Carlopoli – La campagna elettorale a Carlopoli per le elezioni amministrative del prossimo 31 maggio si infervora, a poca distanza dell’incontro di presentazione della lista, il candidato a sindaco Filippo De Santis del gruppo “Uniti per Carlopoli e Castagna” ritorna, sull’argomento della nomina degli scrutatori da parte della commissione elettorale, con un lungo comunicato che pubblichiamo integralmente.
<< Dispiace ritornare ancora una volta sulla “brutta” vicenda delle nomine degli scrutatori, ma il recente comunicato diffuso dal sindaco Mario Talarico impone a tutti, elettori e non del comune di Carlopoli, una seria riflessione.
Innanzitutto perché con quel comunicato il sig. Mario Talarico va oltre la questione delle nomine cercando di “insegnare”, attraverso una lectio magistralis, come dovrebbe essere amministrata la cosa pubblica. Peccato che il metodo proposto non ci piace per nulla e, ribadisco, si trova in aperto contrasto con gli scopi e le finalità dell’associazione AVVISO PUBBLICO di cui l’amministrazione uscente si pregia, persino, di avere tra le sue file la coordinatrice regionale. Si ricorda a noi stessi che tra gli scopi di tale associazione (Art. 2 punto 4 dello statuto) vi è proprio quello di “PROMUOVERE INIZIATIVE DIRETTE ALLO STUDIO DI PROCEDURE CHE CONSENTANO AGLI ENTI DI AGIRE IN PERFETTA TRASPARENZA” e di conseguenza anche con imparzialità. Preferiamo credere che sia il maldestro tentativo di giustificare quello che, a mente fredda, anche al nostro Sindaco è parso un errore grossolano che deve essere motivato innanzitutto a se stesso e poi agli altri. Anche perché la sua lista, ripeto nuovamente, si fregia di un simbolo che richiama valori e principi lontanissimi da tutto ciò che è accaduto. Diversamente dovremmo tutti preoccuparci. Il sindaco asserisce che “la nomina degli scrutatori è stata effettuata dalla commissione elettorale comunale, ai sensi dell’art. 6 della legge n. 95/1989, come sostituito dall’art. 9, comma 4, della legge n. 270/2005, ulteriormente modificato dalla legge n. 22/2006, tra gli elettori iscritti nell’Albo unico degli Scrutatori di seggio elettorale. La legge sopracitata, dunque, prevede che la commissione debba votare all’unanimità un gruppo di persone fra gli iscritti all’albo. Qualora dopo le prime due votazioni non si raggiunga l’unanimità, ogni membro della commissione avrà facoltà di proporre 2 nomi, cui seguirà una votazione a maggioranza. In caso di parità dei voti, verrà proclamato eletto il più anziano di età…” ecc ecc…
Dopo questa utile disquisizione sulla normativa vigente in materia di nomina degli scrutatori il sig. Mario Talarico cerca, inoltre, di persuaderci che “il sorteggio non è più né contemplato né praticabile”. Tralasciando gli aspetti giuridici sulla questione del sorteggio, considerato che nessuna disposizione di legge ne impone il divieto, preferiamo affrontare la questione ancora sul piano politico, perché da questo piano NOI siamo partiti e su questo piano NOI intendiamo restare.
Tutto questo excursus normativo ha come unico scopo quello di far ricadere la colpa della NOMINA degli scrutatori sulla legge vigente che, come il Leviatano di biblica memoria, impone al povero amministratore la sua volontà divina: la potenza del legislatore che fa sembrare piccolo piccolo l’uomo di fronte alla “legge”. Peccato che, nonostante la lunga disamina sulla normativa, nulla si dica in merito ai criteri che dovrebbero essere alla base della nomina.
E si, caro Mario Talarico, perché il fatto che dal sorteggio si sia passato alla nomina non significa che la legge consenta o, meglio, IMPONGA una nomina ad libitum, cioè che i poveri amministratori di turno siano costretti ad indicare LIBERAMENTE dei nomi e dopo siano pure costretti a ratificare la LORO scelta all’interno della Commissione Elettorale ad unanimità. Se così è avvenuto dal lontano 2006 vuol dire che si è sempre sbagliato: se sbagliare è umano, perseverare è diabolico.
