di Irene Talarico –
La chiesa San Giacomo Maggiore Apostolo era gremita, piena di gente, l’altra sera a Cicala, per celebrare il funerale di Francesco Gigliotti, per tutti da sempre “Mastru Francu”; perché Mastro Franco era di tutti, era per tutti. E quei tutti hanno voluto rivolgergli quell’ultimo saluto, ricordandolo con quel dolce sorriso, che lui, puntualmente aveva stampato sul volto.
Come ha ricordato il sacerdote, lui era ed è sempre stato vicino a chi aveva bisogno. Pronto, sempre pronto a dare una mano a tutti; mai tirandosi indietro o voltando le spalle, e sempre con una certa elegante discrezione. Quei tutti, presenti, che hanno voluto omaggiarlo. E quei non tutti, lontani, con il pensiero rivolto verso lui.
L’amico, Franco Cimino, nel ricordarlo ne ha scritto una sentita e poetica necrologia. Mentre come tutte le personalità che si rispettano, e che hanno offerto particolari servizi alla Patria, i colleghi del Ministero della Difesa, lo hanno onorato con l’Ufficio del cerimoniale militare per le onorificenze.
Come, e da vero principe è stato salutato per l’ultima volta dalla sua comunità, alla quale è sempre stato devoto; comunità alla quale il suo dolore e compianto è stato vissuto all’unanimità. Morto, non a caso la sera della festa patronale; dopo una lunga sofferenza; andandosene in punta di piedi, ancora una volta per non disturbare; e per rafforzare e tenere vivo quel forte legame che aveva con il suo paese natio.
Ora, per sempre, accanto al suo angelo dagli occhi azzurri e dagli splendidi ricci dorati, strappatogli dalla vita troppo presto.
Mastru Francu ci ha insegnato, mi ha insegnato che la vita va presa con leggerezza «[…] che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore», anche quando il dolore è troppo forte e la sofferenza è la tua compagna di stanza. Che il sorriso, quello di cuore non bisogna perderlo mai, e averlo sempre impresso in volto; e che la risata è sempre contagiosa. Che il dialogo vince su tutto, il bene lo si fa sempre, per il gusto di farlo e mai in cambio di nulla. Che signori (con la camicia) si nasce, e che l’umiltà e la gentilezza non passano mai di moda.
La comunità cicalese ha perso, troppo presto, troppo prematuramente un’altra pietra miliare. La stessa che i suoi amici fraterni, rimastigli sempre accanto anche durante la sofferenza, vorranno deporre a mo’ di targa sulla lapide. Segno, gesto, per dire grazie per tutto quello che ha fatto per noi, per la nostra comunità; per tutti i sorrisi regalati, per tutti i suoi ‘si’, per la sua generosità e disponibilità, e per tutti i suoi indispensabili consigli. Grazie, [per essere stato un cicalese tra i (non) cicalesi].