Per chi ritiene che il turismo culturale possa essere un’opportunità di crescita personale, una visita al Museo civico di Taverna può rivelarsi un’esperienza entusiasmante. E questo grazie alla bellezza degli ambienti (ci si ritrova pur sempre in un antico monastero di epoca medievale), alla ricchezza e all’unicità delle opere esposte – e non mi riferisco solo a quelle del grandissimo Mattia Preti, il cavaliere calabrese che qui ebbe i natali –, e alla bravura del “cicerone” di turno, nel nostro caso Giovanni Duro, della cooperativa sociale Artè, che con estrema passione e competenza svolge il proprio ruolo accompagnando il visitatore e rendendolo edotto su ogni minimo particolare presente all’interno del Museo, che sempre diventa significativo nel suo sapiente racconto.
La sorpresa è che tutto il borgo, che non a caso è “bandiera arancione” del Touring Club Italiano, grazie alle “Vie della poesia” e al M.a.c.a.t. (Museo d’arte contemporanea all’aperto) è di fatto uno spazio espositivo visitabile sempre e comunque. Ma è all’interno del Museo civico vero e proprio che ci attende un appassionante percorso attraverso l’arte e la storia, dalla galleria d’arte contemporanea posta all’ingresso fino a inoltrarsi negli ambienti del monastero in cui sono esposte le opere più antiche, tra le quali alcuni capolavori di Mattia Preti che lasciano letteralmente senza fiato quando si ha la fortuna di sostare al loro cospetto.
L’allestimento, creato dal direttore Giuseppe Valentino, è di alto livello e mostra, ad esempio, un interessantissimo accostamento tra un’opera di Mattia Preti agli esordi e un’altra riferibile alla maturità dell’artista. Del resto, fin dalla biglietteria, che funge anche da bookstore (per inciso il costo d’ingresso è modesto), si ha un impatto visivo decisamente sorprendente perché la stessa è ospitata dall’antica farmacia del monastero, con le decorazioni originali perfettamente conservate.
Nella chiesa monumentale di San Domenico, che è parte integrante del monastero e del Museo, si rimane letteralmente estasiati dalle decorazioni, dagli affreschi, dal mobilio in gran parte d’epoca, come il coro nell’abside e gli scranni dei monaci nella saletta attigua con i posti riservati al priore e ai suoi più stretti collaboratori. E la cosa straordinaria è che la chiesa è un luogo vivo dove si celebra ancora messa, compatibilmente con le turnazioni dell’unico prete nelle ben otto chiese di Taverna, così come il bellissimo chiostro che diventa teatro di frequenti manifestazioni culturali.
Ma tutta Piazza del Popolo, la piazza antistante il Museo, è un luogo gradevolissimo in cui si respira aria di cultura e si è accolti, com’è ovvio, dalla statua bronzea di Matti Preti realizzata negli anni cinquanta dal noto scultore calabrese Michele Guerrisi.
Insomma, Taverna e il suo patrimonio di inestimabile valore, fatto di opere d’arte e di storia millenaria, è un posto che può essere visitato non solo in occasione delle mostre estemporanee che pure vi si tengono di frequente, come l’attuale “Figli del Minotauro” sulla transumanza (tra l’altro appena inserita dall’Unesco nel patrimonio immateriale dell’umanità), ma tutti i giorni della settimana e proprio a partire dal suo preziosissimo Museo.
di Raffaele Cardamone