Sarà inaugurato domenica 10 agosto alle ore 10.30 a Bianchi in contrada Maurizio-Timpe il sentiero del brigante “Pietro Bianco”. All’attesa manifestazione saranno presenti Gianluca Gallo, assessore regionale all’Agricoltura, Luigi Provenzano presidente del GAL STS Savuto Tirreno Terre Cosentine e Pasquale Taverna sindaco di Bianchi. Il progetto finanziato dalla Regione Calabria nell’ambito del PAL
“STS” – Misura 19 per l’importo di 50mila euro è stato promosso dal GAL (Gruppo di Azione Locale STS Savuto, Tirreno, Serre Cosentine) destinato al miglioramento e l’adeguamento di infrastrutture turistico/ricreative a favore del turismo rurale,
l’Amministrazione comunale di Bianchi ha colto l’occasione di destinare il finanziamento per rendere sicuro e più fruibile il sentiero del brigante Pietro Bianco. Una figura leggendaria che ha appassionato e catturato l’attenzione degli storici locali e non solo. Pietro Bianco nasce a Bianchi il 30 marzo del 1839, figlio di un pastore della zona, Domenico Bianco, e di sua moglie Rosa Bianco, filatrice. A 22 anni, al passaggio di Garibaldi a Soveria Mannelli, si arruola come combattente Garibaldino e lotta per l’Unità d’Italia, partecipando all’assedio di Capua del 1860.

Ma dopo l’Unità d’Italia, deluso dalle promesse dei Savoia diventa un temuto brigante nelle zone della Regia Sila e del Crotonese. Arriva a costituire una banda di 20 seguaci, che raduna in posti segreti per sfuggire ai Carabinieri Reali. Nel suo paese natale, si nasconde in una grotta situata su una sponda del fiume Corace “ rupe Malisirici”. Con la sua banda di briganti colpisce i ricchi e prepotenti signorotti dell’epoca, rubando loro i beni e si racconta che li distribuiva ai bisognosi. La sua fama cresce rapidamente e la gente inizia a vederlo come un eroe, un Robin Hood calabrese. La sua vita da brigante finisce il 15 marzo 1886, per il tradimento di unodella banda, quando i gendarmi lo arrestano insieme alla sua compagna Generosa Cardamone in località Colla di Soveria Mannelli. Riconosciuto colpevole dal Tribunale di Catanzaro per reati contro la proprietà e contro la persona, viene condannato a morte. Il 19 settembre 1873 , nel vallone di Rovito a Cosenza, viene giustiziato mediante decapitazione all’età di 34 anni.

Finisce così la vita del “brigante biancaro” ma non la sua leggenda, che è di nuovo possibile vivere ripercorrendo il sentiero che porta verso la grotta del suo più inaccessibile nascondiglio. Il Sentiero che conduce alla grotta del Brigante è un importante percorso storico-naturalistico dell’alta Valle del Savuto, un ambiente incontaminato, dove gli escursionisti, amanti dell’avventura e dell’ambiente, troveranno un paesaggio da favola. Il sentiero offre una completa immersione nella natura, alla scoperta di ruscelli e boschi rigogliosi.
Lungo il percorso troviamo una flora tipica della zona, con boschi di castagno, cerro, ontano e agrifoglio. In campo faunistico è
anche probabile avvistare caprioli, ghiri e falchi. Il sentiero attraversa le località rurali di “Murizzu, Palazziello e Timpe”, dove un tempo vivevano numerose famiglie, sviluppandosi su un percorso attraverso la catena montuosa sovrastante il
fiume Corace, tra 850 e 1.150 mt di altitudine.
Tempi di percorrenza del sentiero:
– 2h e 30 minuti, 3,700 Km, quota massima
– 1.151 m s.l.m. quota minima
-841 m s.l.m.
– coordinate geografiche, partenza 39°.115116, 16°.429381 grotta 39°.128026, 16°.446617.