La legge a cui ti riferisci, infatti, deve sottostare ai principi contemplati nella nostra Carta Costituzionale, soprattutto quelli indicati dal primo al dodicesimo articolo, i noti “principi fondamentali”. Tra questi ricordiamo quello di eguaglianza (art. 3) e lavoristico (art. 1 e 4) oltre a quelli tipici dell’agire pubblico della trasparenza, della buona fede e dell’imparzialità. Da questi principi non si scappa; devono sorreggere l’agire amministrativo SEMPRE, legge o non legge. Questione di gerarchia delle fonti e dei valori dicono i giuristi. Le disposizioni vengono emanate ed applicate all’interno di un sistema dal quale devono obbligatoriamente assorbire i principi, pena, ahimè, inficiare l’intero provvedimento amministrativo esponendo, quindi, la casa comunale a costi inutili. Ed infatti la legge, lontana dal poter essere paragonata al già ricordato Leviatano, ha spostato la scelta degli scrutatori dal freddo sorteggio di un computer alla nomina da parte degli amministratori i quali, si spera, guidati dai principi sopra ricordati, possano fare delle scelte le più vicine possibili ai principi costituzionali. La Commissione elettorale, quindi, caro Mario, nomina adottando un criterio che può essere misto di merito e reddito, chiamando giovani studenti, disoccupati o persone con bassa pensione, o con un elevato grado di scolarità. La gestione della cosa pubblica non prevede mai delle scelte fondate sul libero arbitrio dell’amministratore di turno, come, invece, purtroppo è avvenuto quella brutta sera. Viviamo, fortunatamente, all’interno di uno Stato democratico in cui la sovranità appartiene al popolo e non agli amministratori. Inutili e superflui appaiono, quindi, gli insegnamenti sul dovere di amministrare secondo i dettami legislativi; sono stati proprio quelli a LATITARE nella NOMINA degli scrutatori e, se grave è da considerare la NOMINA, ancor più grave risulta quanto contenuto nel comunicato del 15 maggio u.s. dal quale emerge chiaramente di non aver ancora compreso, dopo cinque anni di amministrazione, come si gestisce la cosa pubblica. Una recente sentenza del Consiglio di Stato (Sez. IV, 4.3.2014) ha mitigato il principio di motivazione postuma degli atti amministrativi, dequotando il relativo vizio quando le ragioni del provvedimento siano chiaramente intuibili sulla base della parte dispositiva del provvedimento; il comunicato diffuso dimostra chiaramente che la scelta è avvenuta in assenza di criteri.
La nomina degli scrutatori doveva e deve esser fatta sulla base di criteri e non sulla libera scelta degli amministratori, altrimenti, come nel caso oggetto di discussione, si ritorna ad una gestione partitico-clientelare degli scrutatori (chiamata diretta e non casuale, oltre che proporzionale alle forze politiche prevalse nella precedente elezione) ma, di certo, se la cosa accade, la colpa non è della legge. E’ cosa nota, a tutti i cittadini di Carlopoli, che nei cinque anni di amministrazione, la minoranza nel consiglio comunale non è esistita, ovvero, è esistita solo sulla carta. Il sindaco uscente, evidentemente in mala fede, omette di dire che all’ultima tornata elettorale ha dovuto lottare contro i mulini a vento, atteso che, dall’altra parte delle barricate, non vi fu alcuna coalizione elettorale avversa. Ricordiamo a noi stessi l’attivismo di quei periodi, da parte dell’intero gruppo “insieme c’è la faremo”, per creare la seconda lista elettorale e presentarla entro i termini di legge. Nessuna osservazione si sarebbe potuta eccepire ove effettivamente l’attività comunale si fosse svolta democraticamente, ma nel nostro caso ciò non è stato; pertanto, è più che legittimo porre al Sindaco uscente le seguenti domande: con quali criteri sono stati scelti i membri della commissione elettorale? Quali sono stati i criteri utilizzati per la scelta degli scrutatori?
L’unanimità, raggiunta tra membri della stessa coalizione politica, non è certamente un criterio di scelta, pertanto, nonostante la lezione offertaci dal Sindaco Talarico, ancora ad oggi, non è dato sapere quali siano stati i criteri applicati per la scelta degli scrutatori.
Non basta rispondere che lo permette la legge. La nomina “diretta”, quando viene fatta SENZA CRITERI e, cosa ancor più grave, DA UNA SOLA COALIZIONE POLITICA, rimane sempre e comunque un’ingiustizia nei confronti di chi troverebbe sollievo in quelle poche decine di euro o che, per orgoglio o per mancanza di punti di riferimento, non si rivolge al politico amico >>.
Filippo DE SANTIS CANDIDATO ALLA CARICA DI SINDACO