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Soveria Mannelli la sede del municipio meglio conosciuta come “Palazzo Cimino” luogo ideale di un museo del Risorgimento

di Filippo Cardamone –

Palazzo Cimino, sede del municipio è una tra le più antiche dimore di Soveria Mannelli, insieme all’antico maniero Palazzo Passalacqua in piazza Marconi adesso appartenente alla famiglia Marasco e la storica e signorile casa Cimino struttura posta nell’attuale viale Rubbettino, dimora della stirpe del sindaco Michele Cimino che guidò il Comune dal 1870 al 1907, recentemente acquisita da un’altra famiglia Marasco.
Riguardo alla presenza nel tempo della famiglia Cimino ne abbiamo parlato in un altro articolo che può essere riletto (cliccando sulla riga colorata), dal titolo I Cimino: una famiglia storica di Soveria Mannelli.

Il palazzo storico della famiglia Cimino a Soveria Mannelli

In merito all’edificio di Palazzo Cimino costruito sul finire del XIX° secolo dal sindaco Michele Cimino, nacque come scuola, poi la struttura ospitò la Pretura e successivamente fu allocato il carcere mandamentale ed in ultimo l’immobile divenne sede del municipio dove sono collocati gli uffici amministrativi e del sindaco.

Nella valle del Reventino rimangono legati dall’evoluzione storico amministrativa i comuni di Soveria Mannelli, che nacque nel 1807 mentre il comune di Decollatura, che comprendeva il territorio di Mannelli sottani, fu costituito nel 1802. Le due comunità attraversarono il decennio francese, anche i mesi di “fiorile”, quello in cui i francesi rasero al suolo Soveria, che si era ribellata dando vita alle insorgenze che si svilupparono in tutto il Sud, ininterrottamente fino al 1815.
L’ingresso del Palazzo comunale Cimino con la targa dedicata al sindaco Michele Cimino

Dati i tempi di ristrettezze non sarebbe male che i due comuni limitrofi finalmente si unissero e che “Palazzo Cimino” potesse divenire un “Museo del Risorgimento”.
Di fatto contiene le opere pittoriche di Mimmo Rotella, Dolores Puthod, Aldo Turchiaro, Cesare Berlingieri, Maria Grandinetti Mancuso e Giuseppe Cardamone detto il “Pittoretto”, Savina Tarsitano e Giancarlo Di Fede.

Per realizzare questo possibile disegno, in modo da spingere la definizione per giungere a concretizzare l’allestimento di un completo spazio espositivo – museale, posso contribuire ed offrire come donazione la personale collezione di armi da sparo e di armi bianche appartenute al brigante Pietro Bianco, risalenti al periodo risorgimentale.
Che cosa manca, sembra però che i tempi possano essere maturi, per definire un disegno di questo genere?
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