di Raffaele Arcuri –
Salvare la memoria, questo è ciò a cui siamo chiamati oggi. Ricordare, a noi e ai posteri, quale patrimonio di sacrificio alberga sotto i termini “Repubblica Italiana” e “Costituzione”. A Sant’Anna, frazione del comune di Stazzema, in provincia di Lucca, il 12 agosto del 1944, furono 560 le vittime della guerra e della bestialità umana.
In quei luoghi si consumò uno dei più atroci crimini commessi ai danni delle popolazioni civili nel secondo dopoguerra in Italia. Uomini, donne e bambini, ricordati con disarmante semplicità nella sala consiliare di Carlopoli da Anna Pardini, superstite della strage e da suo figlio Graziano Lazzeri, segretario dell’Associazione “Martiri di Sant’Anna”.
In occasione del 2 giugno al Comune di Carlopoli hanno voluto ricordare questo episodio con un incontro: La Repubblica e la sua “Memoria” da Sant’Anna di Stazzema a Carlopoli. Come da programma, hanno partecipato insiema ad Adele Pardini e Graziano Lazzari, il sindaco di Carlopoli, Mario Talarico, il presidente del Comitato provinciale dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), Mario Vallone, per l’Istituto Comprensivo “Gianni Rodari” di Soveria Mannelli e Carlopoli, Francesco Butera, il segretario Cgil di Catanzaro, Giuseppe Valentino, e nel ruolo di coordinatrice, Maria Antonietta Sacco, assessore alla Cultura di Carlopoli.
Nomi, volti e persone hanno preso vita dalle parole di questa donna che, a distanza di 70 anni, ha raccontato davanti ad una platea commossa ed attenta, una delle stragi più efferate del nostro recente passato. Anna ha aperto le sue stanze più intime, ci ha trasmesso la sua vita, le sue emozioni, col garbo di cui è capace soltanto chi ha sofferto, perché noi tutti possiamo, attraverso la conoscenza di ciò che è avvenuto, dare risposta agli stimoli del presente e guadagnare la fiducia nel domani.
Perché la memoria che non viene alimentata sbiadisce, rischia di diventare soltanto celebrazione. Delle parole di Anna e di Graziano ci resta il sogno di un futuro senza più guerre, senza più orrori ma anche senza inquietanti tentativi di riscrivere la storia, di cancellare la memoria di ciò che è successo.
E dopo l’incontro nel Comune di Carlopoli, in gruppo, gli amministratori hanno accompagnato i graditi ospiti per una visita all’Abbazia di Santa Maria di Corazzo dove sono stati guidati dagli operatori del Progetto Gedeone che custodiscono ed animano il monastero, per un’immersione di pace spiriturale che effondono ai visitatori i luoghi presidiati dagli imponenti riduri in cui fu abate Gioacchino da Fiore.
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