La costruzione di una strada, come infrastruttura di trasporto, è un elemento essenziale per lo sviluppo economico del territorio collegato, ma quando per la realizzazione di un’opera tra progettazione, esecuzione e utilizzo passano vari decenni, vuol dire che ci sono dei fattori che ne hanno frenato l’esecuzione e tra l’altro per il dilatarsi del tempo e per il cambio del relativo contesto, la struttura viaria non può fornire la stessa utilità che invece avrebbe potuto apportare, se realizzata per tempo, all’economia e alle prospettive di un’area territoriale.
Sono passati 36 anni dall’ideazione
Un storia iniziata nel 1989, un pagina vergognosa che rimarrà incisa nel lungo elenco delle opere pubbliche incompiute italiane, sta di fatto che si apre a 36 anni di distanza un breve pezzo del disegno della strada Medio Savuto e l’innesto a Coraci con la SS 616 che arriva all’autostrada A2 allo svincolo di Altilia – Grimaldi.
Strada Medio Savuto si percorre il tratto con la galleria di Borboruso e di innesto al bivio di Coraci
A quanto pare, è destinata a concludersi fra pochi giorni, l’Odissea (perché non si può definire altrimenti) della ormai celeberrima, tanto quanto il capolavoro omerico, Medio Savuto o, per meglio intenderci, volgarmente, proprio perché più facilmente riconoscibile dal popolo (vulgus, appunto) come la “strada che non c’è”.
Infatti, condizionale sempre d’obbligo, (sabato 22 febbraio 2025) dovrebbe essere finalmente aperto, il tratto Bivio Borboruso-Bivio Coraci, sul quale è stato distribuito un ultimo strato d’asfalto e montati i guard rail, dopo aver finalmente acceso -meno male fiat lux- le luci nella galleria che, ci è stato detto, impediva di avere il nulla osta per l’inaugurazione e l’apertura.
Abbiamo usato inadeguatamente l’avverbio finalmente, perché di solito quando si decide di usarlo è perché, subito dopo, si può tirare un sospiro di sollievo, ma in questo caso è inadatto in quanto il sospiro è quello più della disperazione. Eh sì perché al di là delle parate e dei pennacchi che precedono e accompagnano qualsiasi inaugurazione, i ritardi clamorosi nella realizzazione di tale infrastruttura da quando fu pensata, hanno del paradossale. Anni e anni di prese in giro, di false promesse, di vari atti imbonitori dei politici di turno, che hanno fatto credere alle popolazioni del Reventino e del Savuto che avrebbero potuto, finalmente, spiccare il volo e fare quel salto di qualità che avrebbe portato alla tanto agognata conquista di quel salvifico sviluppo, manna di un intero territorio, comunque strategico nell’economia regionale.

E invece no! Niente da fare. Solo slogan e false promesse. E il trentennio e oltre già trascorso secondo voi ha lasciato le cose come stavano? Neanche per sogno…Pian piano, infatti, questi tronfi e vuoti proclami hanno sgretolato, sasso dopo sasso, quello che era un grande fortino di risorse umane, provocando un fuggi fuggi generale che ha letteralmente depauperato un intero comprensorio facendo chiudere di fatto, strutture esiziali come l’ospedale e rendendolo sterile, annullandone le potenzialità di sviluppo. Oltretutto in un momento storico che già tende ad accentrare, a condensare, è proprio grazie a “sviste” di questa portata, che si presta il fianco al viaggio senza ritorno che si conclude con l’inevitabile morte dei nostri paesi e della Calabria che canta Brunori , “…quella terra crudele dove la neve si mescola al miele…”.
«Un’opera utile» disse il ministro Amintore Fanfani
La strada (come riportava la Gazzetta del Sud nel dicembre del 2021 nell’articolo che puo essere riletto cliccando sul rigo in grassetto sopra) chiamata Medio Savuto, poi diventata come accennato, più nota come “la strada che non c’è” avrebbe dovuto costituire un collegamento per il territorio dell’area centrale della Calabria e attraversare i comuni del Reventino, nel catanzarese e del Savuto, nel cosentino. In pratica l’opera non è conclusa. Di fatto sono stati realizzati solo alcuni pezzetti, di quell’arteria che avrebbe dovuto collegare la superstrada del Medio Savuto (Coraci) con la Due Mari (Marcellinara) e che, addirittura, era stata “benedetta” come «un’opera utile» da Amintore Fanfani, ministro democristiano, a cui l’idea piacque molto l’idea di realizzare una strada che collegasse stabilmente le aree interne delle province di Cosenza e Catanzaro – il Reventino e il Savuto.
