di Raffaele Arcuri –
La storia è passata da questi luoghi. E’ una dato di fatto e non c’è nulla da fare: il fascino dell’Abbazia di Santa Maria di Corazzo a Carlopoli colpisce ancora.
Ne abbiamo avuto un’ennesima prova nella serata teatrale in cui nel chiostro è andata in scena l’opera “Il Dono del Male”.
Nello spazio racchiuso tra gli imponenti ruderi della nostra abbazia il pubblico attento e appassionato presente è stato avvolto da una suggestione unica, tanto che quasi in un incanto surreale è sembrato di assistere al “ritorno” di Gioacchino da Fiore, dopo quasi 850 anni, tra le mura che lo videro abate.
Presenti gli amministratori del Comune di Carlopoli con il sindaco Mario Talarico, numerosi primi cittadini di tutto il territorio e il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio che da sempre ha sostenuto, con azioni concrete, l’importanza storica e culturale dell’Abbazia di Corazzo.
È di questi giorni, infatti, la firma della convenzione, tra la Regione Calabria e il nostro Comune, che certifica il finanziamento di 1.200.000 euro per la sua valorizzazione.
“Il Dono del Male”, la terza delle opere teatrali della trilogia Gioachimita di Adriana Toman ci ha fatto rivivere l’incontro tra Gioacchino da Fiore e Riccardo Cuor di Leone.
Un incontro accaduto realmente nel 1190 a Messina, a cui partecipò anche Filippo II di Francia e al quale l’autrice immagina abbia partecipato anche Giovanna d’Inghilterra.
Scenografie essenziali, sapiente uso delle luci e una location mozzafiato, hanno accolto la splendida interpretazione degli attori.
Marco Silani, Antonio Conti, Barbara Bruni e Umberto Silani hanno catturato, per quasi due ore, l’attenzione dei numerosi partecipanti.
Ancora una volta l’offerta culturale del Comune di Carlopoli si conferma di altissimo livello. Il testo, che fa parte del volume “Trilogia Gioachimita” pubblicato nel 2018 da Rubbettino, ci consegna un messaggio semplice e di un’attualità assoluta sulla manipolazione della verità.
Riccardo incontra Gioacchino per chiedergli una profezia sulla terza crociata che sta per intraprendere. Secondo Ruggero di Hovedin, biografo ufficiale del sovrano, l’abate benedisse l’impresa.
Adriana Toman, che ha studiato a lungo il testo di Ruggero, sostiene che Gioacchino non avrebbe mai potuto pronunciare quelle parole. Siamo, secondo l’autrice, davanti ad un falso storico che testimonia come la manipolazione della verità sia sempre avvenuta nella storia e continui ad avvenire anche ai giorni nostri.
Gioacchino rivolge a re Riccardo parole che testimoniano il suo amore per la pace e il rifiuto per la guerra: “Dite di andare a liberare la città santa, ma il valore che voi attribuite a questa conquist, non è per rispondere ad un bene comune. Voi non andate per unire tutti i popoli in una sola ed unica fede, ma per rispondere alla vostra paura di non avere mai abbastanza”.
Da parte sua Riccardo, attraverso il suo biografo di corte, cerca in tutti i modi di manipolare la verità: “Fatemi venire Ruggero di Hoveden perché scriva in modo puntuale che l’Abate Gioacchino è venuto ossequioso verso le nostre maestà e noi lo abbiamo ascoltato mentre ci elogiava per il nostro impegno in questa crociata oltremodo necessaria”.
Ma alla fine il messaggio di Gioacchino è inequivocabile: “Abbiate occhi per vedere, la Bellezza è arcana nostalgia del divino”.
Un’opera che fa riflettere anche sulla nostra realtà quotidiana. Il pensiero di Gioacchino porta un seme di speranza per un mondo migliore, una visone progettuale e positiva, un cammino verso quella Età dello Spirito che Gioacchino aveva annunciato e che ancora tutti noi aspettiamo.
Abbiamo bisogno di sogni, utopie e speranze, sulle quali costruire le basi del nostro futuro. E il pensiero di Gioacchino, quando viene attualizzato e divulgato al di fuori dei contesti scientifici, offre a tutti noi questo respiro nuovo, lo strumento essenziale per superare l’inquietudine di cui è intrisa la nostra quotidianità.