In occasione della Festa della Repubblica, lo scorso 2 giugno, presso il Teatro Politeama di Catanzaro, tra gli altri, anche le famiglie di due valorosi calabresi, nati nel territorio del Reventino, che, durante il II Conflitto Mondiale, subirono l’onta della deportazione nei campi di Concentramento tedeschi, hanno ricevuto una medaglia alla memoria.
In particolare sono stati insigniti del prestigioso riconoscimento alla memoria i Sigg. Giuseppe Marasco di Decollatura e Salvatore Salerno di Cropani.
In queste poche righe, vogliamo raccontarvi, brevemente e attraverso le poche notizie giunte ai familiari in quei tristi momenti, le loro storie di prigionia e sofferenza.
Erano presenti i due sindaci di Decollatura, Raffaella Perri e di Cropani, Raffaele Mercurio, che, insieme al Prefetto di Catanzaro, Enrico Ricci, hanno consegnato la medaglia d’onore in memoria di Giuseppe Marasco al figlio Francesco Marasco.
La nipote del decollaturese Giuseppe Marasco, ha ricostruito durante la cerimonia la storia drammatica de nonno.
Scrive Giusy: “Mio nonno nacque a Decollatura il 01/06/1922 da Angelo Marasco e Maria Giuseppa Perri, sesto di dieci figli, tra cui uno disperso nei Balcani durante la seconda guerra mondiale e uno partigiano.
Possedeva la licenza elementare, sapeva leggere e scrivere e lavorava come contadino. Soldato di leva classe 1922 presso il Distretto di Catanzaro fu riconosciuto rivedibile e lasciato in congedo provvisorio. Rispose alla chiamata della classe 1923 e l’11 Settembre 1942 giunse nel Reparto 2° Reggimento Artiglieria Contraerea.
Il 12 Luglio 1943 – scrive ancora la nipote – partì per la Grecia. Imbarcatosi a Brindisi e sbarcato a Corinto, entrò a far parte del 113° Reggimento Artiglieria Contraerea. Giunto in territorio dichiarato in stato di guerra, l’8 settembre 1943 fu catturato dai Tedeschi e condotto in Germania. Fu internato nello Stalag IV-F Hartmannsdorf (Sassonia).
Fu liberato dalla prigionia il 16 Aprile 1945 dalle truppe americane; rimpatriato giunse in Italia il 28 Luglio 1945. Nel 1949 emigrò in Canada dove ha vissuto fino ai primi anni ’80 del secolo scorso svolgendo diversi mestieri: da imbianchino a operaio nei cantieri edili, a minatore e infine come cuoco nelle mense aziendali. Il 12 ottobre 1965 – conclude Giusy nel suo racconto – fu insignito della Croce al Merito di Guerra per internamento in Germania. Morì il 29 Agosto 1990 per un carcinoma polmonare.
Sicuramente meno fortunato di Giuseppe Marasco è stato Salvatore Salerno, che non fece in tempo ad ambire di essere liberato poiché, non ancora trentenne, fu ucciso, secondo le notizie ufficiali, da una pleurite bilaterale.
Anche in questo caso è la nipote, Danila Salerno, a raccontare le vicissitudini del signor Salvatore.
Chiamato alle armi dalle truppe fasciste – ci ha raccontato Danila -, come Guardia alla Frontiera, tornato per qualche giorno a casa e ripartito, qualche mese prima di essere catturato. Qualcuno sostiene fosse sulla strada del ritorno a casa al momento della cattura. Inizialmente ritenuto prigioniero delle truppe Alleate da una testimonianza poco chiara di uno studente di Vezzano, dai dati ufficiali (documenti privati, dichiarazioni Esercito e C.R.I) risulta catturato dalle truppe tedesche intorno al settembre 1943 (in seguito all’armistizio proclamato da Badoglio) e reso prigioniero di guerra.
Dal campo di internamento di Witten – Annen (Germania), – dice ancora la nipote – aveva la possibilità di scrivere una lettera al mese a sua moglie Teresa (alla quale dava del VOI), nelle quali non dimenticava mai di rassicurarla sul suo finto benessere. In ogni lettera, il finale destinato ai figli: “un bacio a Paolino e Raffaeluzzo” (i suoi due figli: Paolo, di 3 anni e Raffaele, che sarebbe nato di lì a poco e che – quindi – non conobbe mai) poiché deceduto al Comando del Lavoro N° 1141 a Witten – Annen (Germania).
L’ultima lettera risale a Marzo ’44. Da lì, sua moglie (mia nonna) non ebbe più notizie e iniziò una ricerca assidua, scrivendo annunci sui giornali e richiedendo informazioni alle varie autorità.
Solo due anni dopo, il 20/12/1946, La Croce Rossa Italiana inviò una comunicazione al Comune di residenza del soldato (Cropani, prov. CZ), in cui dichiarò ufficialmente la morte durante l’internamento, datata 1/05/1944, causata da pleurite bilaterale. La comunicazione dichiarava la sepoltura nel Cimitero Comunale di Witten – Annen.

Secondo alcuni pareri e testimonianze, a mia nonna sconsigliarono il rimpatrio, in quanto probabilmente le ossa del defunto erano state mischiate anche con altre.
Per amore e rispetto di mio nonno, – spiega ancora la signora Danila – sosteneva di non voler correre il rischio di avere ossa diverse da quello di suo marito. Mia nonna, nata Colosimo e rimasta vedova a vent’anni, sposò il cognome Salerno per tutta la vita, indicandolo sempre come secondo cognome, tanto da voler realizzare la cappella di famiglia col solo nome “Salerno” e non voler assolutamente accettare la corte di altri uomini.
Nel tempo, si persero le notizie dei resti di mio nonno, fino ad arrivare alla mia ricerca del 2012, in cui sono stata aiutata da: Ambasciata Italiana in Germania, Consolato d’Italia in Germania, Ministero della Difesa – Commissariato Onoranze Caduti in Guerra, rilevando la nuova sepoltura nel Cimitero Militare italiano d’Onore di Francoforte sul Meno al Riquadro N, Fila 4, Tomba 20.
Nel 2018 – conclude il racconto di Danila Salerno – ho visitato il cimitero, molto curato. Ricordo con stupore che c’era un unico fascio di luce e cadeva proprio sulla sua lapide, sulla quale posai tre rose, una delle quali in onore di mia nonna, purtroppo già deceduta.