di Domenico Canino –
Nella nostra tradizione letteraria la parola SILA, il toponimo della grande foresta della Calabria, deriva dalla parola latina SILVA, e significa dunque bosco.
Ma le monete dei Sileraioi, misterioso popolo di mercenari che abitava la Sila, raccontano un’altra storia. Per chi vuole può leggere l’articolo di Domenico Canino sul popolo dei Sileraioi – già pubblicato su questo sito e che tra l’altro è stato molto visionato – cliccando QUI.
I Sileraioi combattevano in Sicilia al servizio dei tiranni nel 357 a.C. e sulle monete è scritto SILA. Se le monete dei SILERAIOI fossero state riferite al fiume campano SELE, avremmo trovato sulle monete il suo nome antico SILE. Invece c’è scritto SILA, dunque il riferimento alla foresta calabrese è inequivocabile.
A quel tempo in Calabria si parlava l’osco degli italici ed il greco delle colonie. Il latino qui sarebbe arrivato con la dominazione romana solo 150 anni dopo. Dunque SILA non può derivare da SILVA.
SI-LA (lungo e stretto – penetrare) è un tema linguistico diffuso in tutto il mediterraneo e significa canale d’acqua che penetra lungo e stretto, fiume canalizzato. Dunque SILA significherebbe zona ricca di canali d’acqua, infatti la nostra meravigliosa foresta è ricchissima di torrenti, fiumi, laghi.
A conferma della mia ipotesi ecco molti nomi di fiumi e corsi d’acqua che contengono il tema. Il fiume più grande della Campania è il SELE in antico SILE. In provincia di Treviso c’è il fiume SILE, in Romania c’è un fiume SILE, in Romagna esiste un lago SILARA, in Sardegna il fiume SILANOS, in Svezia il lago SILJAN. Uno dei rami principali della foce del fiume Nilo in Egitto si chiama proprio SILA. Lunghi e stretti sono il SILOS, il SILURO, ed altro.
Domenico Canino – Architetto appassionato di storia e di culture preistoriche in generale e calabresi in particolare; leggo e comprendo il sumero e, più vado indietro nel tempo, più mi appassiono; il mio approccio alla storia è galileiano: la storia si fa con i reperti e non con le favole ed i miti.