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Home » SIAMO FRATELLI! – Le fiabe di Raffaella Pascuzzi

SIAMO FRATELLI! – Le fiabe di Raffaella Pascuzzi

Raffaella Pascuzzi di Raffaella Pascuzzi
23 Maggio 2021
in LE FIABE DI RAFFAELLA
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SIAMO FRATELLI! – Le fiabe di Raffaella Pascuzzi
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Introduzione

Cari amici,

il tema di questa favola è l’arrivo destabilizzante di un fratello e/o di una sorella!

Quando in una famiglia nasce un bambino non primogenito, i genitori e l’intero gruppo familiare, pongono un’attenzione particolare ai figli che dovranno accettare una nuova presenza.

Come raccontare ad un figlio che è in arrivo un nuovo membro familiare? Come rassicurare il suo cuore, ancora bisognoso di tempo e attenzioni?

Ciò che si genera, a livello psicologico ed emotivo, è la paura di perdere le attenzioni e le cure dei genitori.

Con gli anni, si scopre che “il rapporto tra due fratelli, getta le basi di una vita sociale e scopre i propri limiti così come i diversi punti di vista degli altri. Esso porta i bambini ad imparare a collaborare, a condividere e a rispettarsi l’un l’altro”. (Brazelton, 2005/2007). Nonostante questa consapevolezza, che giunge con la maturità, necessita un intervento sui figli, affinché possano comprendere ed accettare il nuovo arrivo.

Nel bambino, seppur in modo inconsapevole, si fanno strada nuove sensazioni e pensieri: la gelosia, la rivalità e la conflittualità. Necessita, nelle figure genitoriali, una certa consapevolezza nel gestire, supportare il bambino e stimolare il pensiero che un fratello/sorella è un amore che si moltiplica e che non si divide!

Da secondogenita, ho percepito la presenza di mio fratello come un’invasione di campo! Avevo circa tre anni, ma una grandissima paura di perdere qualcosa che mi apparteneva. Non mi ero resa conto che il mio arrivo era già stato motivo di preoccupazione per la mia sorella maggiore!!!

Credo di aver vissuto un trauma, sebbene supportata dai miei genitori!

Oggi mi accorgo della ricchezza avuta: nonostante le sostanziali differenze, nonostante la vita ci imponga ritmi frenetici che ci impediscono di frequentarci come vorremmo, mio fratello e mia sorella rappresentano un pezzo del mio cuore!

A loro due, Emilio e Rossella, a tutti miei cognati (che ho accolto come fratelli nel mio cuore), dedico questo racconto perché, come Isaia, oggi so che il legame con loro è unico e speciale e che durerà per tutta la vita!

Siamo fratelli!

Il troll o Trold, nelle leggende scandinave, è una creatura umanoide che vive nelle foreste dell’Europa settentrionale. È una creatura ruvida, pelosa e rozza, con un grosso naso e una coda dal folto pelo; ha solo quattro dita per ogni mano o piede.

Si muove solo di notte o nella foresta più fitta perché la luce del sole lo pietrifica; vive in caverne naturali vicino a corsi d’acqua e può essere molto puzzolente.

Nella foresta della Taiga, viveva una comunità di trolls. Avevano un aspetto goffo, un colore di pelle diverso ed erano molto rozzi; a differenza di molti altri loro simili, in questo villaggio praticavano le buone maniere e si rispettavano molto. Qui si viveva felici, nonostante il cattivo odore della loro pelle, che a loro sembrava profumatissima!

* * * * *

In una di queste famiglie della comunità della Taiga, in un piccolo angolo sperduto e inaccessibile agli umani, viveva Isaia un piccolo e grazioso troll. Isaia aveva un nasone come i suoi simili, la pelle giallo ocra e i capelli viola, due occhi verdi e un aspetto simpatico.

Mada e Rudi, rispettivamente la madre e il padre di Isaia, erano due genitori affettuosi e presenti; lo riempivano di affetto e attenzioni ed Isaia si sentiva il re del mondo!

