È una storia tragicamente irrisolta quella della littorina delle MCL (Mediterranea Calabro-Lucane) che la mattina del 23 dicembre 1961 percorreva il ponte sulla Fiumarella, poco prima di arrivare nella stazione capolinea di Catanzaro.
È una storia che viene riportata sotto la luce dei riflettori a distanza di sessant’anni da un giovane e appassionato ricercatore, Giovanni Petronio, che da ormai diverso tempo si sta dedicando allo studio sistematico e approfondito su questa vicenda storica.
«Il più grave deragliamento della storia d’Italia», avverte il sottotitolo del suo nuovo volume, La Fiumarella (Link edizioni, 2021), che dopo il precedente I ragazzi della Fiumarella (Link edizioni, 2017), chiarisce molti “non detti”, espone le certezze e avanza ipotesi credibili sugli aspetti di quel disastro ferroviario per troppo tempo rimasti taciuti o lacunosi.
L’autore racconta la storia senza tralasciare i particolari, neppure quelli apparentemente più insignificanti, e arricchendola di testimonianze che riportano indietro nel tempo e fanno rivivere le emozioni profonde che hanno segnato una generazione. Ma soprattutto hanno cambiato le vite di quelli che vengono rigorosamente distinti in superstiti (coloro che sono stati solo sfiorati dalla tragedia o si sono adoperati per renderla meno devastante) e in sopravvissuti (coloro che erano presenti sul vagone precipitato dal ponte della Fiumarella e che si sono salvati per puro miracolo).
Il libro, come in un’inchiesta condotta a posteriori, riprende e riordina le carte processuali, analizza le cause vere o presunte dell’incidente, giungendo alla conclusione che forse la tragedia, come spesso accade, non può essere attribuita a una sola causa, ma una concomitanza di eventi, di azioni effettivamente compiute ma anche di omissioni. Mettendo pure in risalto l’atavica noncuranza con cui il potere centrale, fin dagli anni della ricostruzione post bellica, ha trattato il Meridione e in particolare la Calabria.
La Fiumarella è volume prezioso, che ci parla di noi e della nostra storia recente. Una storia che non si può ignorare e di cui bisogna coltivare la memoria, proprio ciò che fa Giovanni Petronio. Perché solo dagli errori del passato si può trarre l’insegnamento per migliorare il proprio futuro. Un futuro che però, rispetto a quel lontano 1961, non fa purtroppo riscontrare, per la nostra area territoriale, sufficienti mutamenti in positivo rispetto al livello qualitativo delle infrastrutture di trasporto.
Raffaele Cardamone