di Giovanni Petronio –
Il quorum nel referendum abrogativo non è stato raggiunto, la percentuale di chi si recato al voto è stata del 31,19%. Su 50.675.406 aventi diritto, i votanti sono stati 15.806.788, in pratica solo un italiano su tre si è recato a votare. Per il SI, che comunque non sortirà nessun tipo di conseguenze, la percentuale è stata dell’85,84% pari a 13.334.754 di voti, per il NO il 14,16 con 2.198.813 di voti. La percentuale più alta dei SI è stata quella della Basilicata con il 96,40%. Per quanto concerne la Calabria su 1.558.774 di aventi diritto al voto, 410.678 pari al 26% si è recato alle urne nelle 2411 sezioni. Per essere più precisi: 382.023 hanno votato SI (93,02%) e 28,655(6,98%) hanno preferito il NO. Solo nel Comune di Amaroni si è superata la soglia del 50%. Alla fine della mia riflessione tornerò sui dati relativi al referendum.
È dai tempi della scuola elementare che le maestre ci dicevano che il voto prima di essere un diritto era un dovere per due ordini di motivi: il primo perché, in quanto diritto, era stato conquistato e difeso con sacrificio da parte di quel popolo che da suddito era diventato cittadino e secondariamente, in quanto dovere, si sarebbe dovuto adempiere ed esprimere. È anche in virtù di quelle saggie parole che pochi giorni fa sono rimasto sconcertato quando l’ex Presidente della Repubblica Napolitano e il premier Matteo Renzi, hanno detto vox populi che era legittimo astenersi dalla consultazione referendaria. Non andare a votare per il presidente emerito “è un modo di esprimersi sull’inconsistenza dell’iniziativa referendaria”. Forse ha dimenticato quando in più occasioni, negli anni scorsi, invitò gli italiani a recarsi alle urne per votare ai referendum, in quanto valorizzavano e realizzavano la democrazia diretta.
Adesso c’è da chiedersi: come può essere legittimo astenersi ad un referendum? Andare o non andare a votare sono la stessa cosa? E no! Non sono la stessa cosa, non possono essere la stessa cosa! Ha ragione Paolo Grossi, da pochissimo Presidente della Corte costituzionale, affermando che: “Si deve votare, ogni cittadino è libero di farlo nel modo in cui ritiene giusto. Ma credo si debba partecipare al voto, significa essere pienamente cittadini”. Quindi per Grossi, ed è opinione di chi vi scrive, non è tanto importante cosa voti o no il cittadino ma, è fondamentale che si rechi sempre e comunque alle urne. Il referendum, come qualche anno fa Napolitano (sic) ci ricordava, è l’istituto principale della democrazia diretta, in cui i cittadini hanno l’occasione di esprimersi direttamente senza intermediari su determinate questioni; è legato alla sovranità popolare che la nostra Costituzione sancisce (e garantisce?) al primo articolo. Astenersi di contro significa non esercitare quel tipo di sovranità che non fa parte della prassi democratica. Non andare a votare non è una scelta, come Napolitano e company vorrebbero voluto propinarci, è una terza via senza sbocco che, non si può percorrere perché esiziale e inconcludente. L’articolo 48 della Costituzione dice che l’esercizio del voto è un dovere civico e che “non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge”. Quindi, viene da pensare che, nel caso del referendum vi era per l’ex presidente e per il premier, un qualche tipo di indegnità morale, o meglio di “inconsistenza dell’iniziativa referendaria”.
Vogliamo immaginarci se il 2 giugno del 1946, noi cittadini italiani, ci fossimo astenuti dall’andare a votare? Cosa sarebbe accaduto se i 24.946.878 di individui-cittadini avessero preferito astenersi? Il diritto di voto (per noi italiani), è una conquista antifascista ed è figlia di quella Resistenza che i nostri nonni hanno combattuto. Le parole di Napolitano e Renzi hanno evocato, in alcuni, quell’uomo robusto che da Piazza Venezia lanciava i suoi proclama davanti a una folla troppo incosciente per comprendere.
