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Il gruppo Snoq di Marzi si racconta sulle pagine de “ilReventino”/ Dal ricordo di Giulio Regeni al contrasto della violenza sulle donne, svariati gli obiettivi di “Se non ora, quando?”

Con la redazione de “ilReventino” abbiamo il piacere di ospitare, sulle nostre pagine, il gruppo “Se non ora, quando?” di Marzi.  Un viaggio certosino tra i tanti obiettivi, le iniziative e soprattutto il poliedrico impegno culturale portato avanti da questo gruppo di donne di Marzi, nella Valle del Savuto. Un evento per ricordare Giulio Regeni,  la lotta per le discriminazioni e una dura battaglia contro la violenza sulle donne, sono, solo alcuni, dei tanti tasselli, della linfa vitale, di questo gruppo. Conosciamo meglio il gruppo “Se non ora, quando?” di Marzi, con questa piacevole intervista.

Grazie per la piacevole chiacchierata, volete presentarvi ai lettori de “ilReventino”?

Siamo un gruppo di donne di Marzi, in provincia di  Cosenza,  che hanno deciso di riunirsi in un comitato civico ”Se non ora, quando?’‘ per contribuire alla rinascita socioculturale, educativa e politica della comunità attraverso la condivisione di alcuni principi e valori che riteniamo fondamentali per la civile convivenza e per l’edificazione di una società più umanizzata.

I comitati SNOQ esistono da 10 anni e sono presenti in diverse città. Si formarono all’indomani dello scandalo delle c.d. olgettine nel 2011, sulla scia di un sentimento diffuso di indignazione e rabbia causato dall’intreccio sesso-potere emerso dall’inchiesta milanese su Berlusconi. I comitati Snoq raccolsero le proteste contro un sistema di potere e di corruzione che mercificava il corpo femminile come mezzo per accedere alla carriera professionale e alle relazioni, ma ancora oggi purtroppo l’Italia resta un Paese che non ha una cultura dell’uguaglianza di genere.

Da cosa deriva il nome?

Il nome deriva dal noto romanzo di Primo Levi ‘Se non ora, quando?’ che è una frase del Talmud scelta dall’autore per evidenziare, dopo le sue remore e quelle degli altri ebrei sopravvissuti alla Shoa, che, ORA, è il tempo di ”uscire dal guscio”. E infatti, i suoi personaggi trovano, nel racconto, il coraggio di agire, smentendo il cliché dell’ebreo remissivo che si è lasciato condurre allo sterminio.

I comitati Snoq si ispirarono a questo antico aforisma, anche se negli anni successivi persero un po’ la loro forza propulsiva. Oggi sono presenti in tante città e in alcune grandi città come Torino e Bologna sono molto attivi nel dibattito politico e culturale contemporaneo.
Prima di organizzarci in comitato civico, abbiamo preso contatti con alcuni Snoq che ci hanno supportato e aiutato dandoci la massima disponibilità.

La scelta di identificarci come comitato civico SNOQ oggi è una provocazione contro la cultura dominante che continua ad oscurare e ad umiliare la donna in tutte le sfere della vita sociale, dal mondo del lavoro, alla sfera affettivo-sentimentale, alla partecipazione alla vita politica di una comunità. Vogliamo affermare la volontà di contare; che noi ci siamo, che noi siamo presenti e abbiamo voglia di metterci in gioco con la nostra capacità di portare in grembo anche le fragilità della vita, pensieri e cose perché siano restituiti alla loro dignità.

Perché avete deciso di creare questo gruppo di donne?

Siamo nate perché vogliamo proporre un cambiamento di prospettiva, nel senso in cui Gandhi ha inteso affermare nella celeberrima citazione ”Be the change you want to see in the world” che opportunamente abbiamo resa nostra come tratto identitario nell’immagine social del globo in una mano di donna.        Non abbiamo la presunzione di essere autrici di un cambiamento, questo è un lavoro che ogni singolo deve fare su sé stesso, ognuno, se vuole, ha il proprio percorso di conoscenza e di ricerca interiore per cambiare sé stesso.

