di Francesco Bevilacqua –
A Serrastretta il bosco di Condrò, meglio noto come Faggeta di Condrò (benché nel complesso forestale non vi siano solo faggi), nel gruppo del Reventino-Mancuso (Calabria, provincia di Catanzaro), corre un grave pericolo. Uno dei comuni proprietari del bosco, Feroleto Antico (gli altri due comuni proprietari sono Platania e Serrastretta), dopo decenni di sonno profondo rispetto al proprio patrimonio ambientale, ha pensato bene di “valorizzare” il bosco: tagliandolo!
Due tecnici incaricati dal comune hanno predisposto un “Piano pluriennale di tagli” nelle proprietà comunali. Si tratta di terreni forestati che si estendono per ben 76 ettari. Gran parte dell’area interessata al taglio ricade proprio nella Faggeta di Condrò. Questo bosco è noto per costituire una delle più belle faggete italiane, con alberi di considerevole età e di grandi proporzioni, i cui tronchi argentei svettano alti e slanciati. Botanici e zoologi hanno ripetutamente segnalato la Faggeta di Condrò come bosco di alto valore ecologico. Tant’è che in essa è stata individuato un Sito di Interesse Comunitario (SIC), il n. IT9330124 dell’elenco. E tant’è che anche per merito della Faggeta di Condrò il gruppo del Reventino-Mancuso è stato più volte proposto come area su cui costituire un Parco Regionale. La proposta si trova formalizzata nel Piano Terriotoriale di Coordinamento della Provincia di Catanzaro, redatto da un’equipe di esperti guidata dal prof. Pier Luigi Cervellati.
L’area interessata al progetto di taglio viene indicata dai tecnici come bosco ceduo, ossia bosco formato da ceppaie dalle quali spunta una corona di alberelli e che, per essere così divenuto a seguito del taglio degli alberi d’alto fusto, può essere assoggettato a tagli periodici con rilascio di singole matricine (esili polloni che spuntano dalle ceppaie) distanziate fra loro di alcuni metri. I boschi cedui così ridotti vengono definiti dai botanici e dai forestali più avveduti, fra cui il prof. Franco Tassi, “boschi stecchino”, per il loro aspetto desolato ed esiguo. Si vorrebbe far credere, così, che non saremmo di fronte ad un bosco d’alto fusto come nella parte alta della faggeta (vedasi foto in alto) e quindi di non particolare importanza. Viceversa, il vecchio bosco ceduo, proprio perché non tagliato da diversi decenni, si è trasformato, come si vede bene da altre foto sotto (che riguardano proprio la parte di bosco in procinto di essere tagliata), si sta spontaneamente riconvertendo in alto fusto, somigliando in tutto e per tutto alla parte più antica e matura della faggeta.
Dalla relazione redatta dai tecnici e dai segni lasciati sugli alberi, si intuisce perfettamente che l’intenzione è proprio quella di tagliare gli alberi più grandi e più sani. Il bosco si depaupererebbe, così, assai gravemente. Ho predisposto una lettera per il sindaco del Comune di Feroleto Antico e per gli organi preposti per chiedere che si voglia desistere dal taglio salvando uno dei luoghi più straordinari della nostra regione e salvando, nello stesso tempo, l’onore di un’amministrazione pubblica, che avrebbe il dovere di tutelare il proprio territorio piuttosto che distruggerlo. E non mi si venga a dire che il taglio è stato escogitato per fare cassa: il guadagno che ne deriverebbe per il comune sarebbe esiguo e si esaurirebbe in breve.
La Faggeta di Condrò si “valorizza” solo lasciandola com’è, favorendo il suo spontaneo ritorno ad un grande bosco d’alto fusto. Ricordo, in conclusione, quanto scriveva il grande storico Augusto Placanica nella sua “Storia della Calabria”: “L’amore per le proprie terre, i propri paesaggi, le acque, le rocce, l’aria, le piante, e gli esseri viventi di Calabria deve essere la nuova sfida culturale dei calabresi: la difesa ad oltranza del proprio territorio ne sarà il vero – primo ed ultimo – banco di prova.”
Nelle immagini: alcune foto della parte alta della Faggeta di Condrò (foto Francesco Bevilacqua) e del bosco del Comune di Feroleto destinato al taglio.