Site icon ilReventino.it

Feroleto antico. Da Ducato dei Caracciolo a Principato dei d’Aquino Pico (Prima parte)

Nel proseguire il presente lavoro di approfondimento storico, culturale e delle tradizioni sui paesi dell’area del Reventino e del fiume Savuto, legati dalle comuni radici linguistiche, questa volta a diventare argomento di studio e oggetto della presente ricerca è Feroleto antico. Un paese la cui storia, i costumi e le tradizioni comuni ad altre realtà sono maggiormente rinsaldate anche dall’originale idioma dialettale.

Palazzo in via Generale Stocco (Foto di Mario Migliarese)

Non lontano da Nicastro, sulle amene colline, abbastanza ventilate e dalla buona aria, alle pendici sud orientali del monte Reventino c’è Feroleto. Spaziando l’occhio dalla sua postazione, sullo sperone dell’incontro di due torrenti, si intravedono le campagne circostanti e lo sguardo si allarga fin sul mare sottostante. Non si hanno informazioni certe sulla sua edificazione e le stesse non sono presenti neanche negli scritti dei numerosi autori che nelle diverse epoche lo hanno richiamato. Certamente non si esclude però che questo sia di antica origine, cosa che si evince dal fascino del suo territorio e soprattutto come scriveva padre Giovanni Fiore da Cropani dalla «gran copia degl’edifici diruti, dalle quali potea formarsi grande, e popolata città»1.

Anche da una attenta lettura della storia postata sulla pagina web comunale, secondo le informazioni fornite, si apprende che sulla sua genesi non si hanno testimonianze inconfutabili, ossia provate da opportuna documentazione, ma ciò non esclude, viene riportato, che il sito di Feroleto possa essere esistito addirittura anteriormente alla venuta al mondo di Nostro Signore Gesù Cristo.

Non mancano, inoltre, testimonianze storiografiche che pensano che il suo primo stanziamento abitativo fosse già esistente all’incirca intorno al IX secolo a.C., per impresa degli Ausoni o Enotri. I primi erano una delle più antiche popolazioni presenti sul territorio calabrese già all’epoca dell’età del bronzo (XVI secolo a.C.) mentre i secondi erano una popolazione presente in Calabria all’epoca dell’età del ferro (XI secolo a.C.) e che continuarono e rimanervi sino al VI secolo a.C., per poi dileguarsi al tempo in cui cominciò il colonialismo ellenico e l’arrivo delle popolazioni lucane e brettie.

Case in via G. Mascaro (Foto di Mario Migliarese)

Da alcune informazioni risalenti al 1595, provenienti dalla regia corte della Calabria Ultra, che comprovano la nascita dell’Università di Serrastretta sorto come Casale nel 1383 da alcuni abitanti di Scigliano (CS), allo scopo di sottrarsi alle sopraffazioni del feudatario del paese trovando protezione in questa piacevole e rigogliosa località ricca di boschi, veniamo a sapere che sin dalle sue origini Serrastretta fu unita come Casale all’Università di Feroleto antico la cui unione non fu facile per una serie di controversie giudiziarie con la stessa Università di Feroleto che si protrassero per molti secoli chiudendosi concretamente nel precedente secolo (1930) con l’attribuzione di una porzione del Bosco Montagna, (bene demaniale) al comune di Feroleto antico. Ciò è una ulteriore conferma dell’esistenza di Feroleto già molto prima del 1400.

Partendo da questa premessa, per una ricostruzione storica più fedele, cercherò anche questa volta di avvalermi delle informazioni storiografiche di influenti autori a cominciare da quelle fornite da Girolamo Marafioti, teologo dei minimi osservanti, credo anche le prime, che a riguardo così componeva: «In questo paese di Gimigliano si ritrovano le pietre ofitiche perfettissime, nere, variate, mischie, e colorate di diverse maniere, e si ritrovano pietre finissime d’acutare ferri in oglio. Più giù dentro ‘l paese mediterraneo per la via del mare occidentale occorre un altro castello, chiamato Feroleto habitatione molto buona, dove per adesso non occorre fare memoria d’altra persona, solamente, che di Matteo Colaccio nativo cittadino di questo luogo uomo nell’humane lettere dottissimo ch’in Venezia resse pubbliche schole, e ha scritto alcune cose pertinenti alla latina lingua. Incontra doppo un casalotto detto Lamato per cagione al fiume Lameto à se vicino; & appresso occorre ‘l fiume Pesipo, & un altro per nome S. Hippolito, per cagione ch’incanto al detto fiume era anticamente una chiesa chiamata S. Hippolito, della quale si veggono insino ad hoggi alcuni vestiggij dell’antiche mura. Passati li predetti fiumi occorre una città chiamata Nicastro, cioè novo castello, perché fu rinnovato doppo le universali rovine di Calabria, fatte dagl’Angareni, come più volte habbiamo detto»2.