Noi vogliamo semplicemente creare spazi di riflessione che possano aiutare tutti a recuperare il piacere di godere della bellezza che ancora esiste. Ce lo insegna una piccola grande donna come Anna Frank quando dice: ”Pensa a tutta la bellezza ancora rimasta attorno a te e sii felice”. La bellezza esiste già, si tratta di farla risuonare dentro di noi, perciò abbiamo bisogno di esercitarci. Lei ricorda, sicuramente, due grandi film italiani che hanno vinto l’oscar: Otto e mezzo di Fellini (1963) e La grande bellezza (2013) di Paolo Sorrentino. Il primo esprime una crisi individuale, quella di un uomo che ”non sa voler bene”; dopo cinquant’anni, arriva il film di Sorrentino e qui la crisi diventa sociale.
Il protagonista ad un certo punto dice ”Ho cercato la bellezza e non l’ho trovata”. La simbologia dei ruderi dell’antica Roma vuole testimoniare la decadenza dell’Italia tutta. Il titolo, in realtà, vuole mettere in risalto la grande bruttezza del nostro Paese che ha svenduto sé stesso ed è diventato cinico, piatto, ripiegato su interessi personali o di parte. E’ mancata la fedeltà a qualcosa di infinito, è mancato un sogno comune che invece ebbero, per esempio, i nostri padri costituenti dopo il fascismo. Non siamo stati capaci di amare questo Paese, quindi, non abbiamo amato noi stessi. La bellezza per noi è il balsamo, l’antidoto a tale decadenza diffusa.

Le iniziative a cui stiamo lavorando vogliono essere un dono per noi e per la comunità, un modo per riscoprire la bellezza che già esiste e che spesso non guardiamo. Ci si chiede solo di rientrare sul binario di connessione bellezza e sguardo. E’ con questo spirito che stiamo lavorando ad alcune attività socioculturali che vanno dai libri al teatro, al cinema, all’impegno civile.

A livello regionale abbiamo aderito alla petizione promossa dal gruppo ‘Fem.In. Cosentine in lotta’’ per rivendicare una sanità efficiente e libera dalle logiche di partito e dalle logiche del potere. Saremo ancora con loro nelle successive fasi di questa battaglia e per le altre iniziative che nasceranno. Domenica scorsa abbiamo partecipato all’iniziativa di PLASTIC FREE, patrocinata dal Comune di Marzi. La nostra attenzione si estende oltre i confini regionali. Il nostro Comitato civico “Se non ora quando? Marzi” fa parte del coordinamento nazionale dei comitati Snoq d’Italia che ci seguono con molto interesse e ci hanno accolte con molto entusiasmo. E’ nato un rapporto molto proficuo (abbiamo anche un gruppo whatsapp in cui sono presenti tutti i c.c. Snoq d’Italia) fatto di scambio di informazioni, di dibattiti sui temi che ci riguardano più da vicino, come ad esempio il dibattito molto sentito sul DDL Zan in discussione al Senato e su cui ci siamo espresse positivamente ufficializzando la nostra posizione nell’ambito del coordinamento. Grazie alla rete abbiamo anche partecipato d un’importante manifestazione svoltasi poco tempo fa a Trento, promossa dallo SNOQ Torino e dallo SNOQ Bologna.

Un aggettivo per raccontare il vostro cammino? Meglio due…

1) CORAGGIOSO

Il nostro è un cammino coraggioso. In un sistema dove regna la carenza di capitale sociale, finanziario e dove il capitale umano vale poco o nulla, proporre bellezza, solidarietà, inclusione etc. richiede coraggio. E’ molto più facile ritirarsi da tutto ciò che ci provoca disagio o richiede troppe energie. Noi poniamo una sfida. In questi pochi mesi siamo cresciute, ora siamo più di 30. La voglia e l’entusiasmo di mettersi in gioco è palpabile soprattutto tra le più giovani che hanno aderito.

