L’ospedale di Soveria Mannelli è in “Codice rosso”! Questo sancisce il titolo di un incontro pubblico organizzato dal Comitato Pro Ospedale del Reventino e questo è stato dimostrato attraverso una vera e propria “requisitoria” dal presidente, Antonio Maida, e dal vicepresidente, Alessandro Sirianni.
I due, con la puntigliosa determinazione che ne contraddistingue l’impegno che dura ormai da anni, come dei “pubblici ministeri” hanno messo sotto accusa le carenze ed elencato i punti critici che l’ospedale va sempre più evidenziando, nel più completo disinteresse della politica regionale.
Il personale, il laboratorio analisi, la radiologia, il servizio di oncologia, il pronto soccorso, il day surgery, l’ufficio ticket, la cardiologia, la gastroenterologia e la pediatria, sono tutti settori che devono essere riorganizzati o potenziati. “E non si sta chiedendo altro che non ci sia già stato concesso, che non sia già stato scritto nei decreti commissariali” – hanno asserito i rappresentanti del Comitato.
Anche il sindaco di Soveria Mannelli, Leonardo Sirianni, tra l’altro ex medico pediatra dello stesso ospedale, ha avuto parole dure nei confronti di meccanismi penalizzanti per l’ospedale del Reventino, che “fino al 2005 aveva in conti in ordine”. Poi sono intervenuti dei fattori che lo hanno quasi scientemente depotenziato fino all’attuale situazione.
Per tutta risposta, i vertici dell’Asp Catanzaro, nelle persone del direttore dell’ospedale Antonio Gallucci e del direttore generale Giuseppe Perri hanno ripetuto cose già sentite innumerevoli volte.
“Bisogna garantire il funzionamento del nostro ospedale” – ha detto Gallucci – “una struttura piena di fermento operativo! Ci sono delle problematiche, ma dobbiamo smetterla di essere pessimisti. L’ospedale di Soveria Mannelli è una realtà: c’è e ci sarà anche nel futuro.” Ed ha aggiunto: “Spero di poter fare un altro incontro pubblico tra qualche mese per dire ciò che abbiamo fatto.”
Mentre Perri ha rivendicato le cose fatte e in particolare la ristrutturazione del pronto soccorso. Ma si è dovuto ripetere, a distanza di molti mesi, annunciando per l’ennesima volta l’arrivo a Soveria Mannelli di nuove e più moderne attrezzature diagnostiche. Così come ha dovuto ammettere di non essere riuscito a far portare a termine un bando avviato nel 2015 per l’acquisto di 14 autoambulanze, di cui due destinate a Soveria Mannelli.
Ma il vero problema è stato rilevato dal deputato del Movimento 5Stelle Giuseppe D’Ippolito che in modo diretto e oltremodo critico ha evidenziato come la politica regionale non si stia di fatto occupando di sanità ormai da dieci anni, trincerandosi dietro il “piano di rientro” e il commissariamento tuttora in atto.
D’Ippolito non si è fatto sfuggire l’occasione per mettere in discussione un modo sbagliato di intendere la sanità: “In questi anni abbiamo assistito a tagli verticali con soppressione di servizi che hanno dell’incredibile. Non si può ridurre la sanità a una visione aziendalistica; è una cosa scellerata ancorare i servizi sanitari al pareggio di bilancio.”
E ancora, ha smascherato l’alibi del “piano di rientro”, affermando, senza essere smentito, che durante la seconda gestione commissariale il disavanzo è addirittura triplicato, passando dai 30 ai 90 milioni di debito. A cosa sono serviti allora i sacrifici dei calabresi?
In ultimo, D’Ippolito ha indicato una via d’uscita, ma ha anche detto che per percorrerla bisogna che la Calabria rivendichi maggiore attenzione nei tavoli in cui si decide la ripartizione del fondo sanitario nazionale.
L’attuale criterio è infatti quello del numero della popolazione associato all’età anagrafica. Ma per la Calabria si tratta di un criterio oltremodo penalizzante, come ilReventino.it aveva evidenziato già alcuni anni fa appoggiando la battaglia solitaria del medico di base Giacinto Nanci (per chi volesse rileggere l’articolo: La Lombardia più virtuosa della Calabria in sanità? Il dottor Nanci svela l’inganno). Sarebbe certamente più equo dare più fondi alle regioni con la maggiore percentuale di malati cronici, che sono quelli che costano di più in termini di cure.
“Ma tutto ciò” – ha concluso D’Ippolito – “non potrà verificarsi fino a quando non si supererà il commissariamento, ritornando alla gestione ordinaria.”
Insomma, le parole più sagge e nuove di tutto l’incontro le abbiamo sentite da un deputato della Repubblica neoeletto che ha deciso di lavorare a fianco dei comitati di cittadini “che il commissario non aveva neppure intenzione di ricevere” per condurre una battaglia basata non sulle chiacchiere, ma sui fatti e su proposte concrete, studiate con evidente competenza e dedizione.
di Raffaele Cardamone