A pochi giorni dal prestigioso traguardo regionale, incontriamo Giuseppe Filice in un momento di meritato relax, sul terrazzo di casa dei genitori. L’atmosfera è quella di un pomeriggio settembrino ancora caldo e assolato: ci accomodiamo sotto l’ombra di un generoso ombrellone, con i bicchieri pieni di ghiaccio che ci regalano un po’ di frescura.
Giuseppe è il classico “ragazzo della porta accanto”, (ragazzo padre ndr), che fino a tre anni fa vedevamo correre per le vie di Scigliano in tuta ginnica, con l’obiettivo di rimettersi in forma. Oggi lo ritroviamo atleta agonista a tutti gli effetti, con tanto di scheda personale sul sito ufficiale della Federazione Italiana di Atletica Leggera.
La sua categoria è la Master, riservata agli atleti over 35, e più precisamente la SM45, secondo le disposizioni federali introdotte nel 2014. La categoria Master consente di gareggiare sia nelle competizioni dedicate che in quelle assolute: la principale differenza rispetto ai Campionati Italiani Assoluti è che per i Master non è richiesto un numero minimo di partecipazioni per poter competere.

Giuseppe corre per la Kos Running ASD di San Pietro in Guarano e ha conquistato il titolo di Campione Regionale Individuale nella corsa su strada da 10 km a Mileto, chiudendo la gara in 36’01” e piazzandosi al primo posto nella sua categoria.
E ora, dopo i festeggiamenti, è il momento di passare alle domande di rito per conoscere meglio il nostro campione.
Ciao Giuseppe, per la serie 45 anni e non sentirli. Cosa vuol dire essere Campione Regionale nella sezione SM 45?
Essere Campione Regionale SM45 mi riempie d’orgoglio: è la prova che non c’è età che possa fermare un sogno quando lo coltivi con passione e costanza.
Come hai cominciato a fare sport agonistico?
Sono partito con allenamenti dedicati al mio benessere fisico, senza pensare a gare o risultati. Poi l’incontro con una società di running, che ha saputo vedere in me delle qualità, ha acceso la scintilla dell’agonismo.
Hai mai pensato di raggiungere questi risultati quando hai iniziato?
Assolutamente no. Non immaginavo di poter arrivare fin qui. Questi successi sono il frutto del lavoro e della fiducia del mio allenatore, coach Ermíro De Rose, che ha creduto in me anche quando io non lo facevo.
Quando hai iniziato a crederci che diventare campione regionale della tua categoria poteva essere nelle tue gambe?
Era l’obiettivo che ci eravamo dati dal principio. Io magari avevo qualche dubbio, ma il mister ha sempre creduto in me e mi ha convinto che fosse alla mia portata.

Cosa si prova ad aver ottenuto il risultato?
Provo un orgoglio immenso: non solo per il traguardo personale, ma per aver dato lustro al mio paese, che porto sempre con me in ogni gara.
Sei nell’esercito, quanto questo ha contribuito nella tue vittorie?
L’esercito mi ha dato disciplina e attenzione alla forma fisica, ma per arrivare a determinati traguardi nella corsa servono allenamenti mirati e un impegno che va oltre l’ambito lavorativo.
L’esercito ha riconosciuto il tuoi traguardi, ti ha concesso licenze premio, encomi?
Sì, i miei traguardi sono stati riconosciuti e questo mi rende fiero: sapere che l’esercito è orgoglioso di me è una soddisfazione che va oltre la vittoria sportiva.
Hai uno sponsor o affronti tutte le spese e le trasferte a tue spese?
Non ho sponsor: ogni spesa è a mio carico e vi assicuro che non mancano. Ma la passione mi spinge ad affrontarle con determinazione.
La gara più difficile che hai affrontato?
La prima tappa del campionato regionale individuale, a Marcellinara. Una giornata davvero tosta: salite lunghe e spezza-fiato, e un caldo che non lasciava tregua. Non è stata solo una sfida fisica, ma anche mentale, di quelle gare in cui devi scavare a fondo e trovare risorse che nemmeno sapevi di avere
La gara che ti ha lasciato il ricordo più bello?
Senza dubbio l’Oktoberfest di Rende. È stata la prima volta in cui mia figlia era lì a tifare per me, e questo ha reso tutto speciale. C’erano atleti di altissimo livello, una competizione davvero serrata… ma la sua presenza mi ha dato una spinta in più. Quel terzo posto, in quel contesto, è stato molto più di un podio: è diventato un ricordo indelebile.
Sul tuo profilo facebook hai scritto “ Chi dice che vincere o perdere non conta, probabilmente ha perso”, quanto è importante per te vincere?
Per me vincere non è solo salire sul podio, è raggiungere gli obiettivi che mi sono posto. Credo che ogni gara debba partire con uno stimolo chiaro, con una motivazione vera. Senza un obiettivo da inseguire, manca il fuoco che ti spinge a migliorarti. Vincere è importante, sì, ma soprattutto come conseguenza di un percorso costruito con impegno, passo dopo passo.
“Lo sport è educazione, e l’educazione è onestà” è una tua frase. Cosa volevi dire?
Quella frase nasce da un episodio spiacevole vissuto durante una gara, una di quelle situazioni che ti fanno riflettere. Ho capito che, anche nello sport, l’onestà non è solo un valore: è una scelta che alla lunga fa la differenza. Puoi anche perdere una posizione o un tempo, ma se resti corretto, esci dalla gara a testa alta. E per me, quello è il vero senso dell’educazione sportiva.
C’è stato un momento in cui hai pensato di non farcela, quale?
Paradossalmente, proprio il giorno in cui sono diventato campione regionale. Non ero al meglio, né fisicamente né mentalmente, e a un certo punto ho davvero pensato di mollare. Ma è lì che entra in gioco qualcosa che va oltre la forma del giorno: la forza di volontà. Ho stretto i denti, ho continuato… e alla fine ho vinto. È stata una lezione importante: a volte il risultato arriva proprio quando meno te lo aspetti, ma solo se non smetti di crederci.

C’è qualcosa o qualcuno che ti motiva nelle imprese sportive? Perchè?
La mia forza di volontà è la spinta più grande. Ho dentro una voglia costante di fare meglio, di superare i miei limiti, gara dopo gara. Non cerco motivazioni esterne: è quella voce interna che ti dice “puoi dare di più” che mi tiene in movimento. E finché c’è quella voce, non mi fermo.
Adesso dovrai difendere il titolo…. come pensi di affrontarlo?
So che non sarà semplice. Difendere un titolo spesso è più difficile che conquistarlo, anche perché tutte le gare sono concentrate nel periodo estivo, e questo richiede impegno e sacrifici, soprattutto sul piano della preparazione e della gestione delle energie. Ma ci proverò con la stessa determinazione di sempre, consapevole che ogni gara è una nuova sfida, da affrontare con rispetto e voglia di dare il massimo.
Terminiamo l’incontro con Giuseppe mentre il sole comincia a tramontare. La sua intervista ci dà l’immagine di un atleta determinato, ma anche di un uomo semplice, radicato nella sua comunità e nella sua famiglia.
La sua storia è la dimostrazione che la passione, unita alla costanza e al sacrificio, può trasformare la ricerca di benessere personale in un traguardo sportivo di prestigio.
Giuseppe ci saluta con un sorriso e la promessa di continuare a correre, non solo per difendere il titolo conquistato, ma per superare ancora una volta i propri limiti. Una lezione di sport e di vita, che non può che ispirare chi la legge.