Isaia aveva già festeggiato le sessanta lune piene, quando un giorno di fine estate, i suoi genitori decisero di dirgli che sarebbe arrivato un nuovo fratellino nella loro casa. Ancora non sapevano se fosse stato un maschietto o una femminuccia, ma comunque sarebbe stato un nuovo membro della loro famiglia, da amare e accudire.

Isaia, sin da subito, manifestò il suo dispiacere: <<Che ne sarà di me? Sono certo che non mi amerete come adesso!>>

I genitori cercarono di rassicurarlo, ma Isaia non sentiva ragioni.

Il suo mondo sarebbe cambiato, un “mostriciattolo” gli avrebbe rubato l’amore dei genitori. Isaia iniziò ad essere capriccioso e monello, mentre il pancione della sua mamma cresceva.

Un giorno, dopo tantissimi discorsi, Isaia disse: <<Se proprio deve essere, voglio un maschio! Non pensate, però, che io possa amarlo!>>

I poveri Mada e Rudi, preoccupati e feriti, speravano in un miracolo, ma nulla cambiò fino all’ultimo giorno. Isaia dimostrava di odiare l’idea del nuovo membro della famiglia ed era irremovibile.

La mamma decise di provare a coinvolgerlo nella preparazione del lieto evento; <<Quale colore ti piacerebbe per la tutina che indosserà il primo giorno? Come vorresti decorare la sua culla?>> Queste e altre mille domande, ma Isaia non si lasciava coinvolgere e dimostrava rabbia e malumore.

Un giorno Isaia si recò da Roto, il suo migliore amico; gli raccontò di quanto stava vivendo: con le lacrime agli occhi, gli disse che aveva paura di quel mostriciattolo che stava per arrivare e che gli avrebbe rovinato l’esistenza.

Roto si mise a ridere e lo invitò a seguirlo: <<Vieni con me, ti faccio vedere una cosa>>. Giunti nel cortile, Roto gli mostrò due piccole bambine che giocavano. <<Vedi quelle due? Sono i mostriciattoli che mi hanno rovinato la vita! Cosa pensi, che il problema sia solo tuo? Da quando sono arrivate non hanno fatto altro che portare guai nella mia famiglia! Quella col vestito viola è Clara, quella col vestito arancio è Sara; sono la mia rovina! Sai cosa ho deciso di fare? Appena i miei genitori saranno tranquilli, le porterò nella prateria e le lascerò fino al sorgere del sole. La luce le trasformerà in pietre e sarò libero e felice! Al momento tutti credono che io le ami, ma vedranno, VEDRANNO di cosa sono capace!>>

Isaia si spaventò: <<Non puoi farlo! Sono due bambine, le tue sorelle! I tuoi genitori non ti perdoneranno mai!>>

Roto, con aria da duro, accusò Isaia di avere il cuore tenero, così il piccolo decise di aiutarlo nel suo progetto. I due ragazzini aspettarono alcune settimane e, nel momento giusto, misero Clara e Sara in due ceste e le condussero nella prateria. Lasciarono le due bambine e tornarono a casa.

Isaia, dopo aver lasciato Roto, iniziò a sentirsi sporco e cattivo.

<<Non posso aver fatto questo! Sono due bambine, non posso lasciarle da sole e non posso permettere che la luce le trasformi in pietre>>

Si alzò di scatto e si mise a correre nel tentativo di salvare le piccole, prima del sorgere del sole. Arrivato sul posto, non trovò le piccole e il suo cuore si spezzò: <<Sono arrivato tardi, un animale notturno le avrà sbranate di certo. Come potrò vivere con questo peso sul cuore?>>

Isaia si mise a piangere disperatamente, ma in quello stesso istante, comparve Roto. <<Cosa c’è mollaccione? Ti sei già pentito?>>

Isaia, in preda alla rabbia e al dolore, disse:<<È colpa tua, non dovevo ascoltarti! Morirò di dolore… quelle povere bambine le abbiamo uccise!>>

