Sono alle battute finali le prime fasi del Progetto “Definizione, individuazione e mappatura
delle aree tranquille (“Tranquillity Areas Mapping”) nel Parco Nazionale della Sila/Area
MAB UNESCO”, nato da un Accordo di Collaborazione siglato nel 2018 tra il Dipartimento
di Agraria dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria (Referente scientifico
prof. Giuseppe Modica), il Parco Nazionale della Sila (Referente dott. Giuseppe Luzzi) e il
Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del
Mediterraneo (Referente scientifico dott.ssa Antonella Veltri), con il Coordinamento della
dott.ssa Sonia Vivona, Project Manager CNR-ISAFOM.
Il progetto è volto alla identificazione, mappatura e valorizzazione delle “Aree Tranquille”,
ovvero di quei luoghi dove l’assenza di fattori di disturbo (sorgenti di rumore, inquinamento
luminoso, strade con intenso traffico veicolare, ecc.) e la presenza di caratteri percepibili
come associati alla tranquillità permettono a chi li abita e frequenta di sperimentare
benessere e “capacità rigenerativa”.
Le fasi progettuali in via di chiusura hanno riguardato attività di sensibilizzazione e raccolta
dati preliminari percettivi dei potenziali stakeholder. Esse sono state avviate con il Focus
Group svoltosi il 26 settembre scorso presso il Centro Visite Cupone di Camigliatello
Silano. L’incontro ha visto la partecipazione di circa trenta portatori d’interesse
diversamente presenti nell’area-test, in rappresentanza di istituzionali, imprese e
associazioni. A conclusione del primo stadio del progetto, mirante a testare e precisare gli
aspetti metodologici in rapporto alle specificità territoriali, sono state svolte “interviste in
profondità” rivolte a testimoni privilegiati selezionati nelle medesime categorie operanti
nell’area di studio e/o esperti sul tema di indagine. In tal modo sono stati acquisite
organizzate informazioni basate su elementi esperienziali che diventano significative ed
utili per la ricerca sul campo in corso e per le successive fasi progettuali.
Al Focus Group, hanno partecipato, oltre ai partner progettuali ed i portatori d’interesse
individuati, anche il Ten. Col. Gorpia (Comandante Carabinieri per la Biodiversità di
Cosenza) e il Col. Curcio (Presidente Parco Nazionale della Sila). Durante l’incontro, gli
aspetti scientifici e metodologici del progetto sono stati illustrati dal prof. Salvatore Di Fazio
e dal Prof. Giuseppe Modica (Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di
Reggio Calabria). Sono stati sottolineati gli aspetti innovativi del progetto, in rapporto agli
studi precedentemente condotti in collaborazione con il Countryside and Community
Research Center (Glouchester Univerity, UK) e di alcune applicazioni sperimentali già
attuate dai relatori nel Parco regionale delle Serre. In particolare, si è sottolineato come al
cuore del progetto “Tranquillity Areas Mapping” sia il riconoscimento dell’importanza dell’identificazione e del mantenimento del carattere di “tranquillità” del paesaggio nel
quadro della pianificazione territoriale. Si è fatto specifico riferimento alla Convenzione
Europea sul Paesaggio, ai servizi ecosistemici forniti da quest’ultimo, al contributo delle
aree tranquille per il benessere della popolazione, alle ricadute economiche della loro
tutela e valorizzazione anche per lo sviluppo di molteplici attività che possono
avvantaggiarsene (educative, ricreative, turistiche, socio-sanitarie, ecc.).
I risultati preliminari del progetto sono stati presentati nel mese di Novembre 2019 a
Palermo al Congresso Nazionale della Società Italiana di Selvicolura ed Ecologia ed
hanno riscosso notevole interesse anche, viste le possibili ricadute in termini sia di tutela
delle aree naturali che in termini di sviluppo sostenibile.
Il progetto, di durata biennale, si propone come risultato finale la produzione delle mappe
delle “Oasi di tranquillità” utili per delineare strategie di tutela per le aree individuate, per
eliminare o mitigare le condizioni di disturbo rilevate, nonché per promuovere nuove forme
di turismo sostenibile