2) FECONDO

La fecondità prelude ad una nuova vita. Questo in realtà è un augurio: auguriamo a noi tutti la fine del gattopardismo imperante che ci portiamo addosso come una maledizione. Il cambiamento non può arrivare dall’esterno, occorre una rivolta interiore, entro noi stessi, e solo dopo una spinta forte verso tutto ciò che è fuori di noi, che è intorno a noi e che vogliamo cambiare, o almeno vogliamo provare a cambiare in meglio. Al contrario, la rimozione del senso etico e del senso di responsabilità da noi stessi si traduce nell’attesa illusoria di un liberatore che non arriverà mai, proprio come accade al sottotenente Drogo nel deserto di Buzzati.

Prossimi obiettivi?

Daremo il nostro contributo ovunque la dignità umana e la libertà vengano offese e calpestate. Stiamo lavorando ad un evento per ricordare Giulio Regeni, il ricercatore italiano rapito, torturato e ucciso da uomini dei servizi segreti egiziani, 4 dei quali sono sotto processo. Faremo anche noi scorta mediatica come chiede la famiglia di Giulio, perché questa terribile vicenda non cada nell’oblio, perché si arrivi alla verità e venga fatta finalmente giustizia. Siamo impegnate in altre iniziative per la tutela dei diritti umani, volta a sensibilizzare i giovani, i bambini soprattutto, al rispetto e alla salvaguardia dei diritti fondamentali dell’uomo. Ci occuperemo, in vario modo, di lotta alle discriminazioni e alla violenza sulle donne. Non dimentichiamo i giovani e i bambini che hanno vissuto un anno di pandemia chiusi in casa e isolati. Stiamo pensando ad un’estate diversa per loro, a escursioni sul territorio, giochi interattivi, esperienze formative e giornate educative a km. zero; un ritorno tanto atteso alla socialità e alla condivisione delle esperienze. Potrete seguirci su Facebook e Instagram per conoscere gli eventi e le rispettive date. Le idee sono tante. Vogliamo che la cultura diventi laboratorio di benessere per la collettività, un valore condiviso non solo nella nostra comunità o nella Valle del Savuto, ma vogliamo fare rete e coinvolgere quante più aree possibili.  In alcune regioni del nord la cultura è stata una risorsa primaria, un investimento per lo sviluppo anche economico, mentre la Calabria cresceva in progetti clientelari che ne menomavano la crescita.

Vogliamo essere soggetti attivi, vogliamo partecipare al dibattito politico a tutti i livelli, come interlocutrici e non come semplici spettatrici o mere portatrici di voti. A breve si voterà per le regionali, saremo impegnate anche su questo fronte, consapevoli del fatto che la politica è un mestiere nobile, inteso nell’accezione aristotelica di ricerca del bene comune da perseguire sempre. Non abbiamo la presunzione di essere gli autori di un cambiamento, ciò che ci interessa è creare occasioni di incontro e riflessione per auspicare il cambiamento in una società immersa nel rumore, nella confusione e, su alcune drammatiche questioni, nell’indifferenza. La cultura non è la conoscenza che deriva solo dai libri o dall’apprendimento delle nozioni; esiste una cultura che va oltre, che eleva il nostro sentire, che ci mette nelle condizioni di stare al mondo contribuendo al suo miglioramento. Non serve conoscere le opere di Goethe o di Eschilo se non riesco a leggere gli eventi attorno a me, se non riesco a collocare me stesso in questa storia che ci comprende tutti e, al tempo stesso, ci supera. Abbiamo tutti il dovere di rendere migliore il mondo in cui viviamo, o almeno provarci; questo non deriva dalle grandi imprese, ma dalle piccole azioni di tutti gli uomini. Non sono le nozioni che porto dentro, ma il mondo che mi porto dentro a dire chi sono.

SNOQ MARZI

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