Panorammica di Feroleto antico (Foto di Mario Migliarese)

Siamo nel 1601 ossia all’inizio del XVII secolo ed apprendiamo dell’esistenza di un castello chiamato Feroleto, verosimilmente lo stesso presente nella parte più elevata del borgo del quale ancora oggi si può osservare solo la cinta muraria perimetrale, cui molti storici e non fanno riferimento quando affermano, come riportato nella pagina web del sito del comune, «si tratti di un nuovo sito dove si rifugiarono per sfuggire alle incursioni saracene e per questo scopo scelsero un luogo munito di barriere naturali che fortificarono con castello e mura. A questa sede diedero il nome di Feroleto, in lingua latina Feroletum. L’etimologia del nome si presta a due interpretazioni: 1) Il nome Feroleto deriva dalla parola “ferula”, sostantivo latino che significa “canna. La zona proliferava di canne, specialmente sulle sponde dei torrenti che delimitano il paese. 2) Il nome Feroleto deriva dalla parola “Feroletum” che significa “portatore di morte”»3, i suoi abitanti sono chiamati Feroletani.

Interessante, ma solo a livello di narrazione, risulta al riguardo quanto riportato dal sito comunale secondo cui, «La tradizione vuole che Longino, uno dei quattro legionari che crocifissero Gesù e che si divise con gli altri le vesti, fosse proprio nativo di Feroleto antico ed il paese avrebbe preso nome dalle voci latine “fero” e “letum” che significano appunto “porto morte”. Ma tale leggenda non trova sufficienti conferme in quanto alcuni storici ritengono che i quattro crocifissori non potevano essere Bruzi perché questo popolo, essendo passato ad Annibale, era stato messo al bando dai Romani e di conseguenza questa gente non poteva essere arruolata come soldato»4.

Il territorio di Feroleto, come del resto quasi due secoli più tardi scriveva l’abate Francesco Sacco, era «terra nella provincia di Catanzaro, ed in diocesi di Nicastro, situata in una pianura, d’aria temperata, e nella distanza di quindici miglia in circa dalla città di Catanzaro, che si appartiene alla famiglia d’Aquino Pico, col titolo di principato. Ella col terremoto del mille settecentottantatrè fu molto danneggiata sì nella parte superiore, come inferiore, ma medianti le paterne cure del regnante Ferdinando IV, è stata riedificata in una miglior forma. In essa sono da marcarsi due chiese parrocchiali di mediocre disegno; e due confraternite laicali sotto l’invocazione di San Nicola di Bari, e della Vergine Addolorata. Le produzioni poi del suo territorio sono grani, grani d’India, legumi, frutti, vini, olj, castagne, ghiande, lini, gelsi per seta, cacciagione, e pascoli per greggi. La popolazione, finalmente, di Feroleto Superiore, come di Feroleto Inferiore ascende a duemila seicento cinquantasei sotto la cura spirituale, d’un arciprete e d’un parroco»5.

Secondo la descrizione di Giuseppe Maria Alfano, «Feroleto è diviso in due terre, cioè superiore e inferiore, poco meno di un miglio l’una dall’altra distante. Fu distrutto dal terremoto del 1783, […] Anticamente era un sol Luogo, dove oggi si chiama Feroleto vecchio, o sia Feroleto Terra; una per un violento terremoto del 1638, caduti essendo molti edifici, e dentro a quelle rovine rimaste sepolte più di 70 persone, alcuni abitatori dopo quel flagello vollero fabbricare sulle antiche muraglie rovinate, ed altri o perché abborrirono l’antico suolo, o perché altrove credevano di stare più agiati, scesero in un’ampia pianura, dove col consenso del padrone feudatario formarono la nuova loro abitazione, e la chiamarono Cultura. La situazione di Feroleto antico, essendo sovra di una scoscesa collina, esposta al Mezzogiorno, e per esser difeso a Ponente da un picciol fiume, a Levante da un profondo vallone, e da un’aspra montagna nel settentrione, ci fa credere di essere stata edificata nell’VIII secolo da i Saraceni, perché stando in questo sito il popolo radunato potea far fronte a’ molesti aggressori; e perciò venne chiamato Feroleto da Fero, et Lethum, che esprime coraggio. […]»6.

di Franco Emilio Carlino, Socio corrispondente Accademia Cosentina

Bibliografia

1 Cfr. padre G. Fiore da Cropani, Della Calabria Illustrata Opera varia istorica, Tomo I, Dom. Ant. Parrino e Michele Luigi Mutij, 1691, p. 126.

2 G. Marafioti, Croniche et antichità di Calabria, Ad Istanza degli Uniti, Padova 1601, p. 219b.

3 Cfr. Storia – Comune di Feroleto antico, in http://www.comune.feroletoantico. cz.it/index.php?action=index&p=76.

4 Cfr. Brevi notizie su Feroleto antico tratte dal libro: Il santuario di Dipodi di Franco Falvo, in http://www.comune.feroletoantico.cz.it/index.php?action=index&p=96.

5 Abate F. Sacco, Dizionario Geografico-Istorico-Fisico del Regno di Napoli, Tomo II, Presso Vincenzo Flauto, Napoli MDCCXCVI, p. 27.

6 G.M. Alfano, Istorica descrizione del regno di Napoli, presso Vincenzo Manfredi, Napoli MDCCXCVIII, p. 192.

Exit mobile version