“Intervenire subito per calmierare la crescita assurda dei prezzi dell’energia. E il conseguente aumento dei costi delle materie prime.”
E’ l’appello accorato degli allevatori e agricoltori dei paesi della presila catanzarese. Anche in queste latitudini, da Petronà a Taverna, passando per Belcastro, Marcedusa e Sersale, il rincaro del carburante ha messo in ginocchio tante aziende agricole che non ce la fanno più a sostenere i costi di produzione. Sono tutte imprese in crisi e la conseguenza è inevitabile: trattori fermi per protesta.
“Già operiamo in territori di montagna svantaggiati economicamente e siamo penalizzati da clima invernale molto rigido, ora non ci voleva questo inatteso aumento dei prezzi: temiamo contraccolpi pesanti per agricoltura e allevamento. Se Comuni, Regione, Provincia, Consorzi e Governo non ci danno una mano, se non si trova una soluzione immediata al caro gasolio e all’aumento del prezzo di concimi e semi, saremo costretti a tenere i terreni incolti e i nostri animali potranno cibarsi solo di foraggio”, è il quadro insostenibile delineato da numerosissimi agricoltori e allevatori dei paesi pedemontani che parlano di “stangata per bilanci già in difficoltà” e paventano “la crisi irreversibile di tutta la filiera con drammatiche conseguenze sull’occupazione nel settore primario.”
Da ieri, sabato 12 marzo 2022, i trattori di diverse aziende agricole dell’entroterra catanzarese, dalle più piccole alle più strutturate, sono fermi nei capannoni o per la protesta o perché privi di una goccia di carburante: l’obiettivo comune di agricoltori e allevatori è ottenere un’interlocuzione celere e proficua con esponenti della politica regionale e nazionale.
Enzo Bubbo