Quello che potremo votare domenica prossima (17 aprile 2016) è un Referendum che sembrerebbe interessare pochi: le sole nove Regioni che lo hanno voluto, con in testa la Puglia, ma tra le quali c’è anche la Calabria, e le sole popolazioni che abitano sul mare.
Proverò a dire, in due soli punti, che così non dovrebbe essere:
1) Il Referendum è una conquista importante per la nostra democrazia; disertare le urne significa ogni volta perdere un pezzetto in più, e più consistente, della nostra sovranità (la sovranità popolare) e lasciare che qualcun altro, fosse pure un governo legittimamente in carica, decida sempre e in ogni caso anche per noi.
2) La Legge che consente alle aziende, che traggono profitto dalle trivelle impiantate nei nostri mari, di poter continuare a farlo senza un termine prefissato, fino a esaurimento dei giacimenti (tenendo conto che starà a loro stesse decidere e segnalare quando il giacimento sarà esaurito), è palesemente ingiusta, perché consente di fatto ai privati di impadronirsi di un bene pubblico, cosa che è sempre sbagliata.
Quindi forse è arrivato il momento di cominciare a preoccuparci del nostro mare, anche se da un territorio montano in cui il mare è visto soltanto come momento di svago e di vacanza; e anche se, sempre più spesso, si scelgono altri mari, a volte molto distanti, di altri Paesi o perfino di altri continenti, proprio perché troviamo il nostro mare sempre più sporco e inquinato.
Per questi due semplici motivi, andiamo comunque a votare. E poi, se siamo convinti che gli interessi di pochi non debbano mai prevalere su quelli di tutti, andiamo a votare SI.