumenti fa a loro comodo (uso che, per inciso, autori come Wu Ming 2 hanno praticamente equiparato alla ludopatia). Il tutto al fine di attrarre inserzionisti e tenere in vita la loro colossale “macchina virtuale” – poco importa che si discuta del nuovo taglio di capelli dell’utente medio o di diritti civili violati.
Tecnofobia inaugura una nuova collana di El Doctor Sax dedicata all’impatto delle nuove tecnologie sulle nostre vite: OK Computer.
La collana diretta da Salvatore Capolupo sarà incentrata sui dilemmi, le contraddizioni, tra la bioetica e la divulgazione pop, le storie più significative e la costruzione di possibili risposte: perché nuove tecnologie implica anche, a nostro avviso, nuovo atteggiamento.
Si osserverà e si analizzerà il mondo digitale, destabilizzante almeno quanto quello reale, in cui abbiamo dovuto imparare, per forza di cose, a riconsiderare la privacy dei tracciamenti delle nostre attività (problema quasi ignorato fino al 2020). Se ieri c’era gente che “non sa nemmeno accendere un computer”, oggi tutti usano smartphone e connessioni internet, tanto che sappiamo addirittura a cosa servano i QR code: un oggetto altamente simbolico della nostra epoca, suggestivo quanto esclusivo, soltanto fino a qualche mese fa, degli informatici di professione.
La parola tecnologia: τέχνη [téchne] equivale all’antica ars, la celebre ars technica che da’ anche il nome ad uno dei principali blog anglofili di settore. È un termine che, per quanto ai giorni nostri abbia assunto un significato quasi opposto, fin dall’antichità viaggia in parallelo con il verbo greco ποιέω [poiéo], dal quale deriva la parola poesia, ovvero generare qualcosa dal nulla, realizzare un’idea. Sembra incredibile di come due termini, percepiti oggi come ossimori, abbiano in realtà alla loro radice l’idea che entrambi sono la realizzazione pratica di un’idea astratta.
La τέχνη di cui discutiamo è vivida come non mai, ed è iniziata a diventare un fattore terrorizzante per molti: ma per quale motivo averne paura? Può la conoscenza del mezzo e del modo contribuire ad un approccio più neutrale, utile per le nostre vite? Forse è già troppo tardi per farlo? La risposta non può essere banalizzata (perché significherebbe banalizzare le nostre vite), e si deve articolare lungo le stesse linee tracciate dalla tecnologia stessa. Tecnofobia, pertanto, proprio perché quelle linee sono state tracciate da un algoritmo, forse neanche da un uomo consapevole. Siamo (forse) ancora in tempo per farci quantomeno caso.
Il libro sarà presentato a Roma nell’ambito di Più libri più liberi, presso il centro congressi La Nuvola (zona EUR); El Doctor Sax sarà presente allo stand M19. L’evento avrà luogo dal 4 all’8 dicembre 2021, mentre la prima presentazione di Tecnofobia è fissata per il 5 dicembre alle 21.00 presso la Galleria Cabaret Voltaire, via Panisperna 87 (fermata Cavour metro B).
L’autore
Salvatore Capolupo è nato nel 1979 a Vibo Valentia, è un ingegnere informatico, consulente, blogger e formatore, oltre che appassionato attore e factotum teatrale. Immerso nel contesto di internet fin dai suoi albori, collabora con varie realtà digitali e startup, da molto prima che “lavorare da casa” diventasse pop. Esperto di tecnologie open source, è da sempre incuriosito dai risvolti pratici delle applicazioni, e da come la tecnologia si innesti nella società in cui viviamo. Gestisce vari blog su argomento tecnologico, finanziario e cinematografico, tra cui lipercubo.it.
La scheda
Tecnofobia, 110 pagine, 10.90€ (copertina di Marco De Luca)
È stato concepito come un instant book sintetico e denso di significati, arricchito con vere storie di hacking che hanno cambiato il mondo e strizzando l’occhio alla cultura pop a tema. Il libro è suddiviso in otto capitoli: si parte dai meccanismi di evitamento della tecnologia, passando per le provocazioni controllate sui social, l’esistenza del bias di conferma e delle bolle autoreferenziali, le principali strategie di viral marketing per aumentare le visualizzazioni dei siti, la degenerata psicologia di certe masse sui social, l’eventuale attivazione di meccanismi rancorosi o irrazionali negli utenti, la reazione tecnofobica di certi utenti e l’annessa paura di esprimere se stessi (forse “il” paradosso principale dei social). Si conclude con un capitolo finale dedicato al concetto di empatia socialista, un’utopia forse più umana che politica, che potrebbe consentire di districarci al meglio tra le nuove tecnologie.
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