Hirohiko Shoda, per tutti semplicemente Hiro, nasce a Nara, in Giappone. Studia la nostra cucina sin da adolescente. Dai 19 ai 29 anni lavora a Osaka come Capo-Chef presso uno dei migliori ristoranti italiani. La sua passione nasce fin da piccolo, osservando la mamma cucinare con il massimo rispetto per il cibo e trascorrendo intere estati nei campi con il nonno a coltivare la terra, le piante e i fiori. Nel 2006 Hiro arriva in Italia e comincia a lavorare in vari ristoranti Italiani; poi nel 2013 inizia la sua esperienza in Tv sul canale Gambero Rosso, con il programma “Ciao, sono Hiro”. Nel 2016 diventa maestro di cucina giapponese all’interno del programma “La prova del Cuoco” in onda su Rai1. Nel 2017 continua l’avventura sul Rai1 e approda anche con qualche ospitata su Radio2 all’interno del programma Decanter. L’ho contattato per un’intervista e lui e stato gentilissimo: me l’ha subito concessa. Eccola qui:
Domanda) Chef, da dove nasce la sua passione per la cucina e per l’Italia?
Risposta) Quando avevo 19 anni ho conosciuto in Giappone uno chef Italiano molto bravo, il suo modo di cucinare e preparare mi ha incuriosito e appassionato. La sua cucina mi ha affascinato e per questo ho deciso di andare a lavorare presso un locale che faceva cucina Italiana. Questo incontro ha fatto in modo che la mia vita si trasformasse.
D) Ci può parlare un po’ del suo stile di cucina e delle sue caratteristiche?
R) Io sono un grande amante della cucina mediterranea, poi in ogni mio piatto aggiungo elementi del mio paese.
D) Nel suo programma “Ciao, sono Hiro” non venivano usati fuochi e fornelli, ma metodi di cottura alternativi: marinature, salature, affumicature; cosa l’affascina di questa modo diverso di preparare le pietanze?
R) Mi affascina molto, anche perchè in Italia ci sono parecchi prodotti freschi buonissimi: le verdure, il pesce e i funghi. Io ho cercato solo d’utilizzare questi prodotti così da valorizzarli. Abbiamo deciso, io e il regista, di non utilizzare fornelli ma di prepararli con tecniche come la marinatura, la tecnica della cottura fredda tipica del Giappone, in modo da far vedere differenti tipi di cottura, alternativi ai fornelli, e differenziarci dagli altri programmi.
D) Quali prodotti italiani in particolare preferisce per le sue ricette?
R) A me piacciono molto i prodotti mediterranei, come capperi, olive, acciughe. Ho una particolare preferenza per l’olio extravergine di oliva. Io so, Piero, che sei calabrese. Lì avete dei prodotti molto particolari. Io amo molto la ‘nduja di Spilinga e la Cipolla di Tropea IGT.
D) Lei definisce la creazione di un piatto come la creazione di un’opera d’arte perché?
R) Nella mia tradizione, la parola opera d’arte deriva da storia, cultura, studio, ricerca; da qui nasce qualcosa di straordinario, piccolo e brillante come un gioiello. Ogni ricetta per noi è un creazione, un’insieme tra gusto e stile.
D) Secondo lei, una buona materia prima quanto incide sulla buona riuscita della ricetta?
R) La materia prima è fondamentale. È obbligatorio usare prodotti di alta qualità ed eccellenza, io preferisco infatti per le mie ricette prodotti artigianali.
D) Una ricetta al volo, semplice per i nostri lettori?
R) A me piace molto il pomodoro, quindi un ingrediente sarà il pomodoro, abbinato al formaggio fresco tipo burrata e al pistacchio. Prendiamo il pomodoro e tagliamolo a fette. Sopra mettiamo la burrata e facciamo una crema coi i pistacchi.
D) Chef, come facciamo la crema di pistacchi da abbinare al formaggio fresco?
R) Fare la crema di pistacchi e facilissimo. Prendiamo i pistacchi, sgusciamoli e mettiamoli in un frullatore con dell’olio di oliva extravergine, un po’ di sale e un goccio di acqua naturale. Frulliamo il tutto e poi adagiamola con l’aiuto di un cucchiaio sopra il nostro piatto. Una ricetta molto semplice.
D) Se dovesse descrivere il suo libro “Ciao, Sono Hiro” con tre aggetti quali userebbe?
R) In questo libro abbiamo deciso di mettere i colori: come quando si va al mercato e ci sono tanti colori dati dalle varietà di frutta e verdura. Quindi il primo aggettivo è “colorato”. Poi “leggero”, perché è una cucina senza uso dei fornelli. E infine “interculturale”, poiché all’interno del libro e delle ricette ho inserito un po’ della mia cultura giapponese.
D) Grazie Chef per l’intervista.
R) Grazie a te Piero per avermi contattato.
di Pero Cantore