di Enzo Bubbo
A causa della chiusura del centro vaccini, i bambini sono costretti a percorrere anche 100 chilometri per fare un vaccino.
Delusi? Un eufemismo. Arrabbiatissimi è l’aggettivo che più si addice alla triste storia.
Nella presila catanzarese esplode la rabbia per la probabile chiusura del centro territoriale di vaccinazione di Sersale. La decisione è già stata presa, ora serpeggia il malcontento tra i tanti utenti interessati.
L’importante servizio pubblico, su indicazione dell’Azienda sanitaria provinciale, già non funziona dal mese di luglio e da settembre chiuderà battenti definitivamente: così per Sersale, ma anche per Botricello e Tiriolo.
È l’inizio della fine.
Le conseguenze sarebbero disastrose sul piano sanitario e quindi sociale: anche bambini appena nati dovranno sobbarcarsi almeno 100 chilometri, tra andata e ritorno, per un vaccino che prima facevano vicino casa. Non appare un modo consono di aiutare paesi già penalizzati da disoccupazione, emigrazione, viabilità e tanto altro ancora.
Il sindaco di Sersale Salvatore Torchia non ci sta e ha scritto una lettera al Commissario regionale politiche sanitarie Saverio Cotticelli. Si legge nella polemica missiva del primo cittadino sersalese: “La decisione ha provocato incredulità e rammarico in quanto eccessivamente penalizzante per i nostri territori, un vasto comprensorio di circa ventimila abitanti che vivono in aree lontane dal capoluogo e dai centri (Lamezia, Catanzaro e Soverato) dove rimangono i centri per le vaccinazioni. Inoltre tale misura è ancora più penalizzante in quanto comporta lo spostamento di migliaia di bambini, tra cui centinaia di neonati, negli unici centri rimasti disponibili a Soverato e Catanzaro lido, distanti più di cinquanta chilometri.”
Ci sono di mezzo i cittadini dei paesi della presila catanzarese (Zagarise, Sersale, Belcastro, Cerva, Andali, Petronà) e anche quelli del litorale jonico (Botricello, Cropani, Sellia marina): qui fare un vaccino sarà da oggi molto difficile, qui non mancano le confutazioni per dire all’Azienda sanitaria provinciale che la qualità di vita di bambini e famiglie è più importante del riassetto organizzativo della struttura sanitaria.
Delle due una: o l’Asp rivede il provvedimento che mortifica le già disagiate aree interne o si studieranno partecipate manifestazioni di protesta per difendere il diritto alla salute.
Enzo Bubbo