Ma, pur deprecabile il comportamento dei due (cittadini!) sopraindicati, non si può non evidenziare il nostro grado di apatia che diventa ignavia. Abbiamo vissuto un tempo in cui, anche noi calabresi, siamo stati attivisti politici, in cui discutevamo, riflettevamo nelle sezioni di partito, per strada, in cui scendevamo a manifestare e a protestare nelle strade e nelle piazze. Da qualche decennio abbiamo operato un distaccamento dalla politica, o per meglio dire dall’operato della politica e dai politici. Il problema non è di per sé la “politica”, che è cosa assai seria, ma, l’agire politico che ha provocato nei cittadini un comune senso di smarrimento. Il cittadino non si sente più partecipe della cosa pubblica, perché ne è stato allontanato; con il tempo siamo diventati apatici e disinteressati, non comprendendo quasi più che, andare a votare è segno di libertà. L’astensione, quella no, non è libertà, è solo essere indifferenti! Dire SI o NO è libertà e non dire: mi astengo!
Per quanto concerne i dati relativi alla Calabria, dove, ricordiamo, solo il Comune di Amaroni ha superato il 50%, ecco una breve sintesi:
a) Nella provincia di Catanzaro su 289.773 elettori, l’affluenza è stata del 29,7 %, per il Sì la percentuale è stata del 93,4 % con 79.389 voti, per il No il 6,6 % con 5.623 voti. Per essere più specifici a Decollatura gli aventi diritto erano 2.613, hanno votato 794 persone con un’affluenza del 33,2 %, i SI sono stati 794 (92,5%) i No 64 (7,5%). A Soveria Mannelli su 2.585 aventi diritto, l’affluenza è stata del 31,7 %, i SI 724 (90,3%), i No 78 (9,7%). A Carlopoli su 1.291 aventi diritto l’affluenza è stata del 40,6 %, i SI 470 (91,1%), i NO 46 (8,9%). A Serrastretta su 2.663 aventi diritto, l’affluenza è stata del 30,0%, i SI 685 (88,3%), i NO 91 (11,7%). A Cicala con 802 aventi diritto, l’affluenza è stata del 33,4 %, i Sì 226 (87,3%), i NO 33 (12,7%). A Tiriolo su 3.164 aventi diritto l’affluenza è stata del 34,6 %, i SI 996 (92,8%) con 996 voti, i No 77 (7,2%).
b) Nella provincia di Cosenza gli aventi diritto erano 576.636, l’affluenza è stata del 30,0 %, i SI 159.578 (93,7%), i NO 10.689 (il 6,3%).
c) Nella provincia di Crotone su 133.099 aventi diritto c’è stata un’affluenza del 24,2 %; per il SI 30.171 (94,3%), il No 1.808 (5,7%).
d) Nella provincia di Vibo Valentia su 128.043 aventi diritto, l’affluenza è stata del 23,1 %, per il SI 26.422 (90,9%), per il NO 2.655 (9,1%).
e) Nella provincia di Reggio Calabria su 431.223 aventi diritto l’affluenza si è attestata al 22%, i SI sono stati 86.463 (91,7%), i NO 7.880 (8,4%).
Ieri sera il premier Renzi ha esultato per il risultato e per i lavoratori, non tenendo conto né che 13 milioni di cittadini italiani si sono espressi per il SI, né che il PD ha subito fratture interne. Ad esempio è da sottolineare il SI espresso da Mario Oliverio. Ma che cosa significa praticamente questo risultato? Significa che la legge non verrà modificata e le piattaforme (entro le 12 miglia), potranno in primis rinnovare le concessioni e continuare a estrarre gas fino al limite, cioè fino al naturale esaurimento del giacimento. Proprio la legge di stabilità del 2016 ha cancellato ogni limite temporale relativa alle concessioni.
PS: “Il politico diventa uomo di stato quando inizia a pensare alle prossime generazioni invece che alle prossime elezioni”. Wiston Churchill