di Matteo Cosco –
Nella post-modernità fluida ed incerta descritta da Bauman, l’Italia affronta l’ennesima crisi di governo estiva della sua storia repubblicana, tornando follemente a navigare nel mare in tempesta della Prima Repubblica. Mentre sullo sfondo potrebbe nascere il governo giallo-rosso.
La fluidità e l’incertezza sono le cifre del nostro tempo, ecco allora che in tempo di passaggi c’è un gran bisogno di Politica. Nella modernità della così detta Terza Repubblica in cui i sondaggi e la comunicazione hanno occupato il posto della sostanza politica, ecco riapparire i peggiori fantasmi della Prima Repubblica. L’incertezza diviene l’unica certezza, agitando il mare di possibilità in cui faticosamente navigano i commentatori politici che quindi scrivono e dicono qualsiasi cosa, l’instabilità della pars costruens e il cambiamento (idolatrato a nume tutelare da Giuseppe Conte all’inizio della sua prima esperienza governativa) dell’esecutivo tornano ad essere l’unico elemento permanente di questo nuovo e vecchio allo stesso tempo corso politico.
E’ probabilmente l’estate più pazza della storia repubblicana! La crisi agostana sembra fare invidia ai passati governi balneari di Leone e Rumor, insegnandoci che il nostro arco costituzionale è ben diverso rispetto a quello tedesco, capace di stringersi attorno ad un vero contratto per garantire la stabilità dell’esecutivo a noi italiani sconosciuta. Anche grazie ad un’indegna legge elettorale- mentre c’è chi vede nel sempre più probabile governo giallo-rosso la nascita del bipolarismo- ci siamo impantanati nel proporzionale della Prima Repubblica, ma con il protagonismo dei leaders di partito e non dei partiti sui leaders; l’individualismo sfrenato di Salvini, specchio dello Zeitgeist della post-modernità liquida, lo ha indotto erroneamente a presentare la mozione di sfiducia che probabilmente porterà la sua Lega dal governo all’opposizione, rompendo il fragile equilibrio che aveva faticosamente partorito il governo giallo-verde.
Ma attenzione a sottovalutare l’incauta spregiudicatezza di Matteo Salvini, perché in politica nulla succede per caso e per citare le parole della nonna della senatrice Paola Taverna “Ad Agosto i politici fanno le peggiori porcate”. Sia chiaro, tra un cocktail al Papeete, un giro sulla moto d’acqua della Polizia di Stato ed un bacio al rosario, l’errore di valutazione politico Salvini probabilmente lo ha commesso, non aspettandosi che il Movimento 5 Stelle negoziasse la formazione di un governo con il PD.
Tuttavia, nella improbabile eventualità in cui non vi fossero i numeri in Parlamento per sostenere un nuovo esecutivo e si tornasse ad elezioni, Salvini potrebbe capitalizzare il consenso che secondo i sondaggi ha strutturato in questi mesi di governo; mentre la nascita dell’esecutivo giallo-rosso potrebbe permettergli nel medio periodo di prendere due piccioni con una fava.
Profetiche infatti sono state, almeno fino a questo punto, le parole che Vittorio Sgarbi ha rivolto ai pentastellati e che ora potrebbero valere anche per il PD citando Yung: “Il limite della trinità è di non inglobare il Diavolo facendo la Quaternità”, questa innaturale ed opportunista alleanza, che ingloba chi nella scorsa legislatura non se l’è certo mandate a dire- per usare un eufemismo- potrebbe infastidire e disorientare gli elettori di entrambe le forze politiche, oltre a frastagliarle più di quanto già non lo siano al loro interno, come dimostrano i mal di pancia di Paragone da una parte e Calenda dall’altra.
Tuttavia l’occasione di un governo giallo-rosso è troppo ghiotta: secondo alcuni malpensanti, oltre alle numerose posizioni governative da spartire, PD e 5Stelle potrebbero, riducendo il numero dei parlamentari, ridisegnare a loro favore i collegi elettorali sottraendo a Salvini i seggi uninominali in cui potrebbe primeggiare, oltre che -se il tempo lo permetterà- trovare un nome d’area condiviso per l’elezione del Presidente della Repubblica.
In questa crisi estiva che sta mostrando tutta la follia nel trovare maggioranze in Parlamento soltanto attorno ai numeri e non attorno a progetti politici di più lungo respiro, si palesa quello che per alcuni è il cuore della democrazia rappresentativa senza vincolo di mandato, cioè la centralità del Parlamento come cerniera tra lo Stato e la società nella ricerca delle maggioranze; mentre per altri è semplicemente il trasformismo, vizio tutto italiano inaugurato da De Pretis con l’avvento della Sinistra al potere che l’innaturale governo di sinistra giallo-rosso potrebbe schizofrenicamente riproporre. Ma infondo, la ragione che guida il timone dell’esecutivo in un mare sempre più in tempesta, a causa dell’instabilità politica interna ed economica esterna, sembra essersi smarrita seguendo lo specchio dei tempi, o per dirla con Goethe: “La pazzia, a volte, non è altro che la ragione presentata sotto diversa forma”.
di Matteo Cosco