E’ tornato! Proprio come poteva tornare l’eroe di un western all’italiana, ai tempi del cinema seriale. E’ tornato Vittorio Sgarbi a Soveria Mannelli, dopo quella memorabile prima volta, di ventisei anni fa, in cui lui stesso quasi si stupiva di essere in Calabria e per di più in un paese così piccolo e, fino ad allora, anche piuttosto sconosciuto.
A quella prima volta hanno poi fatto seguito altre tre presenza, ma tutte nel secolo scorso, come lui stesso ha tenuto a precisare, il che gli ha permesso di dire che quella di ieri (11 luglio 2015) è stata una nuova prima volta segnata appunto dal passaggio nel nuovo millennio.
L’occasione si è ripresentata con l’inaugurazione della biblioteca della Fondazione “Italia Domani”, intitolata a Michele Caligiuri, padre di Mario Caligiuri, ex sindaco di Soveria Mannelli ed ex assessore alla cultura della Regione Calabria, che con Sgarbi ha avuto sempre un rapporto privilegiato, fin da quel lontanissimo 1989 in cui azzardò l’invito, per una delle prime edizioni di “Essere a Soveria”, a un personaggio che stava rapidamente affermandosi come intellettuale e come “opinionista”, interpretando una nuova figura televisiva che gli permise di invadere, non sempre pacificamente, i teleschermi d’Italia.
Nel presentarlo al pubblico, numeroso e attentissimo, Mario Caligiuri ha ringraziato l’ospite d’onore della serata e ha ricostruito le tappe principali di questo rapporto ormai storico, proseguito anche nel periodo in cui è stato assessore regionale alla cultura, incassando un giudizio come sempre senza mezzi termini da parte di Vittorio Sgarbi che l’ha definito come l’unico assessore alla cultura d’Italia che ha lasciato una traccia degna di nota.
Mario Caligiuri ha poi spiegato il senso della presenza di Sgarbi, legato come pochi alla cultura e al sapere, quindi ai libri e alla biblioteca “Michele Caligiuri”, rimarcando il concetto di “potere della parola” e citando don Lorenzo Milani che diceva ai suoi ragazzi di Barbiana: “ogni parola che non conoscete oggi sarà un calcio nel sedere che prenderete domani”, precisando che il sacerdote usava però un linguaggio più colorito. Ha infine ricordato la figura di suo padre, fondamentale per la sua formazione, nonché vero iniziatore della costituzione della biblioteca, oggi a lui intitolata, con il continuo afflusso di libri che faceva entrare in casa e non faceva mai mancare ai suoi figli.
Nel tempo a sua disposizione, Vittorio Sgarbi è riuscito, con la consueta eloquenza, a intrecciare varie tematiche: dalla politica alla cultura e, ovviamente, all’arte. Ha lodato alcuni vecchi politici calabresi come Misasi, Mancini, Belluscio (sindaco di Altomonte) e i Principe, padre e figlio, per ciò che hanno fatto a Rende, in contrapposizione con la pochezza della politica di oggi, concludendo questo “capitolo” con un’esortazione: “sapere, conoscenza e politica devono stare insieme”, con un’affermazione perentoria: “il vero politico onesto è quello capace” e con l’invito a far diventare la biblioteca anche un “centro di studi e formazione politica”.
E’ poi tornato su un episodio abbastanza noto, ma davvero emblematico di ciò che è la Calabria e di ciò di cui avrebbe realmente bisogno: la “riscoperta” del centro storico di Cosenza. Proprio in occasione della sua prima visita a Soveria Mannelli, Sgarbi ha avuto la pervicacia di insistere nel voler visitare ciò che tutti davano per scomparso: il centro storico di Cosenza. Il fatto poi di averlo ritrovato praticamente intatto, solo perché quasi disabitato e ignorato da tutti, e di averne parlato in televisione ha avuto un effetto virtuoso sugli amministratori di quella città che hanno finalmente percepito la ricchezza che avevano a portata di mano e che non sapevano neppure di avere, ponendo le basi per una sua rinascita urbanistica.
Si è poi soffermato sul suo rapporto con la Calabria che, negli ultimi anni, si è concretizzato soprattutto nelle celebrazioni di Mattia Preti e, in particolare, con l’intuizione di far conoscere ancora di più il pittore di Taverna come “punto di arrivo di un secolo contrassegnato da Caravaggio”, sfruttandone tutto il potere attrattivo, e quindi da Caravaggio a Rubens fino appunto a Mattia Preti. E qui ha colto l’occasione per ricordare la recente monografia su Mattia Preti pubblicata dalla casa editrice Rubbettino, di importanza nazionale, ma che ha voluto mantenere la sua sede a Soveria Mannelli.
Mentre è sempre polemica per il mancato spostamento dei bronzi di Riace all’Expo di Milano. “Non si doveva perdere questa occasione”. Ha affermato a questo proposito Sgarbi. “Hanno detto che i bronzi sono fragili. Ma se sono stati per duemila anni sul fondo del mare! Ora la Calabria è rappresentata da una pensilina per il tram e, per fortuna, da alcune opere d’arte meravigliose”.
Sul suo legame con la Calabria e con Caligiuri, ha concluso dicendo che “il percorso fatto assieme a Mario Caligiuri è il frutto di una perlustrazione, di un viaggio continuo in Calabria. Mario ha sempre dimostrato una curiosità innata, un’ansia di conoscenza. Mi fa domande del tipo: perché gli angeli in alcuni quadri hanno le ali nere? E io non so rispondergli, ma neppure uno dei massimi esperti in materia, con cui probabilmente scriverò un libro”.
E forse proprio in questa capacità di celiare, ma su cose serissime e profonde, c’è tutto il senso di una serata e di un’atmosfera, un po’ di festa e un po’ di riflessione, che ha lasciato sicuramente una traccia in tutti quelli che vi hanno partecipato.