di Domenico Lanciano giornalista emerito –

Da quando nel 1986 il borgo antico è stato clamorosamente messo in vendita per non morire, Badolato (posto sulla costa jonica delle provincia di Catanzaro) ha avuto attenzioni da ogni parte del mondo ed è stato imitato da tanti altri paesi spopolati tra i 15mila già sofferenti in Europa. Ed ancora di più, specie mediaticamente, dal 27 dicembre 1997 ha provocato molteplici altri interessi dopo lo sbarco di centinaia di profughi curdi dalla nave Ararat. Seguìto nell’esempio di accoglienza da altri comuni solidali, primo tra tutti il vicino borgo di Riace del sindaco Domenico Lucano.
Filmograficamente è alquanto esteso l’elenco dei corto-medio e lungometraggi girati in Badolato e dintorni dal 1986 in poi e, di certo, gli argomenti non sono mancati a quei registi che erano venuti più per raccontare che per capire. Brevi soggiorni e via, il film su Badolato è fatto. Pure il famoso regista tedesco Wim Wenders ha dedicato, addirittura in 4 D, poco più di 20 meravigliosi e preziosi minuti a ciò che avveniva anche a Riace, decretandone una notevole visibilità nell’etica mondiale.
Ma nessun artista e nessun regista è rimasto ad abitare per 20 anni come ha fatto dal 1999 la film-maker veneta Imelda Bonato, la quale ha voluto vivere quotidianamente a stretto contatto con la gente del borgo non soltanto per capire il presente e immaginare il futuro ma anche e soprattutto per effettuare la giusta rivisitazione del passato di questo popolo ormai disperso per le vie del mondo. E non a caso il film della Bonato è proprio dedicato a “tutti i Badolatesi sparsi per le vie del mondo” così come si legge dal 1994 sotto la testata del periodico badolatese La Radice “scritto per tutti i Badolatesi soprattutto per i tanti sparsi per le vie del mondo”.
Così dopo quasi venti anni di ricerche storico-sociologiche, registrazioni ed interviste il film “Badolato amata terra mia, tra cielo e mare” finalmente è pubblicato. Tra tanto altro, risulta essere un omaggio personale della Bonato ad un borgo che, nei suoi travagliati mille anni di vita, è stato al centro di continue migrazioni giunte da Nord come da Sud, da Est come da Ovest e, nel recente dopoguerra, è stato protagonista delle epiche lotte per il lavoro e per la dignità. Adesso la lotta è per sopravvivere e significare, così come decine di migliaia di altri borghi che in Europa rischiano di morire, nell’indifferenza generale della politica nazionale ed europea, come peraltro avviene per i cambiamenti climatici ed i disastri ambientali.

Questo film (il più complesso e difficile tra quelli realizzati finora per le molteplici ed intense tematiche evidenziate con la lente di ingrandimento) ha avuto una lenta e sofferta gestazione, specialmente negli ultimi dieci anni. Adesso, in anteprima nazionale, su invito, sarà presentato alle autorità territoriali, alla stampa e a studiosi del settore, alle ore 20 di martedì 27 agosto nella sala conferenze dell’Agriturismo Zangarsa di Badolato, mentre al borgo sarò pubblicamente proiettato alle ore 21 di giovedì 29 agosto a beneficio di tutti indistintamente, nei pressi di piazza Castello.
CHI E’ LA REGISTA IMELDA BONATO
Nata a Noventa Vicentina nel 1942, Imelda Bonato, come abile film-maker, ha mostrato di avere avuto finora due distinte stagioni tematiche ed artistiche. La prima stagione (1997-2001) è quella delle grandi città in trasformazione. Infatti, ha esordito con “Napoli, la dolce e la forte” che a Firenze ha ottenuto il primo premio al concorso nazionale “Video-Donna”. Nel 1998 ha dedicato un corto a “Roma tra centro e periferia”. Con il “Progetto di edilizia sociale in Bovisa” Milano diventa protagonista di un altro corto girato in collaborazione con Valerio Finessi nel 2001.
La seconda stagione (2003-2019) ha mostrato un impegno maggiore, specialmente nell’etica sociale, con la realizzazione prevalente di medio-metraggi dedicati a vicende e paesi che, assurti a notorietà internazionale, aprono nuove vie alla concezione di un’Italia e di un’Europa più aperta e solidale. E’ in pratica la stagione del profondo Sud italiano, frontiera aperta da sempre alle migrazioni e all’accoglienza come nei 4000 anni precedenti (e a ben vedere l’Odissea di Omero ne è la consacrazione letteraria e storica come il poema l’Eneide di Virgilio).

