Un “artigiano-grafico” lo definisce il nostro fotografo Antonio Renda. È l’anonimo fabbro che ha realizzato a Feroleto Antico la ringhiera di un balcone, inventando linee fantasmagoriche degne di quei disegni di Escher che più sembrano voler aprire le porte a un’altra dimensione. Come nella migliore tradizione dell’arte astratta, ognuno può vederci ciò che vuole. Io ci vedo delle onde di un mare appena mosso e il sole al tramonto che lo lambisce all’orizzonte, ma forse è solo perché, in questo preciso istante, di quest’immagine sento una profonda nostalgia.
Perché poi io ci veda più un tramonto che un’alba, chi mai può saperlo! Forse è solo perché sono più abituato al mar Tirreno che allo Jonio e, dunque, più ai tramonti che alle albe sul mare. E questo mi fa venire in mente la scena famosa di uno dei primi film di Nanni Moretti, Ecce Bombo (1978), che già rivelava la grande capacità del regista di raccontare con le immagini in movimento storie minime che diventano improvvisamente universali e indimenticabili. Quasi a metà del film, un gruppo di amici, tra cui Michele Apicella, alter ego di celluloide di Nanni Moretti, si sbaglia e va a vedere l’alba sulla spiaggia di Ostia, guardando dritto verso il mar Tirreno. E, proprio nel momento in cui tutti si rendono conto che il sole sta sorgendo alle loro spalle, arriva un robivecchi con il suo carrettino che grida a squarciagola: «Ecce bombo, ecce bombo…» Fine della scena!
Ma onde del mare sembrano apparire anche sullo sfondo della fotografia, subito dietro la ringhiera, sotto forma di venature del legno di un probabile infisso, che affiorano dalla vernice scrostata – guarda caso – color verde acqua, formando una superficie non uniforme sulla quale si poggia l’ombra di quello stesso sole, con i suoi raggi che si diffondono ondivaghi su quella parvenza d’acqua. Onde che qualche volta possono regalarci quell’effetto straniante che di tanto in tanto cerchiamo tutti.
«Mare mare mare voglio annegare / portami lontano a naufragare / via via via da queste sponde / portami lontano sulle onde» cantava Franco Battiato (Summer on a solitary beach, 1981). E quante volte l’abbiamo pensato anche noi, e quante volte non glielo abbiamo lasciato fare, al mare, e quante volte spereremo ancora di essere capaci di riprendere indenni il viaggio su questa Terra.
È Giuseppe Ungaretti che ci ridà la speranza: «E subito riprende / il viaggio / come / dopo il naufragio / un superstite / lupo di mare» (Allegria di naufragi, 1917). E noi stessi che magari, guardando una ringhiera, ci vediamo il mare in cui naufragare… allegramente.
Raffaele Cardamone
Foto di Antonio Renda