di Luigi Guzzo –
Papa Francesco, alcuni giorni fa, ha lasciato il Vaticano in forma privata e si è recato in visita alla Basilica di Santa Maria Maggiore, per rivolgere un preghiera alla Vergine, Salus populi Romani, e alla Chiesa di San Marcello, dove si è inginocchiato davanti al Crocifisso miracoloso che nel 1522 venne portato in processione per i quartieri della città perché finisse la “Grande Peste ” a Roma.
Questo si collega all’emozionante diretta della recita del Santo Rosario sulla pagina Facebook della Parrocchia Beata Vergine della Neve e delle Grazie di Tiriolo, da parte del parroco di Tiriolo, don Giovanni Marotta che ha affidato l’intera comunità tiriolese e la nazione alla protezione della Madonna della Neve. A quella stessa Madonna della Neve per grazia della quale è sorta la Basilica di Santa Maria Maggiore, dove il Papa è andato ad invocare la protezione. Non si dimentichi, peraltro, che prima dell’ultimo restauro alla statua della Vergine di Tiriolo, ai piedi della Madonna vi era la riproduzione della Basilica romana, per come voluto dall’arciprete Gervasi. Tutto ciò suggella un’intensa comunione spirituale tra la Chiesa universale e la comunità di cui andare certamente orgogliosi.
Commovente è stato il momento in cui don Giovanni è salito sull’altare per posare sulle gambe della Madonna la bandiera tricolore, attorno alla quale, nel tempo, si sono sempre stretti gli italiani nei momenti più difficili.
Alla Madonna della Neve, don Giovanni Marotta, ha affidato i medici, gli infermieri, tutto il personale sanitario, le Forze dell’ordine, i volontari e la protezione civile, che stanno insieme lottando contro la pandemia dovuta alla diffusione del Coronavirus.
Don Giovanni ha pregato per gli ammalati e per i defunti, lanciando un messaggio di speranza e chiedendo ai fedeli di restare uniti, in questo momento difficile per tutto il mondo, affidandoli a Maria, la Madre Celeste, la Madre di Dio. La Vergine della Nerve, che di Tiriolo è Regina.
In merito alla storia legata alla venerazione della Madonna della Neve, bisogna andare a ritroso nel tempo. Risale alla notte del 5 agosto dell’anno 352, un’abbondante nevicata sul Colle Esquilino a Roma. Fu di certo un miracolo per i Romani che si svegliarono stupiti sotto la bianca coltre. Nella stessa notte, al Papa Liberio e al patrizio romano Giovanni, era apparsa in sogno la Madonna che annunciava la nevicata e chiedeva ai fedeli cristiani la costruzione di una chiesa. I due recatisi speditamente sul colle Esquilino lo trovarono coperto di neve. Fu proprio lì che sorse la chiesa che sarebbe poi diventata la Basilica di Santa Maria Maggiore, dove è anche custodita l’effige bizantina della “Salus populi Romani”. Ed è da qui, da questo evento prodigioso, che si sviluppa il culto della Madonna della Neve.
Incerta è la data in cui a Tiriolo inizia la venerazione della Madonna della Neve. Esiste, tuttavia, nella Chiesa Matrice Collegiata, di stile basicale a tre navate, del ‘XI secolo, una piccola campana che porta la data del 1338, a testimonianza di una devozione molto antica.
La Madonna della Neve a Tiriolo è stata insignita del titolo di ‘Regina di Tiriolo’ il 5 agosto del 1953, per concessione “ suo nomine et auctoritate ” di Papa Pio XII. Nel corso di una solenne cerimonia in Piazza Italia, presieduta dall’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria Mons. Giovanni Ferro (la diocesi di Nicastro era allora suffraganea di Reggio Calabria) e dall’intera comunità, il sindaco Antonio Caiola e il parroco don Domenico Maria Gervasi hanno letto la Bolla Pontificia rispettivamente in lingua italiana e in latino, alla presenza dei Vescovi di tutta la Calabria.
La popolazione di Tiriolo, confermando la sua fede secolare, ha voluto ricordare l’evento, anche con l’offerta di monili, offrendo due artistiche corone che sono state depositate sul capo della Madonna e del Bambino da Mons. Eugenio Giambro, Vescovo dell’allora diocesi di Nicastro.
Luigi Guzzo