Una storia iniziata nel 1989
La strada del Medio Savuto è la storia travagliata di un’opera pubblica che va avanti dal 1989 quando fu appaltata dalla Provincia di Catanzaro grazie ad un finanziamento del Cipe per circa cento miliardi delle vecchie lire. Ideata dall’allora amministrazione provinciale di Catanzaro, era stata programmata per fornire una risposta alle comunità delle aree interne destinate all’isolamento. Un’arteria a scorrimento veloce di fondamentale importanza per migliaia di cittadini che si intreccia con una drammatica vicenda giudiziaria che portò all’arresto dell’ex presidente della Provincia Leopoldo Chieffallo, poi fu assolto con la formula “il fatto non sussiste” e venne risarcito per l’ingiusta detenzione. A seguito di questa inchiesta, la strada del Medio Savuto venne battezzata come “la strada che non c’è”.
Nel giugno 2014 abbattuto ultimo diaframma galleria
Così recitavano le cronache di un decennio fa: “Sarà abbattuto il 20 giugno 2014 l’ultimo diaframma della galleria con l’apertura della quale si avvia il completamento del primo lotto della strada del Medio Savuto, compreso tra Soveria Mannelli e Decollatura. Alla cerimonia, che si terrà alle 11,30 nell’area del cantiere, prenderanno parte il commissario straordinario della Provincia Wanda Ferro, il prefetto di Catanzaro Raffaele Cannizzaro, il vescovo di Lamezia Luigi Cantafora, i sindaci e gli amministratori del comprensorio, autorità civili e militari, i tecnici e i rappresentanti dell’impresa appaltatrice So.Co.Stra.Mo. srl”.

Nel 2017 consegna lavori con i primi primi 5 km della strada
Ad agosto 2017 il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, è intervenuto (clicca sopra sul rigo in grassetto per rileggere nostro articolo pubblicato sulle pagine del sito ilReventino.it) all’incontro a Decollatura per la consegna del tratto di strada che collega Decollatura a Soveria Mannelli, si tratta dei primi 5 km dell’opera viaria Medio Savuto, che avrebbe dovuto collegare nel percorso completo la superstrada dei Due Mari con l’autostrada A2 del Mediterraneo, congiungendosi con la strada statale 616 di Pedivigliano, attraversando il territorio dell’ex comunità montana del Reventino. I lavori ultimati, consegnati ad agosto 2016, per un importo complessivo di 4.000.000 di euro, hanno consentito di conseguire solo obiettivi parziali funzionali contemporanei, primo fra tutti, come già detto, quello dell’apertura del traffico del terzo tratto fra gli svincoli di Soveria Mannelli e di Decollatura (oltre 5 km compresi gli svincoli) ripetutamente disattesi dal precedente esecutore.
In questo contesto erano previste vari obiettivi che adesso, febbraio 2025 sembra siano arrivati a completamento se si aprirà il tratto con la galleria di Borboruso e di innesto al bivio di Coraci, dato che venivano considerati nel programma dei lavori il completamento della galleria; il completamento delle paratie del chilometro 1200 nei pressi della SS. 616; il completamento del relativo sovrappasso e il completamento del viadotto n°3; tutti lavori necessari per arrestare il degrado delle suddette opere.
Le procedure di appalto sopra descritte sono state indette il giorno 15 aprile 2016, in contemporanea per queste tre fasi e i lavori sono ultimati.
In conclusione, possiamo dire che noi de ilReventino.it – che per nostra natura cerchiamo di promuovere le cose buone del territorio – non perdiamo la speranza di vedere rinascere le aree interne o per lo meno, di non farle morire. La canzone diceva: “…Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto…chi ha dato, ha dato, ha dato…scurdámmoce ‘o ppassato…”, ma il passato non si può e non si deve dimenticare perché questo è uno di quei casi in cui esso segna profondamente e in negativo anche il futuro. E nessuno dovrebbe decidere a tavolino quale possa essere il futuro di un territorio e della sua gente.
Tuttavia non vogliamo arrenderci; non vogliamo darla vinta così facilmente al destino e così, da parte nostra, ci sarà sempre posto per la positività e per vedere comunque il bicchiere mezzo pieno e non cedere al disfattismo che è un altro dei mali di questo strano momento storico dove, soprattutto gli organi d’informazione, dicono tutto e il contrario di tutto e dove facilmente ci si perde nei meandri della disinformazione. Terremo duro finché potremo e cercheremo di portare sempre in alto il vessillo dell’equilibrio e della verità.