È stato pubblicato, in questi giorni per le Edizioni Gigliotti di Lamezia Terme, il terzo libro del prof. Antonio Maria Pulerà dal titolo Senso e nulla, che potete trovare nelle librerie di Soveria, Decollatura, Lamezia e su internet al costo di 15 euro.
Laureato in filosofia all’università di Torino, con Gianni Vattimo, con una tesi sulla teoria dell’argomentazione di Ch. Perelman, insegna filosofia nel Liceo Scientifico “L. Costanzo” di Decollatura. Ha pubblicato nel 2014, La trasparenza del soggetto in Kant, Hegel, Heidegger e Lacan, con Rubbettino e nel 2016, Le parole e il Silenzio. È possibile imparare a pensare a partire da Peirce, Lacan e Heidegger, con l’Edizioni Simple.
Questa terza opera si inserisce all’interno di un percorso di ricerca strutturale, che porta avanti da anni e che ancora non si è concluso, che tende a dare delle risposte alla domanda sulla condizione umana.
Il punto di partenza della sua ricerca ha, per come si riecheggia nel titolo, due momenti fondamentali della sua formazione, l’esistenzialismo di Heidegger e Sartre da un lato, le ricerche sul linguaggio della psicoanalisi di Lacan, di Wittgenstein e di tutta la semiotica moderna, avente come punto di raccordo imprescindibile la semiotica che in Italia ha visto come protagonista Umberto Eco, non l’Eco romanziere ma il grandissimo e dimenticato Eco filosofo e semiologo.
Nella nostra epoca, dove il pensiero è stato dismesso, l’autore ha ancora il coraggio di continuare a domandarsi sul perché o sul come dell’esistenza certo che oggi nella società liquida di Zygmun Bauman, o nell’epoca del complesso di Telemaco di Massimo Recalcati, ancora l’uomo ha una sua necessità strutturale, che non lo rende diverso da quello di altre epoche storiche, di costruire un senso aa tutto quello che fa.
Un senso che una volta, nell’epoca delle ideologie, grandi narrazioni, si trovava nella famiglia, nella religione, nei partiti politici, nello Stato, nei valori borghesi e oggi si trova nelle piccole narrazioni (Lyotard, Vattimo), nei social network, ma, sempre, l’incessante ricerca umana (il divertissement pascaliano) ha come fine impossibile, perché tutto si fonda su una realtà contingente, il senso.
Il libro, con atteggiamento disincantato, ha come tesi centrale che l’uomo può sì avere un senso dell’assoluto, che guida la sua condotta umana, ma che non è possibile conoscere l’assoluto del senso.