Così, nel 2002 la Bonato ha dedicato un corto a “Badolato il paese luminoso” per la sua inedita capacità di accoglienza solare di centinaia di profughi curdi della nave Ararat nelle case del borgo. Nel 2003 con un altro corto “Silenzi ed immagini” ci sottopone però un
a riflessione su altri tipi di dolorose migrazioni ignorate dalla cronaca e dai riflettori mediatici. Nello stesso anno 2003, con un mediometraggio di 55 minuti dallo spiccato carattere socio-antropologico, la documentarista vicentina racconta, con il “Lanciano Day”, l’incontro di chi ha cognome Lanciano proprio nella città di Lanciano in Abruzzo provenendo da Badolato, da tante altre parti d’Italia e anche dall’estero.
E’ del 2005 un altro medio-metraggio dedicato a “Riace”, il vicino famoso borgo del sindaco Domenico Lucano totalmente aperto alla piena dignità dei migranti. Purtroppo, nell’ottobre 2018 abbiamo assistito increduli alla traumatica chiusura di questa notevole esperienza di solidarietà celebrata e premiata a livelli globali. Nel suo medio-metraggio più struggente “Guardavalle un paese da scoprire” nel 2007 la Bonato descrive la impietosa e drammatica disgregazione antropologica ed urbana di un altro grosso borgo jonico calabrese in via di forte spopolamento, divenuto ormai inarrestabile per l’assenza o addirittura per la complicità di chi dovrebbe salvarlo.

Su input dell’associazione culturale badolatese “La Radice”, la regista veneta ha realizzato nel 2017 l’importante medio-metraggio “A carvunera” (La carbonaia) destinato a mostrare, pure alle giovani generazioni, il metodo, ormai in disuso, dei boscaioli di produrre il tradizionale ed ecologico carbone vegetale. L’ultimo medio-metraggio (66 minuti), in ordine di tempo, è proprio questo che sta per essere presentato il 29 agosto 2019 al grande pubblico: “Badolato amata terra mia, tra cielo e mare”.
ALLA BONATO IL “GRAN PREMIO DELLE GENERAZIONI”
L’Università delle Generazioni, come riconoscimento alla carriera di regista e per la sua consistente (in quantità e qualità) “Opera omnia”, ha assegnato alla sensibile, brava e meritevole film-maker veneta il “Gran Premio delle Generazioni” che le verrà consegnato il 6 gennaio 2020, giorno dell’Epifania, quando solitamente si portano doni per i meriti maturati nell’anno precedente. Inoltre, la stessa Università delle Generazioni rinnova all’Amministrazione comunale la già avanzata richiesta di dare alla signora Imelda Bonato la cittadinanza onoraria per quanto fatto per Badolato borgo in 20 anni di assidua, partecipata ed accorata presenza.
Infine, la medesima associazione culturale ha scritto al sindaco della Città di Noventa Vicentina, Mattia Veronese, nonché al direttore della Biblioteca comunale, alla locale Università degli Adulti e degli Anziani, al Presidente della Provincia di Vicenza e al Presidente dell’Accademia Vicentina affinché venga dedicata alla loro illustre concittadina Imelda Bonato, che tanto onore, stima ed affetto ha guadagnato ovunque abbia operato vera cultura, una serie di iniziative atte a valorizzarla, come ad esempio una rassegna dei suoi numerosi lavori di cinematografia sociale.