Roto si sedette accanto a lui; sembrava calmo e la sua voce era serena: <<Pensi che un fratello possa liberarsi facilmente delle sorelle? Caro Isaia, anch’io pensavo, come te, di non poterle amare, ma mi sbagliavo! Clara e Sara sono a casa al sicuro, le ho riportate personalmente nelle loro culle! Dormono serene! Ho fatto tutto questo perché volevo farti capire che ti sei preoccupato per due bambine che nemmeno conosci, cosa farà il tuo cuore quando arriverà la tua? Tu puoi decidere di non amarla, ma sarà il tuo cuore a scegliere. Certo, ti farà arrabbiare e i tuoi genitori non potranno fare sempre ciò che fanno adesso, ma la amerai con tutto il cuore!>>

I due bambini si abbracciarono e Isaia, tornando a casa, andò dalla mamma e, per la prima volta, accarezzò il pancione. Aveva imparato la lezione: non si può scegliere se amare un fratello o una sorella, li ami dal primo giorno!

Passò la notte e finalmente arrivò Roemi, una piccola e tenera bimba con lo stesso nasottolo di Isaia e lo stesso colore di pelle giallo ocra; i suoi capelli erano viola e le sue piccole mani morbide e tenere. Isaia, per la grande emozione, si commosse e disse: <<Non ti volevo, ma ora so che sei e sarai sempre mia sorella! Avrei voluto un fratellino, ma vedendoti il mio cuore ti ama già. Ti proteggerò da chiunque e da qualsiasi cosa e saremo sempre uniti, siamo fratelli!>>

I genitori abbracciarono Isaia, aveva dimostrato di essere un bambino straordinario ed unico, aveva finalmente capito!

Non possiamo scegliere se amare i nostri fratelli e sorelle, ma sappiamo che il legame con loro è unico e speciale e che durerà per tutta la vita!

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Raffaella Pascuzzi

Raffaella Pascuzzi

Raffaella Pascuzzi nasce a Catanzaro il 26 settembre del 1973 e vive la sua infanzia a Decollatura, un piccolo paese in provincia di Catanzaro. Da piccina ascolta ascolta le favole raccontate dai nonni e si appassiona alle narrazioni ambientate sul monte Reventino, rilievo che sovrasta il territorio e determina l’identità di tutte le comunità poste alle sue pendici. Dopo aver studiato presso il Liceo Scientifico di Decollatura, consegue anche il diploma magistrale e frequenta la Facoltà di Lettere Moderne presso l’Università delle Calabria, scegliendo l’indirizzo socio-antropologico. Gli studi universitari le permetteranno di avvicinarsi ulteriormente alle tradizioni popolari, soprattutto per merito del professor Vito Teti, studioso di grande fama per le pubblicazioni sugli usi e i costumi calabresi. Nel 2001, dopo aver superato il concorso pubblico per l’insegnamento, ottiene subito la sede scolastica a Milano dove si trasferisce e vive per quasi tredici anni; l’esperienza milanese è fondamentale, non solo per la crescita professionale, ma anche per la sua maturazione individuale, infatti “la lontananza” le fa avvertire più forte il legame e l’appartenenza ai luoghi che l’hanno vista nascere e crescere. Attualmente, dopo il rientro dalla Lombardia, vive a Colosimi, paese in provincia di Cosenza, con il suo compagno e la sua bambina, ma non lontano dalla sua Decollatura dove insegna in qualità di docente di scuola Primaria. La figlia e i suoi alunni, le offrono continui spunti di riflessione e le sottopongono domande che obbligano e richiedono risposte non sempre facili da offrire; da ciò l’idea di trovare un modo diverso “di versare nei loro bicchieri la pozione dell’esperienza secondo le loro differenti e uniche capacità”. Vive, naturalmente, in una casa immersa nel verde ai margini di un bosco e il suo giardino sembra il rifugio delle creature fatate!

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