Una lettera. Ancora una volta Stefano Rossi, tra i più stimati psicopedagogista d’Italia e amico di molte scuole calabresi, sceglie l’epistolografia, istituzione civile plurimillenaria, per augurare un buon anno scolastico non solo agli alunni, ma anche ai docenti.
L’ha fatto con una lettera aperta indirizzata a tutti gli insegnanti: l’epistola merita di essere letta.
Scrive il curatore scientifico e ideatore del metodo Rossi:

<<Un nuovo anno sta per iniziare e di fronte a te troverai bambini e ragazzi che purtroppo non se la passano benissimo. Sempre più giovanissimi sono erosi da ansia e attacchi di panico, molti si rifugiano nell’autolesionismo per anestetizzare le loro emozioni. Molti sono apatici, tanti lottano con il proprio corpo, e molti non avranno la scuola tra i loro pensieri.
Lo so, sembra un bollettino di guerra e in parte lo è.
Molte famiglie sono esplose, molte case sono divenute macerie e, anche le famiglie che ancora sono unite, sono bombardate da una società che toglie loro la cosa più preziosa: il tempo.
Quelli che accoglierai a scuola non sono “semplici studenti”. Sono naufraghi. Bambini e ragazzi dispersi in mare dopo la disintegrazione della famiglia.
Persi tra le onde alcuni di questi naufraghi “si spengono”, si lasciano andare. Li chiamano studenti apatici. Io li chiamo naufraghi che hanno perso la speranza.
Altri invece “combattono”, non accettano la loro condizione e il dolore che ne consegue: urlano, gridano e lottano.
Li chiamano studenti difficili. Io li chiamo sopravvissuti che non voglio arrendersi.
Altri ancora “si agitano” e si muovono in continuazione. Li chiamano iperattivi. Per me si agitano per non affogare.
Poi ci sono quelli che “studiano” ma, al primo 8 mancato, vanno in frantumi. Li chiamano bravi studenti. Io li chiamo condannati alla medaglia d’oro. Pensano di poter essere amati “solo se” occuperanno il posto più alto del podio.
Caro insegnante, sai cosa hanno in comune tutti questi naufraghi?
Si chiedono se possono ancora credere nell’amore dopo che l’amore delle loro famiglie, per ragioni differenti, li ha traditi, feriti e consegnati alle onde del mare.
Prima di fare storia, inglese, matematica e tutte le altre discipline dovrai rassicurarli.
Dovrai aiutarli a tornare credere nell’amore e nella fiducia.
Come puoi farlo?
Dovrai scendere dalla cattedra e sfidare le onde.
Dovrai andarli a cercare facendo loro sentire che “tieni a loro veramente.
Non è una rotta semplice, ma è l’unica percorribile.
Facendoli sentire amati salverai loro, salvando anche la parte più sensibile e preziosa del tuo cuore.
Ignorandoli, loro affogheranno, ma tu perderai, giorno dopo giorno, una parte di te.
Caro insegnante, grazie per quello che fai. Per molti naufraghi tu sei l’ultima spiaggia. Una spiaggia che si chiama salvezza. Una spiaggia che si chiama amore>>.
Stefano Rossi dirige il centro didattica cooperativa ed è innamorato dei bambini e ragazzi difficili: ecco perché ha all’attivo diverse pubblicazioni e fa consulenza e formazione dentro e fuori le scuole.
Enzo Bubbo