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Simone e quella cura che lui stesso definisce “la terapia della bellezza”

di Luigi Guzzo –

Era l’inverno del 2016, quando nella comunità tiriolese si diffondeva con apprensione la notizia che un bambino, Simone Mauro, che frequentava la quinta classe della scuola primaria, era andato all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze per avere una diagnosi su una “pallina” che aveva notato in una zona del viso.

Simone lascia all’improvviso i suoi compagni di classe di Tiriolo, gli amici con i quali giocava a pallone, il paese nel quale viveva, per iniziare in Toscana, con i suoi genitori, una brutta e bella avventura.

Simone è un bimbo che potremmo definire “straordinario”, un eroe della sofferenza, ma ci limitiamo a definirlo, almeno, “coraggioso”, perché riesce ad accostare ad una situazione di sofferenza, una di letizia, facendo suo il motto dei genitori che gli ripetevano:  “spesso nelle cose brutte che accadono nella vita, bisogna saper trovare le cose belle”.

Resterà a Firenze per dieci mesi, dove affronterà un intervento chirurgico, nove cicli di chemioterapia e altrettante “uscite” fuori dall’ospedale, affiancando alla cura farmacologica della chemioterapia, quella che lui chiama “La terapia della bellezza”.

Simone inizia a scrivere e ad appuntare su un “diario di viaggio” la sua esperienza, raccontando sia le giornate segnate dai postumi della chemio, sia quelle fatte di tante escursioni in giro per la Toscana. Simone, infatti, dopo ogni ciclo di chemio, cerca sollievo visitando la Toscana.

Il  diario si trasforma in un libro, dal titolo “ La terapia della bellezza”, pubblicato in questi giorni, grazie ad un progetto finanziato dalla Regione Toscana e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, e distribuito dall’Associazione Tumori Toscana.

Dalla lettura de “La terapia della bellezza ”, emerge la forza e la caparbietà nel cercare “la bellezza che, attraverso lo scatto della macchina fotografica, entra nell’animo, nella mente e nel corpo di Simone.

Con la pubblicazione, si mette in risalto come, a volte, la ricerca delle cose semplici e l’amore per le cose belle può, insieme alle cure farmacologiche, aiutare ad alleviare le sofferenze e a guarire da brutte malattie.

Simone, ne “La terapia della bellezza”, ci racconta del primo incontro di “bellezza” che avviene con la vista della basilica di San Lorenzo in Firenze, legata al nome del Brunelleschi, del duomo con il campanile, definito come “ uno spettacolo indescrivibile ”,  Piazza della Signoria e il corridoio degli Uffizi che termina sull’Arno, con lo sfondo di Ponte Vecchio.

A Siena, racconta di immaginare “alcuni giochi della play station Assassin’s creed” , sperando che spunti il personaggio di Assassin’s creed, con la spada e il cavallo, del fascino dalla piazza a forma di conchiglia che lo fa star bene e sentire felice.

Bella e suggestiva è la descrizione della vista delle Alpi Apuane, durante il viaggio verso Viareggio, dove il mare non ha l’acqua azzurra e trasparente della Calabria, ma la passeggiata sul lungomare ripaga della visita. Bello è il racconto di Lucca, affascinante per le tante chiese: “ con le facciate composte da colonne, che chiamano logge”.

Le mura di Monteriggioni ricordano al piccolo Simone la trilogia del ” Signore degli anelli”, con gli arcieri che difendono la città, le catapulte, i cavalieri.

Racconta della promessa di ritornare a Pisa per correre sul prato verde che circonda la torre, fino a farsi mancare l’aria, e poi di Piazza dei Miracoli, dove, aspettando che arrivi il buio, si sente bene nell’assaporare tanta “bellezza”.

Parlando di Arezzo, racconta del richiamo al celebre film di Benigni “ La vita è bella”.

Suggestivo il racconto del paesaggio che ammira durante il tragitto per arrivare a Cortona: da questi punti panoramici c’è una profondità dove l’occhio si perde, si vede il Lago Trasimeno e l’Umbria.

Emozionante è il racconto dell’arrivo, nel giorno del compleanno, del fratello Matteo, e della visita della casa della Nazionale italiana di calcio a Coverciano: ” Stanno passando i calciatori, li salutiamo, Gigi Buffon si ferma e si fa fotografare insieme a noi, mi poggia la mano sulle spalle, quella mano che ha salvato tante partite e ha preso a schiaffi altrettanti palloni, calciati da grandi campioni”,  poi Florenzi, Ciro Immobile e Chiellini,

Della famosa Galleria degli Uffizi, scrive Simone: Troppe emozioni in sole tre ore. Prima di uscire papà mi fa vedere i quadri di Caravaggio(il suo preferito), mi spiega della luce, dei volti illuminati, dei colori, mi colpisce molto lo scudo con la testa di medusa, questo Caravaggio doveva essere una persona strana, nei suoi quadri nessuno sorride, sono tutti arrabbiati.”

Oggi, Simone è un giovanotto, studia, si diverte con gli amici, continua a fotografare, questa volta in Calabria, guardando la bellezza che lo circonda.

Si gode il piccolo successo de “La terapia della bellezza”, lasciando a noi la testimonianza  che la bellezza è una cura quotidiana, e che anche nei momenti bui della vita bisogna aprire lo sguardo sulle cose belle e non focalizzare solo le cose brutte.

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